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Ibrahimovic dice stop: il più grande Anti-Fenomeno visto anche all’Inter

Ibrahimovic lascia il mondo del calcio da attaccante dopo aver giocato, segnato e vinto ovunque. L’ormai ex stella svedese del Milan è il simbolo di un’era e lo è anche nella storia dell’Inter per un triennio abbondante. Un omaggio al vero Anti-Fenomeno per eccellenza

GODBYE ZLATAN – Il ritiro di Zlatan Ibrahimovic dal calcio giocato sorprende. Sorprende perché arriva il 4 giugno 2023, a 41 anni già compiuti da tempo. E sorprende, paradossalmente, perché arriva proprio quando tutti quanti aspettavano l’ultimo clamoroso colpo di scena. Invece no. Non ci sarà. Ibrahimovic non vestirà altre maglie dopo quella rossonera, che l’ha visto protagonista più fuori che in campo nell’ultima stagione. Il classe ’81 di Malmo, salvo ulteriori sorprese, appende gli scarpini al chiodo al termine di una carriera straordinaria. Incompleta ma unica. Unica anche nella sua incompletezza. Presentatosi come “Dio del Calcio”, con fare molto caricaturale, Ibrahimovic in realtà è (stato) solo il più grande tra gli umani del calcio. Niente di sovrannaturale ma non per questo straordinario. Probabilmente il singolo più forte degli ultimi venticinque anni, perché sia completo sia decisivo. Peccato che il calcio sia uno sport di squadra.

Ibrahimovic terzo incomodo della sua era

ETERNO SECONDO – Il fatto che Ibrahimovic a livello individuale non abbia mai vinto il Pallone d’Oro, nell’epoca del duopolio formato da Lionel Messi e Cristiano Ronaldo, non deve fare notizia. Non è mai stato al loro livello per talento né leadership ma ha fatto credere a tutti di esserlo. Questo è stato il suo più grande capolavoro. Ibrahimovic avrebbe potuto vincere una Champions League ogni anno in un calcio uno contro uno, ma è rimasto a zero nel calcio a undici tradizionale. Anche questo non è un caso. E non è solo “colpa” della Svezia se è rimasto a secco anche con la Nazionale. Quando si parla di Ibrahimovic si parla del più grande di tutti in condizioni di normalità. Grande con i piccoli e piccolo con i grandi. Ciò non significa non essere un campione, tutt’altro. Ibrahimovic è l’esempio perfetto del grande campione ma non fuoriclasse assoluto. Il suo idolo Ronaldo vinceva le partite da solo contro undici, Ibrahimovic è l’anti-Fenomeno: unico da solo, solo tra gli unici. Mai abbastanza per essere il numero uno, però.

Il miglior Zlatan si è visto in casa Inter

VERSIONE INTERISTA – L’Inter può vantare di aver schierato l’Ibrahimovic più bello da vedere, quindi probabilmente anche il più forte, nel corso della sua lunga carriera. Arrivato ad Appiano Gentile con la testa calda del talento incompleto e incompiuto, l’attaccante svedese trova la sua dimensione vestendo la maglia numero 8 nerazzurra. Troppo presto per ereditare la 9 che fu del Fenomeno, troppo gregario per togliere la 10 ad Adriano, che fino a quel momento aveva dimostrato di essere sì un numero uno. Il più credibile tra Brasile e Italia dopo Ronaldo. E invece Ibrahimovic dimostra, partita dopo partita, di poter diventare il nuovo leader offensivo dell’Inter. In attacco ma non nello spogliatoio. E infatti, appena coglie l’occasione di ereditare la maglia numero 10, scappa. Scappa dal ruolo di leader per tornare gregario. Il grande Ibrahimovic visto in Italia (ma non in Europa) sceglie di tornare piccolo in Spagna, all’ombra non solo del compagno Messi e dell’avversario Cristiano Ronaldo. Non crede alla missione di José Mourinho (vedi focus). E se ne dovrà pentire, ma senza poterlo mai ammettere. Il numero uno come personaggio, sì.

La grandezza dell’ego Zlatan Ibrahimovic

SOLO IBRA – Un altro capolavoro di Ibrahimovic è l’aver portato una montagna di milioni nelle casse dell’Inter oltre al cartellino di Samuel Eto’o, che di per sé sembra assurdo ancora oggi. L’operazione di calciomercato più folle della storia. In un certo senso detta “Operazione Triplete”. La categoria degli Ibrahimovic non è poi così distante da quella dei Romelu Lukaku (vedi focus). Altra classe e caratteristiche, sia chiaro, ma stessa tipologia di accentratore e bomber all’interno della propria comfort zone del “vorrei ma non riesco”. Anche l’attacante belga nella sua bacheca personale non annovera Pallone d’Oro né Champions League e neppure trofei con il Belgio. A 30 anni appena compiuti è una mancanza. Per dire, Diego Milito si è realizzato appena prima di compiere i 31… Curiosità a parte, Ibrahimovic verrà ricordato dentro e fuori dal campo non solo per la staordinaria bellezza dei suoi numerosi gol. E nemmeno per gli assist o per i trofei vinti da protagonista con tutte le maglie indossate dopo il Malmo, dall’Ajax al Milan (in mezzo Juventus, Inter, Barcellona, Paris Saint-Germain, Manchester United e Los Angeles Galaxy, oltre alla Svezia). Un grande campione, mai banale. Fortissimo. Ibrahimovic ricorda ai tifosi del Milan di essere milanista sempre e per sempre. Il problema è credergli, ancora una volta: Ibrahimovic è un pezzo unico, senza etichette. E la splendida versione interista di “Ibra” nel triennio 2006-2009 è quella che ci teniamo stretta, nella sua unicità. Grazie di tutto, eterno Anti-Fenomeno.

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