Anno nuovo, Conte nuovo: dalla spregiudicatezza al rischio calcolato
Antonio Conte continua a lavorare molto sulla strategia di gioco della sua Inter. Il cambiamento da inizio stagione è palese, e ora i risultati gli stanno dando ragione.
IN PRINCIPIO – La stagione 2020-2021 dell’Inter e di Antonio Conte si è aperta all’insegna di una maggiore proiezione offensiva. Nell’undici che scende in campo è sempre presente il trequartista, più per sollevamento popolare che per reale convinzione del tecnico. Un cambiamento tattico di rilievo per il dogmatico 3-5-2 del tecnico, che trova posto per Christian Eriksen. E i benefici sono effettivamente presenti, perché l’Inter parte forte, con tredici gol nelle prime sei partite stagionali (nove nelle prime due). Il problema è che lo sbilanciamento offensivo penalizza la difesa: sono infatti dieci i gol subiti sempre nelle prime sei. E dopo lo 0-0 dell’andata contro lo Shakhtar Donetsk si iniziano a intravedere le difficoltà di affrontare blocchi troppo bassi, con troppi uomini. Urgeva quindi un altro cambio.
RITORNO ALLE ORIGINI – Così Conte torna sui suoi passi, e rispolvera il tanto caro 3-5-2. Un ritorno alle origini che restituisce solidità e certezze all’Inter. Che infatti inanella addirittura otto vittorie di fila. Rimane tuttavia la difficoltà nello scardinare gli avversari che si abbassano molto (vedi Udinese-Inter del 23 gennaio). Conte sceglie quindi di smentire ancora i detrattori che lo descrivono incapace di adattarsi. E dalla gara successiva abbassa il baricentro della sua Inter, scegliendo di accettare le salite avversarie. Per poi punirle letalmente in ripartenza, sfruttando la strapotenza fisica di Romelu Lukaku e la velocità supersonica di Achraf Hakimi.
ETICHETTE – Uno stile di gioco che non spegne le critiche, perché le accuse di catenaccio ed eccessivo difensivismo non cadono. Tuttavia Conte compie semplicemente una scelta intelligente, scegliendo di assumersi un rischio calcolato in difesa. È infatti meglio affrontare gli avversari a difesa schierata, che lasciare troppo campo alle spalle della mediana. Definire questo stile di calcio come catenaccio è un esercizio di stile per chi ama le etichette. Infine, accusarlo invece di essere rinunciatario è sbagliato, considerando che stiamo parlando del miglior attacco della Serie A (57 gol).