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Inter, problema scontri diretti: contro l’Atalanta per invertire la tendenza

Il rendimento dell’Inter negli scontri diretti non può lasciare soddisfatto Antonio Conte, che quel tipo di partite l’ha sempre approcciato in un solo modo: vincendo. Se c’è un tassello da migliorare, anche in vista delle gare secche di Europa League, è proprio quello delle gare che valgono tutto, ma possono lasciarti senza nulla

FILOTTO E AMBIZIONI – Ai più attenti questa tendenza non sarà sfuggita: l’Inter, in questo campionato, non ha mai vinto contro Juventus, Lazio e Atalanta. Alt, direte voi, all’andata, contro Simone Inzaghi, Danilo D’Ambrosio firmò una vittoria fondamentale nel match di San Siro. Era un mercoledì di fine settembre ed effettivamente avete ragione. Il problema è che in quel momento storico della stagione i biancocelesti non erano ancora una candidata credibile per lo scudetto. I nerazzurri di Antonio Conte misero in fila la quinta vittoria consecutiva nelle prime cinque giornate di campionato: un filotto chiuso a quota sei, inframezzato solo dal deludente pareggio in Champions League con lo Slavia Praga. Quella striscia di vittorie si interruppe proprio in occasione del primo Inter-Juventus della stagione, forse una delle migliori partite della gestione Maurizio Sarri. Dopo quella partita, Antonio Conte alzò le mani dando un primo colpo di machete alle ambizioni dei suoi: «Sono stati semplicemente più forti».

CERTEZZE SMARRITE – Lo scontro diretto successivo è arrivato soltanto tre mesi dopo, sempre a San Siro, contro l’Atalanta. L’Inter aveva trovato nuove energie, camminando sui detriti di un Napoli troppo brutto e inconsistente per essere vero. Al Meazza, gli orobici di Gian Piero Gasperini misero in grossa difficoltà Antonio Conte. Luis Muriel sbagliò un rigore e proprio da quella partita comincò un declino di risultati che ha compromesso il primo posto. Dal punto di vista del gioco, quell’Inter-Atalanta ha aperto due solchi diversi: nel primo ha viaggiato la banda Gasperini, consapevole di aver interpretato bene la partita (pur non andando oltre il pareggio). Nel secondo, c’è finita l’Inter, che ha perso le sue sicurezze pareggiando contro Lecce e Cagliari nei due impegni successivi.

BARATRO – Poi sono arrivati gli ultimi due scontri diretti, ancora contro Lazio e Juventus. Due sconfitte, non molto simili in realtà, ma dal verdetto inequivocabile. Al termine della sfida contro la Lazio, l’etichetta di ‘anti-Juve‘ si è quasi definitivamente staccata dalla schiena di Antonio Conte, rimanendo penzoloni nonostante i tentativi dei nerazzurri di ricucirsela addosso a momenti alterni. Non credo sia opportuno considerare quel Juventus-Inter 2-0 giocato a poche ore da un lockdown annunciato. Quella partita ha una storia a sé e qualcuno dovrà raccontarla per bene. Fatto sta che i bianconeri di Maurizio Sarri, come accaduto anche nel ritorno contro la Lazio, hanno legittimato scudetto e progetto con una bella vittoria in uno scontro diretto.

DUBBIO – La retorica della vittoria, nel corso degli anni, ha cercato più e più volte di infangare la sacralità degli scontri tra le prime della classe. Quante volte abbiamo sentito allenatori e opinionisti affermare che “lo scudetto si vince con le vittorie sulle piccole squadre“?. A guardare i numeri, e il campionato dell’Inter post-lockdown, questa sembrerebbe una verità da scolpire nel marmo. Ma la moneta va guardata da ambo i lati per comprenderne il vero valore. La Juventus, dal canto suo, pur avendo pareggiato molto meno dell’Inter, non ha steccato negli scontri diretti. Contro la Lazio (al ritorno), e contro i nerazzurri, ha messo in mostra tutta la sua qualità, tutte le note positive di un progetto che non ha più toccato quei picchi. Il gol del 2-1 di Gonzalo Higuain a San Siro, contro l’Inter, arriva dopo una miriade di passaggi consecutivi: pura estasi calcistica per Sarri. E allora dove sta la verità? La Juventus negli scontri diretti ha legittimato scudetto e progetto. L’Inter con un paio di vittorie in più (sparse qua e là) avrebbe potuto scrivere un finale diverso.

La verità, come spesso capita, sta nel mezzo. Ma la tendenza va invertita con grado di priorità massimo. Soprattutto perché, da mercoledì 5 agosto, saranno più o meno tutti scontri diretti. C’è l’Europa League e si riparte dagli ottavi contro il Getafe, squadra cinica e logorante, fisicamente e psicologicamente, nell’arco dei novanta minuti. Migliorare la tenuta mentale dei singoli momenti di gara, oltre alla capacità di imporsi (anche) nelle partite che valgono tutto, sembra davvero il pezzo mancante del puzzle nerazzurro di Antonio Conte.

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