Inizia l’era Inzaghi: ecco perché è l’allenatore perfetto per questa Inter
Inzaghi ha dato il via alla sua era all’Inter con il raduno ad Appiano Gentile. Dopo Conte, allenatore di rottura, ai nerazzurri serviva proprio una figura come quella dell’ex tecnico della Lazio. Vediamo bene il perché.
SCUDETTO – L’Inter di Antonio Conte si è laureata Campione d’Italia totalizzando 91 punti e stracciando la concorrenza in modo netto e perentorio. Le altre hanno resistito alla marcia nerazzurra solo fino a gennaio, poi è stato un assolo, a suon di vittorie consecutive, di Romelu Lukaku, Nicolò Barella, Milan Skriniar e compagni. L’eredità che deve raccogliere Simone Inzaghi è questa. Sicuramente pesante, ma altrettanto stimolante. Ed è l’uomo giusto per farlo, sotto tutti i punti di vista.
AMBIENTE – Dopo l’addio di Conte, allenatore vincente ed esigente, ma brusco nei modi e difficile da gestire, l’Inter aveva bisogno di tranquillità. In pochi erano stati disgreganti come il tecnico salentino per il mondo nerazzurro. A livello mediatico e ambientale, questa sarà un’estate complessa. Il mercato in uscita ha già regalato la prima delusione con la cessione di Achraf Hakimi al Paris Saint-Germain. Quello in entrata sarà fatto più con le idee che con le risorse economiche. In questo contesto, inserire un altro elemento di rottura sarebbe stato potenzialmente deleterio. Ogni giorno un titolo in pasto ai giornali e una stagione che sarebbe partita all’insegna dell’insoddisfazione generale. Inzaghi invece mette il campo al primo posto ed è abituato a lavorare con il materiale umano che ha a disposizione. Non significa essere uno yes man, ma semplicemente capire la situazione della propria società e sapersi adeguare.
MODULO – Tatticamente, Inzaghi e il suo 3-5-2 sono la perfetta continuazione dell’identità impostata da Conte all’Inter. Ogni allenatore ha le sue idee, ma la volontà della società era quella di continuare su un percorso vincente andando a toccare la rosa il meno possibile, senza scossoni e rivoluzioni. Inzaghi proverà a far giocare la squadra più alta, dando quell’impostazione tattica che ha mostrato nei suoi anni alla Lazio, ma lavorando su una base già ben strutturata. Si riparte dalla difesa a tre, marchio di fabbrica di entrambi i tecnici. Inzaghi ritroverà Stefan de Vrij, già allenato in biancoceleste. In conferenza stampa, ha sottolineato l’importanza degli esterni nel suo gioco, reparto da rinforzare dopo la partenza di Hakimi. A centrocampo Inzaghi punterà su Hakan Calhanoglu, vedendo in lui caratteristiche simili a quelle di Luis Alberto (qui le sue parole). L’attacco sarà ovviamente affidato a Lautaro Martinez e Lukaku.
FAME DI VITTORIE – Sotto l’aspetto delle motivazioni, inserire un tecnico giovane come Inzaghi, ma che ha già vinto qualcosa e ha un’esperienza importante su una panchina difficile in Serie A, è senza dubbio la scelta giusta. Ingaggiare ora un allenatore con la pancia piena avrebbe potuto portare il gruppo a sedersi e a sentirsi arrivato. Questa squadra ha vinto, anzi, ha stravinto, ma ora viene il difficile, bisogna ripetersi. E per farlo è necessario dimostrare di avere ancora più fame degli avversari, anche quando hai appena alzato un trofeo. Affidare questi giocatori a un tecnico ancor più affamato di loro, non può che far bene a tutto l’ambiente. Le sue dichiarazioni in merito non lasciano spazio a dubbi, l’obiettivo è riconfermarsi (vedi dichiarazioni).
SOSTEGNO – Adesso però Inzaghi va protetto e lasciato lavorare. Le difficoltà che sta affrontando l’Inter non dipendono certo da lui e quindi non dovrà mai diventare il parafulmine della società nei momenti complicati della stagione. Né il capro espiatorio per colpe che non lo riguardano. Il tiro all’allenatore è lo sport preferito di tutte le tifoserie e quella dell’Inter non fa eccezione. Speriamo che questa volta le cose vadano diversamente e che Inzaghi possa dimostrare tutto il suo valore anche in nerazzurro. Possibilmente andando ad arricchire ulteriormente la bacheca. In bocca al lupo, Mister Inzaghi.