Inter a immagine e somiglianza di Conte, nella testa prima che nelle gambe
La vittoria dell’Inter contro la Lazio porta anche la firma di Antonio Conte. Che ha creato un legame fortemente empatico col gruppo, ergendosi a leader unico e riconosciuto.
CUORE NEVRALGICO – Il mondo Inter si trova al centro di un ciclone di situazioni potenzialmente danneggianti. E Antonio Conte veste i panni del protagonista, come il ruolo richiedere. In principio fu l’eliminazione ai gironi di Champions League, con la conseguente compara della parola “fallimento” vicino al resoconto della stagione 2020/21 dei nerazzurri. Poi il litigio con l’arbitro Maresca in Udinese-Inter, e il diverbio a distanza con l’ambiente Juventus. In tutto ciò, la presenza costante di una proprietà non troppo presente, impegnata alla ricerca di nuovi partner con cui condividere (o a cui lasciare) la proprietà del club. Per i naviganti abituati a queste rotte, una situazione abbastanza archetipica, in cui immaginare un naufragio non è pessimismo ma mero realismo.
EMPATIA – Invece Conte è stato bravissimo, dando dimostrazione ancora una volta di quanto fondamentale sia la sua presenza in questo gruppo. Nelle ultime settimane è riuscito a compattare come non mai la squadra, recuperando alla causa anche giocatori più ai margini. Su tutti emerge Christian Eriksen, finalmente protagonista nell’Inter, che da settimane mostra un’applicazione indefessa. L’Inter è una squadra che gioca e “vive” a immagine e somiglianza del suo allenatore, e i risultati lo dimostrano. Conte è riuscito a far compiere un decisivo passo in avanti ai nerazzurri, portandoli a un passo dalla vittoria già al primo anno. E in questi ultimi quattro mesi di stagione, la certezza è solo una: che vinca o meno, Conte e l’Inter non molleranno fino all’ultimo.
LEGAME – Quanto incide Conte sulle prestazioni dell’Inter lo si vede agilmente osservando anche come giocano certi giocatori. Ma non solo. La rappresentazione più lampante del rapporto di ferro tra allenatore e squadra si è visto proprio ieri, nell’esultanza al gol del 3-1 (che fa da copertina a questo articolo). Un gol liberatorio, che chiude la gara pochi minuti dopo il gol della Lazio e cancella dal campo i primi fantasmi di un tracollo psicologico. L’allenatore va ad esultare insieme ai suoi uomini, lanciandosi sopra al gruppo che sta festeggiando Romelu Lukaku e Lautaro Martinez. Conte è il deus ex machina di questa Inter, il primo a difendere ambiente e squadra, l’ultimo a rinunciare a lottare. E questo è la migliore garanzia, per i tifosi e per la dirigenza.