Conte e l’Inter fautori del proprio destino: registro da cambiare
Il destino dell’Inter è tutt’altro che segnato, nonostante molti funerali anticipati. Ma cambiare ritmo per gli uomini di Conte è ormai una conditio sine qua non, azione necessaria e improrogabile per riprendere in mano le redini.
MEZZA ESTATE – L’Inter aveva chiuso la scorsa stagione in modo semiperfetto, dal punto di vista dell’approccio. Dopo le importanti vittorie contro Napoli e Atalanta per conquistare il secondo posto, Antonio Conte ha guidato i suoi a una splendida cavalcata in Europa League. La sconfitta col Siviglia, in finale, dev’essere derubricata, e gli strascichi dimenticati. A parte quello scivolone, ad agosto si era vista un’Inter tonica, convincente e confidente nei propri mezzi. Una squadra dove il gruppo è superiore alla somma dei singoli. Questa formula dovrebbe essere ulteriormente elevata alla potenza, considerando gli acquisti estivi. Ma quell’approccio non si è ancora visto.
TITUBANZA – Sia l’Inter sia Conte sembrano frenati, sin dall’inizio di questa stagione. Nessuna escandescenza, né in campo né fuori, per il tecnico, che ha sempre avuto i suoi modi per motivare la banda. E, nonostante le due rimonte completate (Fiorentina e Parma) e le due sfiorate (derby e Real Madrid), non si è vista la stessa cattiveria agonistica in campo. Foga e impeto sono stati sostituiti da un raziocinio quasi cervellotico, che ha avuto il suo picco nella trasferta di Kiev contro lo Shakhtar Donetsk. Ma l’Inter e Conte non sono fatti per prendere il controllo e gestire: i nerazzurri rendono al massimo con le marce più alte, ma il timore di andare fuori giri non deve frenare. Urge cambiare registro alla squadra, anche nella modalità di costruzione della manovra. La sfida con l’Atalanta di domenica chiuderà il primo quarto (ipotetico) di stagione. Nulla è ancora perduto, a patto che testa e corpo si ricordino della loro identità e ritrovino la connessione.