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Inter, il film del 2019 – Parte 2: dall’arrivo di Conte alla fine del mercato

Tempo di bilanci in casa Inter. Volge al termine un anno solare estremamente intenso, ricco di emozioni, di cambiamenti e di difficoltà. Abbiamo provato a riavvolgere il nastro, dividendo l’annata in tre fasi: dagli albori del caso Icardi, al primato in classifica di Antonio Conte. Dall’epurazione dei pezzi da novanta, alla riscossa dei gregari. Qui trovate il secondo capitolo della saga: una sorta di trilogia. Il genere cinematografico di appartenenza decidetelo voi.

VOLTARE PAGINA – Il 31 maggio 2019 Antonio Conte diventa il nuovo allenatore dell’Inter. L’ex tecnico del Chelsea da tempo aleggiava sopra Luciano Spalletti come un’ombra mastodontica. Voci e indiscrezioni che hanno contribuito ad alimentare il polverone mediatico nerazzurro. Come se non bastasse il caso Mauro Icardi, il tecnico di Certaldo viene silurato prima del dovuto. Prima dell’ufficialità di un posto in Champions League, prima dell’archiviazione di qualunque polemica. Spalletti chiude il suo percorso come l’aveva iniziato: a testa alta. Forte del suo carattere temprato e della sua personalità ingombrante, l’ex Roma conduce la nave in porto, tenendo per sé anche una spiacevole vicenda familiare. Un turbine di pensieri che avrebbe stritolato qualunque altro essere umano. L’Inter dà, l’Inter toglie e la squadra nerazzurra di oggi mostra carattere e DNA di forte impronta ‘spallettiana‘. L’arrivo del tecnico leccese è l’indizio principale di una nuova linea di gestione firmata Giuseppe Marotta. Gli altri due, per farne una prova, sarebbero le cessioni immediate, ma nella lunga estate del 2019 il nome di Icardi non smetterà mai di essere pronunciato. Le voci di un possibile scambio con la Juventus, per l’irrequieto Paulo Dybala, hanno radici invernali, ma mentre Fabio Paratici osserva la situazione, come un avvoltoio sulla preda che cerca di strappare l’ex capitano nerazzurro a prezzo di saldo, l’Inter matura altri piani. Il focolaio mediatico non accenna a placarsi e ci sarebbe anche il Napoli di Aurelio De Laurentiis, alla finestra con fiori e cioccolatini come un innamorato non ricambiato. Marotta deve barcamenarsi su due fronti: c’è da fare mercato e accontentare un allenatore esigente, ma ci sarebbe anche da epurare i dissidenti della rosa per lanciare segnali concreti di una nuova linea etica.

I COLPI – In principio fu Diego Godin. L’esperto difensore centrale, il cui arrivo dall’Atletico Madrid era pianificato già dai primi di febbraio, attende Conte come regalo di benvenuto della società. Ingaggio importante, aspettative anche superiori. Si rinnova l’asse di mercato tra Milano e Madrid, ma per il “Flaco” l’adattamento tattico alla filosofia del nuovo tecnico non sarà una passeggiata. Gli altri due acquisti prematuri, e apparentemente già funzionali, sono Stefano Sensi e Valentino Lazaro. Sull’ex Sassuolo va aperta una parentesi ben marcata: il prezzo d’acquisto (prestito con riscatto fissato a 20 milioni, più i cartellini di Andreaw Gravillon, poi girato all’Ascoli, e del giovane Marco Sala, ora alla Virtus Entella) fa gridare allo scandalo. Tanta gavetta nelle serie minori, l’esplosione con la maglia del Cesena più un paio di buone stagioni al Sassuolo non bastano a far sorridere la piazza. D’altronde, le amichevoli estive certificano parte dei suoi limiti, soprattutto dal punto di vista fisico, contro le big d’Europa. Vederlo inventare calcio al Camp Nou, sul prato che fu di Xavi Hernandez e Andres Iniesta, probabilmente è stata la risposta migliore a tutte le critiche di corridoio. L’altro volto nuovo è quello di Lazaro, sempre per una ventina di milioncini, dall’Hertha Berlino. Pare sponsorizzato da Conte, ma per vederlo all’opera e comprenderne l’utilità bisogna aspettare qualche partita in più del piccolo Sensi. Ma anche l’austriaco, in un modo o nell’altro, riuscirà a rendersi funzionale. D’altronde è un po’ il motto del suo tecnico: tutti utilissimi, nessuno (o quasi) indispensabile.

TOP PLAYER – Luglio e agosto portano in dote botti di mercato e cessioni ingombranti: Piero Ausilio e Marotta piazzano il colpo Nicolò Barella, ricoprendo il Cagliari d’oro e probabilmente mettendo le fondamenta per l’operazione Radja Nainggolan. Il giovane rampollo sardo è subito oggetto di critiche: se non dovesse arrivare il top player a centrocampo, equivale ad un acquisto inutile. Impiegheremo qualche settimana a capire che, con Sensi a orchestrare, c’è bisogno di qualcuno che cambi passo a questa squadra. «Se il presidente Tommaso Giulini non avesse detto di sì all’Inter (c’era anche la Roma su di lui, ndr), sarei rimasto a Cagliari». Le premesse per una storia d’amore duratura ci sono tutte. La sceneggiatura dell’affare Romelu Lukaku, invece, ha i crismi dell’horror/splatter. La Juventus ci prova, ha convinto il Manchester United con Dybala, pedina che fa gola ma difficile da gestire. L’argentino rifiuta i Red Devils e il Tottenham, bloccando di fatto i piani di Paratici. Conte, nel frattempo, mette pressione a Marotta e Ausilio. L’aereo per Torino del belga subisce una brusca inversione di rotta: Lukaku firma con l’Inter e diventa il calciatore più pagato della storia nerazzurra. Arriveranno in coppia, una ventina di giorni dopo, Alexis Sanchez e Cristiano Biraghi, per completare la schiera di opliti agli ordini del maresciallo Conte. Per il cileno ripassare ad anno nuovo, su Biraghi la sensazione è che sia stato un colpo utile per la lista UEFA, forse nulla più.

LINEA DI GESTIONE – Di affari mancati, come quello Edin Dzeko, le estati dell’Inter ne saranno sempre piene. Ma per una volta è opportuno sottolineare la lungimiranza di una squadra-mercato posta continuamente sotto il fuoco incrociato degli indesiderati in casa e di una piazza esigente. Lavorare in condizioni simili, con un allenatore che sbotta ai primi segnali di immobilismo e con una patata argentina scottante tra le mani, non sarebbe stato facile per nessuno. Se a gennaio la linea d’acquisto dovesse continuare a pagare, probabilmente i tifosi nerazzurri inizierebbero a vedere meno sfocata l’oasi-scudetto nel deserto-campionato.

BOMBE A OROLOGERIA – Capitolo cessioni: Marotta applica il pugno duro e non guarda palmarès e gradi sulle divise. Ivan Perisic viene girato in prestito (con diritto di riscatto) al Bayern Monaco, corso ai ripari dopo il brutto infortunio del sogno Leroy Sané (Manchester City). Joao Mario vola in Russia dalla Lokomotiv Mosca, Nainggolan fa una scelta di cuore e torna a casa, in Sardegna, a disegnare missili terra-aria. Anche Dalbert viene girato a Firenze nello scambio di prestiti con Biraghi. Forse, col senno di poi, sul belga potevano essere fatti ragionamenti diversi. Ma una linea etica credibile è una linea etica applicata senza eccezioni. La telenovela Icardi, poi, continua a infiammare gli ultimi giorni di mercato. L’argentino è solo, sempre più solo e Conte ne fa a meno negli allenamenti tattici della squadra. La rottura è consumata e l’ex idolo delle folle interiste minaccia di passare per vie legali. Un volo last minute per Parigi evita guai peggiori. La destinazione si chiama Paris Saint-Germain. L’Inter ostracizza il suo separato in casa e rimanda il discorso cessione alla prossima estate. Le pedine nerazzurre, nel frattempo, sono già disposte sullo scacchiere, pronte a muoversi a uno schiocco di dita del loro nuovo generale.

Vedi anche: Inter, il film del 2019 – Parte 1

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