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Con Eriksen Conte non vuole arrendersi: alla ricerca dell’equilibrio perduto

Continua la guerra fredda a distanza tra Christian Eriksen e Antonio Conte. Nell’Inter i due non riescono a trovarsi, dopo nove mesi di convivenza. Ma il tecnico non è disposto ad arrendersi.

INCOMPRENSIONI – Quella in corso tra Christian Eriksen e Antonio Conte sembra la più classica delle futili incomprensioni. Il tecnico sembra non riuscire a spiegare al trequartista cosa si aspetta da lui, il danese sembra non empatizzare a sufficienza. Eppure entrambi sono uomini di calcio e dovrebbero conoscerne il linguaggio universale. Al momento, però, sembra mancare la conoscenza delle regole base, forse addirittura dell’alfabeto comune per riuscire finalmente a capirsi.

DIFFICOLTÀ – Nessuno dei due contribuisce apertamente a fomentare le polemiche che circondano la polemica. Eriksen si limita a spedire al mittente le domande sullo scarso minutaggio, che arrivano soprattutto durante la pausa delle nazionali. Conte continua ad elogiarne le qualità, a patto di non violare un suo dogma personale: il collettivo viene prima dell’individuo. Il danese è il secondo (con Alexis Sanchez) più pagato in rosa e appartiene all’élite tecnica del calcio. Ma ciò non è sufficiente a garantirgli il posto da titolare, il tecnico vuole di più. Anche se le bocciature contro Atalanta e Real Madrid (zero minuti per Eriksen) portano il rosso scarlatto della bocciatura.

ASSAGGI – La colpa di questa strana situazione non pende nettamente da nessuna delle due parti, intendiamoci. Eriksen non sempre dimostra la cattiveria che il suo allenatore pretende condizione minima e sufficiente. E Conte non riesce a costruire lo scacchiere tattico più adatto al trequartista. Eppure, in passato, spesso si sono sprazzi di come il numero 24 può contribuire alla manovra dell’Inter. Basti pensare alla sfida di Coppa Italia a Napoli, o al primo tempo di Inter-Sampdoria dello scorso giugno. La questione ruota attorno all’equilibrio, che il centrocampo (e più in generale l’Inter) di quest’anno non riescono ad avere.

EQUILIBRIO – La presenza di Eriksen obbliga infatti Conte a compiere determinate scelte nell’occupazione della zona nevralgica del campo. Il danese ha nella trequarti la sua comfort zone, e non è interessato a visitare altre zone di campo. Bisogna quindi lavorare alle sue spalle, dove rimangono due posti, anzi appena uno dato che Nicolò Barella è inamovibile. E la scelta del vicino di posto dell’italiano è direttamente funzionale a come giocherà Eriksen. Per dare il meglio, il danese ha bisogno di avere scudieri che svolgano il lavoro sporco al posto suo (come Roberto Gagliardini), ma che al tempo stesso non si alzino troppo andando a pestargli i piedi (Marcelo Brozovic e Arturo Vidal). Insomma, è “solo” questione di trovare l’incastro migliore, affinché ne beneficino tutti: Eriksen, Conte, l’Inter.

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