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Intervistato ai microfoni di “Calciomercato.com” all’interno della rubrica a lui riservata, Mario Sconcerti ha parlato dell’emergenza Coronavirus che riguarda tutti noi
ANALISI – Queste le parole di Mario Sconcerti sull’emergenza Coronavirus, un momento particolarmente difficile anche e soprattutto al di fuori del mondo del calcio. «Sono due mesi che vi parlo dalla mia stanza. Ho i capelli che mi arrivano alle spalle come quando ero uno studente chiuso dentro le università occupate. Ho visto più cose in questi due mesi che forse in tutta la vita. Sospeso nel niente eppure sempre con la testa a cercare di capire in fretta per poter essere il primo a scappare. Ci sono stati notti in cui ho avuto paura, sentivo arrivare qualcosa di indistinto mentre intorno il silenzio moltiplicava la veglia. Così adesso mi sembra di svegliarmi in una specie di primo giorno e parlare a un mondo di sopravvissuti. Vorrei ne fossimo coscienti. Abbiamo vissuto, stiamo vivendo qualcosa di eccezionale e drammatico che ha dato importanza alla nostra vita. Non siamo più la generazione del niente, dell’uguaglianza così pallida da diventare uno scarto. È come se il virus avesse dato storia a ciascuno di noi. Non siamo più indistinti. Siamo stati due mesi dentro a una notte e ne siamo usciti. Siamo tutti reduci».
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