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Godin è davvero un problema per l’Inter? I dati della difesa dicono altro

Gli errori di Godin contro il Parma hanno acceso la spia sul rendimento difensivo dell’Inter. Conte ha invocato rinforzi e sta cercando la quadratura del cerchio. Ma guai a dare per morto l’ex leader difensivo dell’Atletico Madrid: i dati impongono un’attenta riflessione.

PIOGGIA INFUOCATA – Piovono critiche sul capo di Diego Godín. La difesa dell’Inter ha imbarcato acqua nelle ultime uscite e il rosarino, complice una serie di cambi prematuri, è finito nell’occhio del ciclone. L’avvio di percorso dell’ex Atletico Madrid in nerazzurro è stato ricco di avversità, a cominciare dall’infortunio estivo che ne ha rallentato l’inserimento. La condizione fisica, a tal proposito, è ciò che più preoccupa sia Antonio Conte che il suo condottiero, anche se l’ultima sostituzione (contro il Parma) possiede motivazioni radicate altrove.

PAROLA AI NUMERI – Il caso Godin è esploso nel momento in cui le falle difensive dell’Inter si sono moltiplicate. Ma più che farne un discorso di singoli, poiché fino a qualche settimana fa il pesce fuor d’acqua era Milan Skriniar, occorre ragionare sul reparto, per comprendere le reali difficoltà del pacchetto. I numeri di Godin, infatti, sono in linea con quelli degli altri pilastri difensivi. Secondo Whoscored, l’uruguagio è al secondo posto per duelli aerei vinti tra i baluardi nerazzurri: ben 2.5 a partita su 4 tentati. Il migliore, in questa speciale classifica, è il sorprendente Alessandro Bastoni (2.6/4). L’ex Atletico Madrid vince quasi gli stessi contrasti di Skriniar (1.5/2 contro 1.9/2.4 a partita) e subisce meno dribbling dello slovacco (0.5 contro 0.6). I palloni persi (o.5 ogni novanta minuti) sono di poco superiori a quelli di Stefan de Vrij (0.3) e dello stesso Skriniar (0.4). Ma l’uruguagio primeggia nella precisione dei passaggi lunghi contro l’olandese (4.1 contro 2.6 a partita), uomo del momento in fase d’impostazione.

MECCANISMI – Cinque gol incassati tra Sassuolo e Parma, con un eroico clean sheet contro il Borussia Dortmund a far da intermezzo. Le incertezze dell’Inter hanno radici piuttosto profonde, da ricercare non tanto negli errori dei singoli, quanto nella difficoltà dei difensori esterni nelle scalate e nella lettura delle situazioni di pericolo al limite dell’area. Le uscite a vuoto di Bastoni (contro la Juventus) e di Godin (contro il Barcellona) scolpiscono nel marmo quanto detto sopra. L’arrivo dell’ex Atletico aveva necessariamente pompato le aspettative sulla difesa nerazzurra, ignorando che il cambio di mentalità imposto da Conte richiede comunque il suo tempo. Certi meccanismi vanno oliati e affinati, soprattutto nel momento in cui ci si trova di fronte corazzate in grado di palleggiare con qualità al limite dell’area di rigore.

TEMPO AL TEMPO – Bastoni e Godin si sono macchiati di errori concettuali dettati proprio dal cambio di atteggiamento in fase di non possesso. I movimenti dei difensori esterni, in ottica terzetto, vanno assimilati e soprattutto richiedono caratteristiche ben precise. La presenza di nomi e curriculum pesanti non possono essere sinonimo di una difesa di per sé imperforabile. Anche loro hanno bisogno di tempo e di limare l’intesa. Ovviamente, anche l’equa distribuzione delle colpe non garantisce alibi e giustificazioni a destra e a manca. Le difficoltà di Godin sono abbastanza evidenti e le scelte di Conte, a partita in corso, sono lì pronte a dimostrarlo. Ma etichettare l’uruguagio come inadatto al matrimonio col tecnico salentino appare tanto prematuro quanto ingeneroso.

L’ULTIMA PAROLA AGLI URUGUAGI – Tornando alla partita col Parma, le due incertezze di Marcelo Brozovic (tecniche, non concettuali ed è bene ribadirlo) hanno spianato la strada alle frecce ducali. Lo sgusciante Gervinho e l’indiavolato Karamoh hanno messo a ferro e fuoco i mezzi spazi tra Godin e i suoi scudieri laterali. L’uruguagio è apparso in estrema difficoltà nel tenere il passo delle frecce crociate. Va sottolineato, però, che l’Inter si è trovata costretta a difendere uomo contro uomo, in inferiorità numerica, proprio in fase di sviluppo embrionale della sua azione. Si tratta di un caso limite, enfatizzato dalle tante reti subite nelle ultime uscite, ma al tempo stesso minimizzato da un rendimento comunque positivo. I cavalli buoni si vedranno certamente all’arrivo, così come i loro fantini. E l’ultima parola è quasi sempre di un interprete sudamericano, ancor meglio se uruguagio. Non è ancora arrivato il momento di tranciare il cordone ombelicale tra Antonio Conte e il suo fido condottiero Diego Godin.

 

 

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