Inter, è la stagione del grande rimpianto? Facciamo chiarezza
Le ultime vicende di casa Juventus hanno riacutizzato i rimpianti scudetto nell’opinione pubblica nerazzurra. Improvvisamente, il primo posto sembra diventato una specie di ossessione per i tifosi dell’Inter. Ma la squadra di Conte avrebbe davvero potuto issarsi in cima alla Serie A?
OSSESSIONE – C’è un mio vicino di casa che, più o meno da quando è finito il campionato, tutte le mattine (quando mi vede) continua a ripetermi che l’Inter avrebbe dovuto vincere lo scudetto, perché “Se non ora, quando?“. La tentazione di rispondergli come Massimo Troisi in “Non ci resta che piangere” è ogni giorno più forte, ma non ho ancora sbroccato. Fortunatamente per lui.
RIMPIANTI AUTORIZZATI – Le vicende degli ultimi giorni, di casa Juventus, hanno inspiegabilmente riacceso la fiammella del rimpianto, rischiando di tramutarla in un pericoloso incendio. Tuttavia, margini per mordersi i gomiti sembrano evidenti guardando la classifica. L’Inter ha chiuso con la miglior difesa (7 gol subiti in meno dei bianconeri) e 3 sconfitte in meno (ma 5 pareggi in più) della Juventus. Colpisce anche il fatto che la formazione di Maurizio Sarri (da ieri in mano ad Andrea Pirlo) non abbia avuto neppure il miglior attacco, saldamente in mano ad una stratosferica Atalanta. Tutto ciò autorizza i tifosi dell’Inter a cullare con decisione i propri rimpianti?
NESSUN PADRONE – La verità è che il campionato appena concluso non ha mai avuto un vero padrone, nell’immaginario collettivo. O meglio, ne aveva sempre uno diverso. Tant’è che ad un certo punto ci si era quasi dimenticati della Juventus, che pur continuava a guidare la classifica punti alla mano. L’avvio ruspante dell’Inter, nelle prime sei giornate, sembrava apparentemente celebrare, con largo anticipo, l’epopea della rivincita di Conte. Lo scontro diretto di ottobre ha ridimensionato il mito. Poi è stata la volta della Lazio, che aveva messo in piedi una cavalcata mozzafiato e che “se non ci fosse stata la pandemia avrebbe vinto lo scudetto“. Ma dopo il lockdown è stata l’Atalanta ad infiammare i cuori degli appassionati, che speravano in un ribaltone epico dato che “se ci fossero state un paio di giornate in più, l’avrebbe davvero vinto Gasperini“.
IL TREND – La ragione, come al solito, va ricercata nei meandri di questi luoghi comuni e di queste false speranze. La Juventus, negli undici (o nei 22, se preferite) ha mostrato una profondità di rosa invidiabile. In più i bianconeri, pur non primeggiando né per attacco né per difesa, hanno legittimato il loro campionato negli scontri diretti. Per larghi tratti, la squadra di Sarri non ha mostrato il buon calcio che molti si aspettavano. Il percorso dei bianconeri sembra dunque sconfessare il luogo comune dei “campionati vinti soprattutto con le piccole“. A guardare l’Inter, però, non si direbbe. Senza i punti persi con Lecce, al ritorno, Sassuolo e Bologna i nerazzurri avrebbero vinto lo scudetto con diverse giornate d’anticipo, classifica alla mano.
VALUTAZIONI STORTE – Attenzione, però, perché la graduatoria finale è un’arma a doppio taglio. Non è un reato affermare che la Juventus abbia giocato le ultime tre gare con la testa al Lione. Proprio per questo i discorsi sul miglior attacco e la non-miglior difesa lasciano il tempo che trovano, soprattutto dopo una pandemia e un calendario centrifugato. Non bisogna dunque travisare i segnali che questo campionato di Serie A lascia in dote. L’Inter ha chiuso nettamente in crescendo la stagione, nonostante i numerosi problemi dentro e fuori dal campo. Ma questo non autorizza quell’incendio di rimpianti di cui parlavamo qualche riga fa. L’Inter, negli scontri diretti, ha fatto una fatica immane e lo stesso Antonio Conte, nella gara d’andata contro i bianconeri, aveva ammesso la superiorità degli avversari.
AVANTI TUTTA – In tal senso, le peripezie sulla panchina della Juventus devono invece incoraggiare a proseguire lungo la strada della visione ampia e del progetto Antonio Conte. Non devono essere sfruttate per aumentare i rimpianti distorcendo il percorso, comunque positivo, dei nerazzurri. Il messaggio che questa Serie A lascia in dote consiste nel credere nelle proprie idee, e nelle scelte fatte appena un anno fa. Nulla più. Non bisogna cadere nella trappola rendendo lo scudetto una banale ossesione. Come lo è diventata la Champions dalle parti di Torino.