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Inter, a Bastoni non servono applausi. Gli basta essere credibile

La crescita di Alessandro Bastoni è già ad un punto di svolta. Il classe ’99 ha guadagnato posizioni nelle gerarchie di Antonio Conte, ma lo ha fatto in silenzio. Senza squilli di trombe e applausi scroscianti: Bastoni si sta prendendo l’Inter e lo sta facendo in fragoroso silenzio. 

IN SILENZIO – In fondo è un po’ quello che cerchiamo tutti. In ambito professionale, la credibilità è l’unica vera moneta di scambio verso il compenso. E in un determinato momento della propria vita, ciascuno matura la necessità di mettere da parte gli applausi, e di vuotare il salvadanaio per capire quanto sedimento abbia prodotto quella gloria. Il giovane Alessandro Bastoni è già col martelletto in mano, pronto a gustarsi i suoi risparmi. Per lui, probabilmente, il tempo degli applausi è durato pochissimo, ma non ha motivo di vergognarsi. Forse per il ruolo, forse per caratteristiche storicamente poco appariscenti, ma Alessandro Bastoni vuole soltanto essere credibile. E ha lavorato duramente per esserlo a soli 20 anni, in una squadra di Serie A che sgomita per il primato.

ESORDI – L’Inter ha prelevato Bastoni dall’Atalanta nell’estate del 2017, qualche mese dopo il suo esordio in Serie A (Atalanta-Sampdoria 1-0, 22 gennaio 2017, ndr). In quella partita, il prodotto del vivaio nerazzurro componeva la difesa a tre con Mattia Caldara e Andrea Masiello. Aveva lasciato a secco Fabio Quagliarella e Patrick Schick, e in quel momento era il futuro della Dea assieme a Filippo Melegoni (finito al Pescara e appena rientrato da un brutto infortunio al ginocchio). Bastoni chiuderà quella stagione con tre sole presenze in prima squadra. Appena quattro l’anno successivo, di cui soltanto una da titolare, dopo che il club milanese aveva deciso di tenerlo in prestito a Bergamo per un altro campionato. Conclusa una stagione poco fruttifera, in termini di presenze, l’Inter sceglie di girarlo al Parma di Roberto D’Aversa. Dopo qualche difficoltà iniziale, Bastoni gioca da titolare la vittoriosa trasferta di Torino (contro i granata, 10 novembre 2018, ndr) e non uscirà più dal campo.

APPRENDISTATO – L’Inter non poteva sapere che Antonio Conte avrebbe accettato la panchina nerazzurra dopo Luciano Spalletti, o almeno non poteva saperlo nel momento in cui aveva fatto affari col Parma per consentire a Bastoni di immagazzinare minutaggio. La squadra di Roberto D’Aversa, infatti, pratica un calcio molto verticale e semplicistico, in cui i difensori sono chiamati ad essere efficaci in una porzione di campo vicina alla propria area di rigore. Il Parma è stata la vera sorpresa dello scorso campionato e continua a schierarsi con una difesa a quattro piuttosto compatta, ma all’Inter interessava soltanto accogliere un calciatore più pronto l’estate successiva. In quel momento, pochi mesi fa, Antonio Conte si è ritrovato fra le mani un giovane decisamente più maturo, con margini di miglioramento evidenti ma teoricamente già utile per inserirsi in un contesto tattico a lui familiare.

IMPARARE – I primi scampoli di carriera con l’Atalanta hanno concesso a Bastoni pillole decisive di difesa a tre. Quello che poi è diventato un diktat per i nerazzurri di Bergamo, ha consentito all’ex difensore prodigio di inserirsi in Serie A nel modo più brutale possibile. La difesa di Gian Piero Gasperini, infatti, è storicamente impostata sui duelli a tutto campo, uomo contro uomo, per cui diventa facile affidarsi alla freschezza di interpreti giovani; ma al tempo stesso difficile inculcare una mentalità così delicata agli albori di una carriera.

ESEMPI INGOMBRANTI – Tali concetti tattici, ben recepiti dal giovane Bastoni a suo tempo, fanno ormai parte del suo bagaglio di conoscenze e ad occhio e croce si stanno rivelando piuttosto utili, nell’interpretazione del ruolo voluta da Antonio Conte. Un’Inter teoricamente super completa, e variegata, nel reparto difensivo, sta accompagnando l’ex Atalanta in una crescita repentina. L’essere l’unico mancino tra i centrali a disposizione rappresenta una peculiarità da non trascurare, che è poi il motivo per cui Milan Skiniar sta trovando difficoltà non banali nel posizionamento su quella mezza corsia. Bastoni non è un fulmine di guerra, tanto meno capace (almeno per ora) di supportare la manovra offensiva con inserimenti a sorpresa da dietro. Un po’ quello che veniva richiesto sporadicamente a Giorgio Chiellini, con la Juventus, ai tempi della difesa a tre e di Antonio Conte in bianconero. Quello rappresenta probabilmente l’ultimo stadio di un processo di crescita da affrontare per gradi.

CREDIBILE – Per ora, infatti, Bastoni si sta accontentando di aver acquisito una buona dose di credibilità, all’interno di un roster difensivo che non avrebbe dovuto prevedere tutto questo minutaggio per lui. Una sorpresa, per certi versi, ma non per coloro che avevano inquadrato le qualità di Bastoni (lettura delle situazioni critiche, imponenza fisica e buona tecnica di base) in un contesto tattico profondamente fertile per la loro valorizzazione. A ciò va aggiunta la grande qualità del ragazzo di farsi trovare pronto (al netto di errori ‘adolescenziali’ da mettere in conto) e di schivare allori e applausi. D’altronde, sarà il suo stesso accumulo di credibilità, alla lunga, a consentirgli di imporsi come interprete del ruolo a livello internazionale.

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