Brozovic è il barometro dell’Inter! Conte si aggrappa al suo cervello croato
Marcelo Brozovic è attualmente un elemento inamovibile, assieme a Stefan de Vrij. Se gira il croato, la squadra va a meraviglia. Ma se quest’ultimo viene marcato o ha poco spazio per interagire coi compagni, la manovra diventa sterile.
PENSARE CALCIO – Cuore, polmoni e geometrie. Marcelo Brozovic ha scoperto troppo tardi di essere tagliato per fare il barometro. Il primo allenatore, a schierarlo in quella zona di campo, è stato Roberto Mancini. Ma la sua Inter si è rivelata troppo presto una grande bolla speculativa. In più, il croato era un giocatore fin troppo umorale in quel periodo, decisamente a suo agio con meno compiti d’impostazione e più spazio per ragionare. Con Luciano Spalletti, poi, ecco la definitiva mutazione: è il 1 ottobre del 2017 e Brozovic mette a segno una doppietta, in casa del Benevento, in meno di venti minuti. L’Inter inizia ad accorgersi di aver tenuto in casa un irrequieto cervello tattico, perennemente frustrato dai suoi stessi sbalzi d’umore.
IMPRESCINDIBILE – Nelle tre stagioni successive, Brozovic ha cambiato il suo modo di vedere e di approcciare il gioco. Il croato necessita di un’area atmosferica minima per esprimersi al meglio, ma ha velocizzato il pensiero gestendo alla grande il ritmo della manovra nerazzurra. Domenica scorsa, in un derby vinto in rimonta, il croato ha fatto vedere quanto sia in grado di incidere nei comportamenti della sua squadra. Era reduce da uno scomodo infortunio alla caviglia, e dunque in termini di reattività e sicurezza nel tocco è plausibile che avesse della timidezza da scrollarsi. Il Milan del primo tempo va letteralmente a nozze nelle praterie alle sue spalle. Ma quando Brozovic decide che è ora di ribaltare quel derby, lo fa nel modo più complicato possibile. Il suo sinistro al volo apre uno squarcio nella partita, indirizzandola sui binari nerazzurri. Il barometro croato segna pressione massima in quel momento. Gran parte delle ambizioni nerazzurre, passeranno dalla sua capacità di imporre altitudine, profondità e ritmo alla formazione di Antonio Conte.