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Inter (auto)eliminata già al sesto cambio di Inzaghi: i 9′ inspiegabili

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Inter fuori dalla Champions League al termine di una partita difficile e resa più complicata da errori sia in campo sia fuori, dove Inzaghi non trova la quadra risolutiva. La lettura di Atletico Madrid-Inter non convince appieno, soprattutto per il sesto e ultimo cambio togli-speranze

SESTO CAMBIO – Andare a cercare l’episodio più importante all’interno di una partita gestita male per oltre due ore non è facile. Uno su tutti, però, dà proprio l’impressione di essere il momento della convinzione. La convinzione di aver sbagliato molto – se non quasi tutto – ed essersi consegnati ai padroni di casa. Oltre che al Fato. Il sesto cambio di Simone Inzaghi a Madrid è l’autogol di una serata da dimenticare. Nessuno si sarebbe aspettato il remake dei cinque cambi precedenti a ridosso della lotteria dei rigori, eppure è così. Dopo aver sostituito un difensore mancino per un difensore mancino, un esterno destro per un esterno destro, una mezzala destra per una mezzala destra, un attaccante per un attaccante e abbassato il baricentro con un terzo extra al posto di un quinto, Inzaghi opta per un altro cambio telefonato. Ad alzare bandiera bianca è Henrikh Mkhitaryan – irriconoscibile e probabilmente peggiore in campo – che Inzaghi rimpiazza con Davy Klaassen, considerato alter ego dell’armeno nel ruolo di mezzala sinistra. Esperienza internazionale? Rigorista qualificato? Non importa nulla di ciò, nei 9′ finali di Atletico Madrid-Inter l’unica cosa utile è provare a segnare la rete che possa evitare i (tragici…) tiri dal dischetto. E l’ingresso di Klaassen “oggetto misterioso” non va certo in questa direzione.

Atletico Madrid-Inter in una mossa di Inzaghi

SCELTA STRANA – Klaassen non aggiunge nulla al gioco dell’Inter e non per colpe sue. Tutt’altro. La scelta “conservativa” di Inzaghi penalizza la squadra, chiamata dopo quasi due ore di partita a giocare ancora a memoria. Solo che non può esserci memoria se in campo c’è – anche – un elemento praticamente sconosciuto ai compagni di squadra. Dal 111′ fino al fischio finale l’Inter si illude di poter mantenere ordine in campo. Impossibile, in realtà. Gli schemi sono già saltati da tempo. E l’unica variabile impazzita, che di nome fa Alexis Sanchez, è già operativa in attacco. Con il sesto cambio “automatico” Inzaghi fa capire di essersi arreso all’idea di giocarsi la qualificazione ai Quarti di Finale di UEFA Champions League dagli undici metri. E a quel punto sarebbe stato più lungimirante inserire un rigorista come Kristjan Asllani, in grado di dare anche un po’ di vivacità in più in mezzo al campo nei dieci minuti finali. O in alternativa, ripescare Tajon Buchanan dalla panchina e buttarlo nella mischia dopo averne congelato l’ingresso a fine secondo tempo. C’è vita oltre il 3-5-2 schematico. Invece, i giovani – acerbi – restano a guardare i più esperti sbagliare. Succede. Ma in Atletico Madrid-Inter la prova di maturità non si aspettava solo in campo: l’Inter è fuori dall’Europa che conta per una gestione più matematica che reale, fatta di scelte premeditate anziché effettuate sul momento. Il sesto cambio fuga ogni dubbio.

Pubblicato da
Andrea Turano

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