Roberto Mancini, commissario tecnico dell’Italia, ha partecipato in Arabia Saudita a un incontro con gli allenatori del posto. Si è quindi discusso inevitabilmente dei tanti talenti italiani e della Serie A
In Serie A qualcosa sta cambiando a livello di gioco. E’ una cosa positiva anche per lei? La Serie A tornerà grande?
Il campionato di Serie A è stato fino agli anni ’90 il più bello del mondo perché lì giocavano i più forti. È strato bello e appassionante, poi c’è stata la crisi e l’appeal è calato. Il campionato inglese è cresciuto e così anche altri torneo in Europa. Lavorare in una Nazionale è diverso da allenare un club perché non si hanno i giocatori tutti i giorni, ma quando ho accettato questo lavoro lo sapevo… La speranza è che gli italiani giochino sempre di più: adesso la percentuale non è molto alta, ma speriamo che cresca. Il livello comunque sta migliorando e questo è positivo.
Vedere Verratti, Sensi, Jorginho, Barella, Tonali e Zaniolo in un centrocampo giovane come quello dell’Italia è stata una bella scommessa che lei ha vinto.
Chi fa l’allenatore deve credere nelle proprie qualità e pensare in modo positivo. Ho preso la Nazionale in un momento delicato e ho pensato che l’unico modo per uscire da una situazione difficile era puntare sui giovani, anche con poca esperienza, ma tecnicamente bravi. Volevo riavvicinare i tifosi alla Nazionale ed è andata bene. Sono stati bravi i ragazzi che hanno trovato una buona coesione e hanno iniziato a giocare bene. Poteva anche andare male, ma io ho creduto in questi ragazzi e loro sono stati bravi. È andato tutto bene.
Ha allenato l’Inter, il Galatasaray, la Nazionale… Cosa è importante per un tecnico per decidere di accettare un incarico, magari difficile?
L’Italia mi ha preso perché ero rimasto solo io (ride, ndr). Allenare la Nazionale è bello e importante, un grande onore. Non è semplice e banale arrivare su quella panchina e ho creduto molto nelle possibilità dei ragazzi che volevo chiamare. Le cose difficili sono le più belle da risolvere per me. Quando si fa una scelta si fa perché è una bella sfida da vincere, altre perché c’è un bel progetto del club, per costruire qualcosa che rimanga. A volte invece si può andare all’estero per fare un’esperienza diversa come ho fatto io.
Fonte: Andrea Ramazzotti – Corriere dello Sport.
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