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Inter, la retorica di Conte fa davvero bene a questa squadra?

Le ultime uscite meditatiche di Antonio Conte hanno generato polemiche e dietrologie sulla strategia comunicativa del tecnico. Proviamo a vederci chiaro

LA RETORICA DELLA VITTORIA – Che Antonio Conte non faccia parlare di sé per vittorie di campo, suona necessariamente come una novità degli ultimi tempi. Sarà colpa dell’ambiente Inter, che l’ha spinto più volte ai limiti della sopportazione. Certo è che da quando il pallone è tornato a rotolare, dopo il lockdown, in molti credono che il tecnico abbia clamorosamente sbagliato alcune uscite mediatiche. Da quella sul calendario a sfavore, agli attriti con Giuseppe Marotta e la dirigenza, neanche troppo nascosti a favor di telecamere. L’ultima uscita, in ordine di tempo, è stata molto significativa. Nella conferenza stampa post Inter-Fiorentina (ennesimo pareggio amaro), a Conte è stato chiesto se il secondo posto, per l’Inter, rappresentasse effettivamente uno step in avanti. Il tecnico ha risposto con la solita retorica della vittoria che abbiamo imparato a decodificare: “Il secondo è il primo dei perdenti” (QUI trovate le dichiarazioni per intero). Siamo davvero sicuri che questa campagna comunicativa faccia bene alla squadra? Il tecnico sta davvero plasmando così la nuova mentalità vincente dell’Inter?

DIETROLOGIA E COMPLOTTI – L’allenatore nerazzurro ha un unico grande problema: i risultati dell’Inter non stanno rispettando le sue aspettative, né quelle della piazza. Con l’ausilio di un buon rendimento, e di qualche vittoria in più, probabilmente la sua retorica sarebbe stata svuotata di dietrologie. Molti addetti ai lavori si sono lanciati in interpretazioni claudicanti sulle fratture tra Conte e Marotta, che a detta loro traspaiono ogni volta che il tecnico apre bocca. Parecchi tifosi dell’Inter, invece, hanno raccolto il segnale emotivo delle sue lamentele e si sono compattati intorno alla squadra, come ai tempi di José Mourinho, verrebbe da dire. In realtà, le cose sono un pochino diverse. Conte ha un carattere estremamente genuino e viscerale. Vive la partita, e le sue conseguenze, in modo cristallino. Se Conte ha qualcosa che non va, lo sottolinea. E l’ha fatto più volte durante la stagione. Ma questo non impedisce a chiunque di estrapolare pieghe complottistiche dalle sue dichiarazioni.

CRITICITÀ – L’uscita sul calendario, però, rispondeva forse ad una strategia diversa. Conte era alla ricerca di un nemico esterno contro cui compattare squadra e ambiente. Una strategia che abbiamo visto ripetere molte volte nel calcio e che spesso ha regalato soddisfazioni. In realtà, i grossi problemi che l’Inter, e il suo tecnico, devono affrontare riguardano principalmente i gangli intestini del club. L’inadeguatezza di alcuni elementi della rosa, ma anche la necessità di mantenere alta la soglia di attenzione durante tutti i novanta minuti. Come detto sopra, tuttavia, il colpo comunicativo di Conte non era esattamente fuori fuoco.

ASPETTATIVE E REALTÀ – Il punto è che Conte non sta esprimendo una strategia, ma un semplice atteggiamento. Un pattern di comportamenti (e dichiarazioni, come dimostrano alcuni video su una conferenza del 2013 in merito al calendario) che lo qualifica persino nel vivere le partite. Anche i presunti scollamenti con la società, che partono addirittura da prima dello sfogo di Dortmund, vanno catalogati come parte delle sue ‘skills’. Per la verità, quello fu anche il presunto motivo del suo addio alla Juventus, ma non è detto che Conte non ci sia andato vicino anche durante la sua esperienza all’Inter. In molti hanno etichettato Conte come un pessimo comunicatore proprio in virtù delle ultime uscite. Bisognerebbe invece analizzare le esperienze recenti del tecnico pugliese. Sia con il Chelsea che con la Nazionale, Conte è andato oltre ogni aspettativa. La prospettiva di non poterlo fare, e di doversi ‘accontentare’ di una crescita per gradi, con l’Inter lo distrugge.

VUOTI D’ARIA – Quella di Conte, dunque, è ben lungi dall’essere una strategia comunicativa, pessima o pregnante che sia. Nonostante il tecnico probabilmente ci abbia provato (come nel caso del calendario), la sua è diventata ormai semplice insofferenza. Le presunte minacce d’addio, la necessità di un confronto con la società e il declassamento dell’eventuale secondo posto sono tutte conseguenze del medesimo registro emotivo e comunicativo. Antonio Conte è questo, che piaccia o no lui non cambierà. E non avrebbe paura ad andarsene sbattendo la porta. Gli dà fastidio semplicemente non aver potuto estrarre dai calciatori dell’Inter tutte le risorse che avrebbe voluto e che aveva notato. Ma questo, purtroppo o per fortuna, non è dipeso soltanto da suoi errori in corsa. D’altronde, la retorica della vittoria è uno strumento efficace solo per coloro che alla vittoria sono ormai assuefatti. Come Conte, appunto, che ha dato questo nome anche a sua figlia. L’Inter, invece, ha necessità di andare per gradi, dopo stagioni su stagioni passate a fare i conti con innumerevoli vuoti d’aria.

 

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