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Inter, Ashley Young fonte primaria di gioco? No, è una molla offensiva

Il colpo Ashley Young sta cominciando a pagare il suo tributo. L’Inter ha trovato un esterno affidabile, che sa come innescare le punte e variare le proprie soluzioni offensive. Un regista aggiunto? No, un rocket d’assalto

WHO ARE YOU, ASHLEY? – Lo dicono i numeri: Ashley Young contro il Torino ha toccato relativamente pochi palloni (47). Cifra ben lontana da quelle del terzetto difensivo, ma anche inferiore ai tocchi di Danilo D’Ambrosio (48), l’esterno opposto. Inoltre, l’ex Manchester United ha mantenuto un’accuratezza di passaggio non troppo esaltante (75%). Di contro, Alexis Sanchez, abituato a navigare e sterzare in acque meno sicure rispetto all’inglese, ha l’81,6% di precisione nella trasmissione della sfera, dati WhoScored. E allora, per chi se lo fosse già chiesto nel titolo, cos’è esattamente Ashley Young, nell’economia di gioco dell’Inter?

VERY GOOD – Non dimentichiamo che Young è arrivato a gennaio dopo una trattativa non semplice con il Manchester United. I Red Devils lo tenevano in considerazione come alternativa, sebbene l’ex Aston Villa abbia già passato quota 12 presenze in Serie A, tante quante ne aveva messe insieme in Premier League nella prima parte di stagione. A ciò vanno aggiunti tre fattori cruciali per capire le dinamiche di questo affare. Young ha scollinato pochi giorni fa le 35 primavere, è stato capitano del Manchester United e l’Inter aveva disperato bisogno di un titolare, a sinistra, di grande affidabilità. L’affare Young si spiega con l’assioma brutale “Minimo esborso, massimo rendimento“.

APRISCATOLE – Young ha messo a segno un assist per Lautaro Martinez nel giorno del suo esordio, il 26 febbraio in un Inter-Cagliari 1-1. Il ‘Toro’ fu espulso e da quella partita comincio un lungo digiuno, insaporito dalle insistenti voci di mercato e dilatato dalla pandemia. Col passare delle partite, alla ripresa, l’Inter si è accorta di aver trovato in Young un calciatore molto più complesso di quanto non potesse sembrare all’inizio. Al netto di qualche errore marchiano (come quello contro il Sassuolo), Young continua ad offrire soluzioni estremamente innovative allo sviluppo di gioco dell’Inter. In primis, va considerato il fatto che è posizionato a piede invertito, nonostante contro il Cagliari avesse esordito sulla fascia destra. Non è raro vederlo convergere verso il centro per il tiro in porta, piuttosto che osservarlo andare sul fondo per tentare il cross col mancino.

CONFERMATO? – Young, contro il Torino, ha calciato verso la porta in 3 occasioni, trovando lo specchio due volte. In una di queste, è arrivato il terzo gol in Serie A con una gran volée che ha avviato la rimonta nerazzurra. I cross tentati sono stati 6, quelli andati a buon fine giusto 2. I numeri servono per rendere l’idea di quanto Young riesca ad aggiungere verticalità allo sviluppo della manovra nerazzurra. Nonostante sia più orientato, col suo piede destro, a cercare la giocata interna, non è raro vederlo proporre direttamente verso le punte, con la giocata tipica del 3-5-2 di Conte con cui l’esterno si appoggia sulla seconda punta dopo il velo della prima. Young vanta anche una buona capacità di dribbling e l’utilizzo del piede mancino gli garantisce una quota di imprevedibilità utile per guadagnarsi tempo ed efficacia di esecuzione. Il suo rendimento fa ben sperare e Conte sarà certamente contento della sua crescita. Per la prossima stagione probabilmente si virerà su un profilo diverso (Emerson Palmieri?). Ma Young resterebbe un elemento di sicura affidabilità nelle rotazioni del tecnico, qualora l’Inter decidesse di esercitare l’opzione di rinnovo per un’altra stagione.

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