Historia magistra vitae: Inzaghi come Spalletti in Inter-Juventus del 2018
Ieri l’Inter ha vinto, questo è ciò che conta. Sul modo in cui lo ha fatto però se ne può parlare. In vantaggio per 2-0 dopo 15 minuti, il match è finito 4-3 per i nerazzurri. Segnale che qualcosa, nel piano di Simone Inzaghi, non ha funzionato.
MATURITÀ – Ciò che è mancato ieri alla squadra di Simone Inzaghi è stata la maturità. Il punteggio era sul 2-0 dopo appena 15 minuti, la partita era chiusa. Un intervento assurdo di Federico Dimarco su Giacomo Bonaventura e la gara è riaperta. Rigore netto e difensore graziato, l’arbitro non estrae nemmeno il giallo. L’Inter rientra in campo spenta, la Fiorentina è invece galvanizzata dal rigore che ha accorciato le distanze. Se poi viene lasciato tutto quello spazio a Jonahan Ikonè, con solo Francesco Acerbi ammonito a marcarlo, il 2-2 è quasi regalato.
CIGNO – Dopo il gol del pareggio Inzaghi fa i primi cambi: fuori un impalpabile Joaquin Correa (vedi focus), e dentro Edin Dzeko. Cambia anche sulle fasce con gli ingressi di Robin Gosens e Denzel Dumfries. Il cigno ricorda a tutti cosa vuol dire giocare in 11, ed è da una sua idea che arriva l’azione del rigore nerazzurro. Il bosniaco dà l’ennesima conferma di che tipo di giocatore sia, nonostante l’età. Almeno una volta, chi tifa Inter ha pensato come sarebbe stato averlo in rosa nel suo periodo migliore.
SUICIDIO – Mettiamo le mani avanti: con questo non si vuole assolutamente criticare Raoul Bellanova. Scegliere però di togliere un attaccante a 5 minuti dalla fine, per mettere un terzino non è stata una grande intuizione. Historia magistra vitae, diceva Cicerone, ovvero la storia è maestra di vita. A Inzaghi consigliamo allora di andare a riguardare Inter-Juventus del 2018. Nerazzurri in vantaggio 2-1 all’85’, l’allora allenatore dell’Inter, Luciano Spalletti toglie un attaccante, Mauro Icardi, per un terzino, Davide Santon. La partita terminerà poi 3-2 in favore della Juventus. Scelte dettate probabilmente dalla paura, o da una mentalità troppo difensiva. Così facendo però, si ottiene l’opposto di ciò che si sta cercando.
FORTUNA – Alla fine però, la Dea Fortuna ha baciato l’Inter. Il gol del 4-3 di Henrikh Mkhitaryan arriva da una deviazione totalmente sbagliata di Lorenzo Venuti. Poco male, è notevole il fatto che al 95′, sia Nicolò Barella che l’armeno fossero lì a correre dopo l’ennesima partita giocata interamente. Vincere così però, è sempre uno spettacolo.