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Eriksen come nell’ultima sosta si crea problemi da solo, parlando troppo

Eriksen dal ritiro della Danimarca ci tiene a far sapere a tutti quanto sta bene. Non solo, anche quanti problemi ha invece all’Inter. Il danese spende troppe parole sulla sua situazione, quando dovrebbe concentrarsi sul campo.

FIUMI DI PAROLE – Eriksen quando può stare nel ritiro della Danimarca è un ragazzo sereno. Rilassato, col sorriso, consapevole del suo ruolo e della sua dimensione, attorniato da persone che lo apprezzano. Peccato che tutto questo abbia una conseguenza: un fiume di parole inarrestabile.

COSTANTE – Già nell’ultima sosta il danese aveva parlato. A più riprese. Commentando la gestione di Conte, il suo impiego, le differenze con la Danimarca. Non il massimo quando sei già in una situazione in cui dall’Italia interpretano ogni tua alzata di sopracciglio. Una volta poteva essere un caso. Questione di sfogarsi a inizio stagione per una situazione effettivamente inaspettata e problematica, per tutti. La scusa però vale una volta. Ricominciare allo stesso modo, a poche settimane di distanza, vuol dire cercarsi i problemi.

PROBLEMA DI CAMPO – Per carità, gli sfoghi di Eriksen sono comprensibili. La situazione all’Inter sembra essersi ormai incancrenita, tanto che sono già tornate le suggestioni di mercato. Ma il giocatore sembra dimenticare che una parte di colpa è anche sua. Conte non fa i salti di gioia a schierarlo, questo ormai pare assodato. Però lo ha mandato in campo da titolare in diverse occasioni. Pure in partite sulla carta abbordabili, che proprio uno col talento del danese può dominare e indirizzare. Il numero 24 però non ha dato praticamente nulla sul campo in questa stagione. Niente gol, niente assist, ma si fatica a ricordare anche solo giocate rilevanti. Un rendimento che non aiuta a perorare la sua causa di povero incompreso.

SERVE UN SEGNALE – Nella Danimarca tuttavia Eriksen in queste soste qualche numero lo sta mettendo. L’assenza di fiducia in nerazzurro lo spegne fino a farlo sfiorire? Può darsi, ma questa assenza di personalità non è una scusa. Diventa parte del problema. Il rapporto con Conte va risolto in primis sul campo. Il danese è chiamato a fare la differenza, e finché fa scena muta dalla sua parte rimangono solo ipotesi. Se e ma. O, appunto, le parole che fioccano quando gioca con la Danimarca.

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