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Inter, Esposito è un tesoro da custodire! Conte il migliore per valorizzarlo

Sebastiano Esposito ha chiuso un 2019 da urlo in maglia nerazzurra. Dall’esordio in Champions League, a quello in Serie A. Dalla prima rete con l’Inter all’abbraccio con la madre a in un San Siro strapieno. 

PREDESTINATO – Necessità non fa rima soltanto con virtù, ma anche con opportunità. Quelle che Sebastiano Esposito è riuscito a costruirsi e ha finito per sfruttare nel miglior modo possibile. Con la rete dagli undici metri, in Inter-Genoa, il giovane campano è diventato il secondo marcatore più giovane della storia dell’Inter. Prima di lui, c’è il solo ‘Mariolino’ Corso, capace di griffare il tabellino a soli 17 anni e 97 giorni. Esposito ha messo il pallone in rete con 75 giorni di ritardo. Dietro di loro, la classifica all time riporta Mario Balotelli (17 anni  e 237 giorni), Aldo Campatelli (17 anni e 320 giorni) e infine Roberto Cesati (17 anni e 362 giorni).

HYPE – Numeri, date e statistiche possono fuorviare, ma questo ragazzo ha la carica emotiva e il background giusto per continuare ad infrangere record. Antonio Conte ne ha sottolineato i progressi, al netto dell’emergenza infortuni che ne ha ovviamente accelerato l’inserimento. Ma nulla arriva mai per caso e la crescita di Sebastiano Esposito parte da lontano, lontanissimo. Era il 14 marzo scorso e l’Inter usciva mestamente dagli ottavi di Europa League contro l’Eintracht Francoforte. Esposito e Davide Merola fanno il loro esordio in una formazione falcidiata da infortuni e limitazioni. Ancora una volta, la forza della necessità aveva fatto da trampolino ad un ragazzo che, allenamento dopo allenamento, ha finito per convincere il suo tecnico. Fino alla gara interna contro il Borussia Dortmund, in cui ha dimostrato che i lineamenti da bambino sono soltanto scorza superficiale. Non mancherà molto che il giovane Esposito comincerà a mostrare segni e cicatrici di un ambiente logorante come quello nerazzurro, ma per adesso è bene lasciar vergine il suo entusiasmo. D’altronde, in una squadra come l’Inter, vincere non è mai la sola cosa che conta. C’è un background di sensazioni e storie di vita che finiscono per scioccare emotivamente più di qualunque trofeo alzato al cielo.

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