L’Inter lucida la catena destra: il rombo asimmetrico decisivo contro il Milan
L’Inter annichilisce il Milan nella finale di Supercoppa Italiana, imponendosi con un netto 3-0 (qui gli highlights della gara). E la corsia destra dell’undici nerazzurro gioca un ruolo chiave nel risultato.
RITORNO AL PASSATO – Ieri dicevamo che le fasce sarebbero state un’area chiave del gioco in Milan-Inter. E l’andamento della partita lo ha confermato. Anzi, già i primi dieci minuti. Nell’azione del primo gol nerazzurro, la manovra si sviluppa sulla destra, innescata da Matteo Darmian. E termina con la conclusione vincente di Federico Dimarco, l’estero opposto. Il prologo di quello che si sarebbe visto per tutta la gara. E che viene confermato dai dati raccolti nel report della Lega Serie A, nello specifico quelli sui tocchi di palla (il grafico di destra rappresenta l’Inter):
A conti fatti, il lato sinistro è quello dove si sviluppa maggiormente il gioco: 126 palloni toccati contro i 91 del lato destro. Tuttavia la catena di destra, formata da Skriniar, Darmian, Barella e coadiuvata da Dzeko, è il reparto che più di tutti influenza il posizionamento di entrambe le squadre. Una sorta di rombo asimmetrico che determina la superiorità dell’Inter sul Milan.
PROVA SOLIDA – Nell’anno dello Scudetto 2020/21, la fascia destra dell’Inter era l’albero principale del motore nerazzurro. Com’era giusto che fosse, per sfruttare al meglio le qualità di Achraf Hakimi e Romelu Lukaku. Ora quella catena vede due ingranaggi diversi (Darmian per il marocchino, Dzeko per il belga, fermo ai box), ma con un po’ d’olio è tornata a rendere magnificamente. In primis perché Darmian – come preventivato – è stato fondamentale per contenere Rafael Leao. E poi perché, grazie ai movimenti elastici con cui Barella e Dzeko hanno allargato e al tempo stesso allungato le maglie avversarie, in quella zona l’Inter è riuscita a creare la superiorità numerica necessaria per annullare il centrocampo del Milan. Venendo meno ai principi di possesso centralizzato, Simone Inzaghi ha rispolverato un vecchio credo nerazzurro. Dando decisamente più verticalità alla squadra, risultando al tempo stesso più sicuro dietro e più letale davanti. Un’esperimento da ripetere assolutamente.
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