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Ex di Inter-Genoa: Thiago Motta è il passato, Radu e Pinamonti il futuro

Flashback da Inter-Genoa, partita fondamentale per la squadra di Conte. Oggi, ore 18, con mezza squadra praticamente out, i nerazzurri dovranno tornare alla vittoria dopo i pareggi contro Fiorentina e Roma. Di fronte, ci sarà il Grifone dell’ex Thiago Motta, alla prima esperienza in panchina in Serie A. Ma soprattutto ci sarà una batteria di genoani strettamente connessi al passato, e al futuro, del club della famiglia Zhang.

INTER-GENOA A MAGLIE INVERTITE

DOLCI RICORDI – L’ultimo ostacolo prima di un respiro profondo. Un tepore rassicurante è nascosto oltre il Genoa di Thiago Motta e Goran Pandev (squalificato, ndr). Antonio Conte avverte già le flebili scosse di calore nell’aria. Ma guai a rilassarsi, poiché la Juventus è tornata temporaneamente avanti in classifica e i nerazzurri avranno addosso tutta la pressione possibile. Probabilmente il tecnico leccese avrebbe firmato per trovarsi in una condizione del genere a Natale, al netto di infortuni e squalifiche varie e al cospetto di tanti ex dal glorioso passato in nerazzurro. Ai nomi dell’ex centrocampista italo-brasiliano e del macedone si scaldano i cuori di tutti gli interisti. Ma il Grifone sta contemporaneamente allattando una genia di potenziali talenti futuri. Sono ben 6 gli ex di Inter-Genoa: da Goran Pandev e Thiago Motta, ai baby Andrea Pinamonti e Andrei Radu, passando per Andrea Ranocchia. Ma non solo.

EX GENOA NELL’INTER (1)

RANOCCHIA – Ripensando alla sua storia, col senno di poi, viene quasi da sorridere. Focalizzandosi sulle pieghe della stessa, probabilmente un po’ meno. Aveva illuso tutti, in coppia con Leonardo Bonucci, ai tempi del fastidioso e ruspante Bari di Gian Piero Ventura. Doveva essere lui quello destinato a esplodere. L’esperienza al Genoa, prima di approdare in nerazzurro nel 2010/11, è un palliativo per avvalorare la tesi precedente. Dopo qualche mese in Liguria, giunge all’Inter carico di speranze e di buoni propositi. Ma il sorriso sulle sue labbra si spegne progressivamente. È il simbolo di una squadra che viaggia a trazione emotiva con Leonardo alla guida. Il salvataggio su Thomas Muller, all’Allianz Arena negli ottavi di finale contro il Bayern Monaco, richiama giustificazioni mistiche ed esoteriche, piuttosto che casuali. Ranocchia, come tutta l’Inter, crolla al cospetto del modesto Schalke 04 di un rampante Manuel Neuer, mettendo nella propria porta un cross basso proveniente dalla destra. L’ex Bari resta a terra per qualche minuto, sconsolato: è il simbolo di una resa incondizionata. Da lì in poi sarà preda di un’involuzione pazzesca, che lo accompagnerà anche nei prestiti alla Sampdoria e all’Hull City. Si ricicla, lentamente, come uomo spogliatoio e torna a guadagnare credito agli occhi dell’ambiente interista. Per Luciano Spalletti diventa perfino uomo d’area di rigore da sfruttare nei momenti di seria difficoltà. Per tutti, invece, è tornato semplicemente “Frog“: attaccato alla maglia, umile come pochi, e tirato ovviamente a lucido da chi (come Conte) riesce a far cantare i gregari.

Presenze con il Genoa: 17; Gol: 2

EX INTER NEL GENOA (5)

RADU Debutta in nerazzurro il 14 maggio 2016 in Sassuolo-Inter (3-1, ma senza subire reti) grazie a Roberto Mancini. Classe 1997, estremo difensore di buone speranze, al centro di una complicata manovra di mercato fra Inter e Genoa. Lo scorso luglio il rumeno è stato riacquistato dai nerazzurri per la cifra di 12 milioni, e contestualmente ri-ceduto in prestito al club del presidente Enrico Preziosi. Una mossa studiata a tavolino per esigenze di bilancio e per consentire al talentuoso portierino di mettere partite nelle gambe. Titolarissimo in un Genoa che stenta a decollare e che lotta per non retrocedere. Soltanto un paio di clean sheet finora, ma è iscritto di prepotenza ai casting per il dopo Samir Handanovic.

Presenze con l’Inter: 1; Gol subiti: 0

PINAMONTI – Un barlume di speranza futura anche negli anni più bui. È l’8 dicembre 2016, la partita è Inter-Sparta Praga, valida per la fase a gironi di Europa League. Pinamonti fa una giocata da predestinato, apparecchiando per Eder la tavola dell’1-0. I nerazzurri sono in un momento complicato: Stefano Pioli sta cercando di ricostruire una baracca sfasciata, ma quella stagione si concluderà con più ombre che luci. Il bagliore più appariscente è proprio quello del baby, classe 1999, di casa Inter. Le stimmate del predestinato fanno a cazzotti con la volontà di centellinarne l’inserimento. Pinamonti chiuderà la sua esperienza con la prima squadra nerazzurra con sole cinque presenze all’attivo, prima di essere spedito a maturare al Frosinone. In terra ciociara il suo score si rifinisce: 27 presenze e 5 reti stagionali, che non bastano tuttavia a evitare la gogna della retrocessione. Poi la decisione di farlo migrare al Genoa, come copertina del nuovo progetto Aurelio Andreazzoli. Si parte subito in quarta, col gol alla Roma all’esordio e al Parma qualche giornata dopo. Ma il minutaggio inizia a ridursi gradualmente, complice l’esplosione di Christian Kouamé in coppia con Pandev. La speranza è di accogliere un giocatore fatto e finito tra un paio di stagioni. Il tandem con Sebastiano Esposito sta già alimentando parecchi voli pindarici.

Presenze con l’Inter: 5

PANDEV – Al di là del fatto che continui a dipingere (si veda il gol al Lecce per maggiori dettagli) è un nome che fa tremare le vene e i polsi. Mancino educatissimo, forse non nella top ten della storia dell’Inter, ma quanti problemi ha risolto centrando il bersaglio grosso nel derby del gennaio 2010! José Mourinho che ritarda il cambio e poi esulta come se avesse segnato lui stesso! Ma rendiamo conto a questo macedone di quanto si è meritato. Giunto in nerazzurro dopo aver fatto la guerra a Claudio Lotito, si traveste da pendolino fluidificante o da killer d’area di rigore a seconda delle esigenze. In quel derby, che l’Inter chiuse in doppia inferiorità numerica con Julio Cesar versione “Acchiappaqualunquecosa“, Pandev aveva quasi trovato il bis con un cucchiaio che si stampò ingiustamente sul palo. Un’esperienza in nerazzurro vissuta in continua fibrillazione, come il gol all’Allianz Arena che avrà tranciato qualche milioncino di corde vocali nerazzurre. Un rendimento non quantificabile in presenze, gol e minutaggio, bensì in battiti al minuto. Pandev è stata una di quelle comete che passano al momento giusto, durante una serata romantica, quando ne hai davvero bisogno. Un gol anche nella finale del Mondiale per Club contro il Mazembe, giusto per marchiare a fuoco due anni meravigliosi. Al Camp Nou Mourinho sfruttò i suoi attaccanti per resistere a oltranza contro un Barcellona indemoniato. Relegare i valori tecnici di Pandev e Samuel Eto’o sulle corsie laterali di difesa, per raddoppi continui, sarebbe stato folle soltanto da pensare. Ma entrambi non riuscivano ad accorgersene: erano stati ingannati dalla necessità di vincere tutto, arrivando sempre prima degli altri.

Presenze con l’Inter: 69; Gol: 8

THIAGO MOTTA – Non servirebbero troppe parole. D’altronde in campo era abituato a far parlare la sua classe e le sue geometrie. Basterebbe una frase di Claudio Ranieri, che pochi giorni fa in un’intervista a “DAZN” ha commentato così l’addio di Thiago Motta (direzione Parigi) ai tempi dell’Inter: «È andato via lui e si è spenta la luce. È incredibile come l’addio di un uomo solo possa destabilizzare gli equilibri di una squadra intera». Arriva in nerazzurro dopo una Champions vinta col Barcellona e un’esperienza a dir poco entusiasmante in maglia Genoa. Il doppio affare Diego Milito-Thiago Motta desta non poche perplessità inizialmente, ma i due ci mettono un paio di partite a far capire di che pasta sono fatti. Lo 0-4 inflitto al Milan 4-2… fantasia di Leonardo è una goduria pazzesca, come la rete stappa-partita messa a segno proprio dall’italo-brasiliano. Regista compassato, fiscale, geometrico ma ficcante e letale al tempo stesso. Calciatore sublime, probabilmente sottovalutato anche in ottica nazionale: gli era finita la dieci sulle spalle e si gridò all’oltraggio. Thiago ha risposto col silenzio, il lavoro, l’abnegazione e la semplicità. Tutti ingredienti che ne costruiscono un carattere unico e peculiare e che gli hanno consentito di iniziare la carriera da allenatore. D’altronde, con quel modo di vedere il calcio e di comandare il caos, un posto in panchina era già prenotato da tempo. A San Siro troverà una platea commossa a tributargli un applauso necessitato.

Presenze con l’Inter: 83 ; Gol: 12

ALTRI EX – Christian Kouamé (sei mesi nella Primavera dell’Inter nel 2016 prima di passare al Cittadella in Serie B).

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