L’Inter di Conte a Barcellona ha disputato una partita molto incoraggiante per il futuro. Le promesse però vanno manenute, perché anche con Spalletti delle buone premesse si erano viste.
QUESTIONE DIPERSONALITÀ – L’Inter di Conte a Barcellona aveva qualcosa da dimostrare. Il timido esordio contro lo Slavia Praga aveva segnato non solo la squadra, ma tutto l’ambiente. Una delusione, una sorpresa negativa. Soprattutto un grosso interrogativo: a questa squadra la Champions pesa troppo? Con conseguenti dietrologie del genere “è meglio avere solo il campionato”. Al Camp Nou è arrivata forte e chiara la risposta del gruppo.
QUALCOSA DA DIMOSTRARE – L’Inter ha giocato sessanta minuti straordinari, visti rarissimamente su quel campo. Non dai nerazzurri, in assoluto. Personalità, gioco, occasioni. Conte aveva chiesto uno step, la squadra lo ha fatto, a prescindere dal risultato. Un grosso segnale da parte di tutti, una prova che dice moltissimo sulle potenzialità della squadra, ma anche sulla presa del tecnico sui suoi uomini. Però oltre al segnale presente è importante il futuro. Non ci si deve fermare qui. Perché un anno fa è successo qualcosa di simile.
UN ANNO FA – Anche l’Inter di Spalletti infatti ha incrociato il Barcellona ai gironi. E anche allora la sfida era un test. Il tecnico voleva una dimostrazione dai suoi, pur nel diverso contesto delle mura amiche di San Siro. Bisognava giocare, mettere in campo personalità, non abbandonare l’idea di gioco contro un avversario superiore. E le cose erano andate bene, con un 1-1 in rimonta finale (propiziato da Lautaro Martinez, che forse ha un buon rapporto coi blaugrana). Il problema è che un anno fa quello è stato l’ultimo passo avanti. Non l’inizio di un nuovo percorso di crescita, ma la fine.
SARÀ DIVERSA? – Le buone premesse infatti si sono sciolte nelle ultime partite del girone. L’Inter di Spalletti a Londra contro il Tottenham ha pensato solo a difendersi e poi nella partita decisiva in casa contro il PSV si è definitivamente persa nel rincorrere i suoi fantasmi. Passi indietro netti. Che hanno portato poi al solito semestre di ritorno in ombra. Quest’anno la squadra di Conte è chiamata a raccogliere il seminato invece di buttarlo. Saprà dimostrare sul campo una crescita?
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