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Inter-Juventus analizzata IN tre punti: gestione nulla, talento mancante

Il Derby d'Italia a San Siro non si chiude in festa per Inzaghi, che vede la sua squadra subire due reti nel finale. Tante le riflessioni

Inter-Juventus è spettacolare solo per chi non è interessato al risultato, visto che il 4-4 finale è tutto fuorché spettacolo. Nella rubrica “Day After” di Inter-News.it analizziamo la situazione post-match in tre punti ben dettagliati. Di seguito l’episodio dopo la 9ª giornata di Serie A

MILANO – L’Inter di Simone Inzaghi si fa beffare dalla Juventus dell’ex nerazzurro Thiago Motta, che recupera il doppio svantaggio della ripresa e strappa un pareggio prezioso. Un pareggio dal sapore di sconfitta per l’Inter di Inzaghi. Troppi gli errori nerazzurri per essere minimamente soddisfatti di quanto fatto e prodotto. Analizziamo Inter-Juventus (4-4) di Serie A in tre punti.

Inter-Juventus a confronto: rose costruite in maniera opposta

1. CARATTERISTICHE – Vedere otto gol a San Siro è senza dubbio divertente. Distribuirli equamente alle spalle dei due portieri è poco divertente per entrambi gli allenatori, però. In Inter-Juventus non c’è un vincitore ma due sconfitti. Tra i due, l’Inter di Inzaghi è quella che esce peggio dal rettangolo verde di gioco. Una partita aperta, chiusa e strachiusa viene buttata via con leggerezza. E senza possibilità di rimediare. Non si può parlare di risultato “bugiardo” perché l’Inter spreca troppe occasioni e la Juventus concretizza il poco che crea. Più che altro bisogna soffermarsi sulla tipologia di azioni create. Ed è in questo tema che si apre una voragine all’interno del progetto tecnico nerazzurro. L’Inter domina, gioca a memoria e può dilagare (se solo gli attaccanti facessero il loro lavoro…). Allo stesso tempo, però, soffre le giocate di quei calciatori che in rosa non ha. E che continua a non avere. Il funambolico Francisco Conceicao è una spina nel fianco. Il talentuoso Kenan Yildiz entra e mette a segno due bellissime reti. All’Inter manca tutto ciò. In campo e dalla panchina. Dribbla poco, inventa pochissimo dall’ottica del fantasista (che non c’è). Una squadra di “robot”, che giocano all’attacco e vincono senza problemi solo quando sono tutti carichi, alla lunga nasconde delle insidie. Ed è proprio su queste caratteristiche deve lavorare l’Inter per migliorare. Sia in sede di calciomercato sia sul campo.

Attacco vs. Difesa: Inter senza freni sbaglia entrambe le fasi

2. GESTIONE – Juventus molto giovane, Inter troppo vecchia. Il tema già analizzato in realtà è un macro-tema su quale poter aggiungere ancora tantissime cose. Ed è un paradosso, considerando che l’inesperienza dei calciatori bianconeri riesca ad avere la meglio sull’esperienza nerazzurra. A fare la differenza è la freschezza ma anche la fame. Fame che all’Inter di Inzaghi inizia a mancare un po’. A prescindere dalla prestazione sottotono del capitano Lautaro Martinez e di tanti dei suoi compagni, stona – e non poco – la scarsa lucidità nel gestire il risultato. Il vantaggio minimo nemmeno si sarebbe dovuto difendere una volta messo al sicuro il doppio vantaggio. Sul 4-2 la partita è finita. O meglio, deve finire. L’unico pensiero dopo il gol di Denzel Dumfries al 53′ dovrebbe essere: “Come addormentare la partita portando a casa tre pesantissimi punti senza rischiare?”. Invece l’Inter cerca con insistenza il 5-2 pagando a caro prezzo gli errori sotto porta. Il 4-3 e il 4-4 sono due regali. Gli errori individuali in realtà sono errori di reparto. E gli errori di reparto sono sempre errori di squadra. Tutti colpevoli. Non si salva nessuno, dal portiere al centravanti. Una squadra che vuole vincere tutto non può trattare con superficialità certi momenti. Il 4-2 si può difendere con lo stesso 3-5-2 inzaghiano, che diventa 5-3-2 o 5-4-1 in base alle sostituzioni, ma senza ignorare la fase difensiva. Le praterie lasciate sia centralmente sia lateralmente dopo aver attaccato vanno corrette prima ancora di esaminarle. L’Inter di Inzaghi regala gol e punti alla Juventus perché incapace di capire che è il momento di gestire anziché di dilagare. E non può permetterselo mai, ancora meno contro una Juventus così ambiziosa.

Assenze importanti? Sì ma per Thiago Motta più che per Inzaghi

3. RISULTATO – Inutile dire che un 4-4 interno – dopo essere stati in vantaggio 1-0 dopo 15′, 3-2 a 20′ dalla fine e addirittura 4-2 a 10′ comprensivi di recupero – vale come una sconfitta. Non si tratta di due punti persi né solo di un punto regalato ma di uno scontro diretto gettato alle ortiche. L’Inter brucia il potenziale +4 sulla Juventus, oltre al -2 dal Napoli capolista, per mancanza di carattere. Dove la parola “carattere” significa tante cose. Troppe. La Juventus arriva a San Siro senza Bremer, Douglas Luiz, Teun Koopmeiners, Nico Gonzalez, Arkadiusz Milik (e ovviamente Paul Pogba, ndr). Il minimo per l’Inter è fare la partita. Il massimo è vincere senza soffrire troppo. L’ipotesi “stravincere” non è nemmeno contemplata, anche per via delle importanti assenze di Francesco Acerbi, Carlos Augusto e Hakan Calhanoglu tra le fila nerazzurre. Assenze che nel complesso si rivelano decisive – negativamente – per gli errori fatti e le rotazioni mancate ma che non giustificano il risultato. L’Inter non può dipendere dai singoli. A prescindere dal valore individuale, a Inzaghi sta mancando il concetto di squadra compatta e unita. Ripartire subito dalla correzione dei troppi errori di Inter-Juventus adesso è doveroso.

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