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ESCLUSIVA IN – Vulpis: «Superlega, procedura irrituale. Suning così può abbattere debiti Inter»

La vicenda della Superlega, con tutti gli sviluppi riguardanti l’Inter e gli altri undici club fondatori, è il tema portante della settimana. Inter-News.it ha intervistato in esclusiva Marcel Vulpis, giornalista economico esperto di sport business, anche in relazione a quali potranno essere le prossime mosse di Suning.

L’annuncio della Superlega è un terremoto che ha scosso il mondo del calcio, non solo in Italia. Che idea si è fatto?

Tutta la procedura che ha portato alla nascita della Superlega è stata tecnicamente irrituale. Anche perché, normalmente, un progetto così importante, a torto o a ragione, viene annunciato con una conferenza stampa. Sotto il profilo procedurale mi sembra che questo progetto sia nato con una modalità carbonara, quasi come se dovesse essere nascosto fino all’ultimo. E le parole di Ceferin, che dice di Agnelli che ha spento il telefono, confermano questa tesi. I club hanno fatto una scelta che non è conforme ai miei valori: sono per il merito sportivo, la competitività e il principio della mutualità. Tutto questo rischia di essere vanificato da un progetto dove i tre club italiani, assieme agli altri nove europei, hanno fatto una scelta solo di business riferita solo a loro. Di fatto loro hanno escluso il resto del panorama europeo. Non è un progetto inclusivo, ma esclusivo: ha proprio la logica del country club di taglio calcistico, dove si entra solo se accettati. Inter, Juventus e Milan se esistono a oggi è perché hanno fatto parte di un sistema con regole opposte dalla Superlega, e se ne disinteressano per fini personali. Questo, per me, da un punto di vista etico e di rispetto delle regole è completamente sbagliato. E rischia di causare, nel tempo, un effetto tsunami con effetti negativi sugli interi sistemi calcistici di riferimento.

Si è parlato addirittura di estromettere Inter, Juventus e Milan dalla Serie A. Ipotesi realizzabile?

Da un punto di vista sanzionatorio ci sta che l’UEFA abbia alzato un muro e mostrato i muscoli. Ora diventerà una questione che dovrà essere dibattuta negli studi legali. L’idea di sanzionare ci sta, poi bisogna vedere se ha fondamento a livello giuridico. Lo potranno sapere gli studi legali a cui si affideranno l’UEFA e le federazioni, che oggi devono dimostrare il pugno duro. Altrimenti, se non lo fanno, è un invito anche per gli altri a uscire e partecipare a format alternativi.

Anche nel 1998-1999 si era arrivati a una proposta simile, che portò l’UEFA ad assecondare i grandi club e riformare i suoi tornei con effetto immediato dalla stagione seguente, portando la Champions League a trentadue squadre. Un compromesso del genere ora è pensabile?

Dal 1999 parte l’idea di lanciare la Superlega. Poi, in diversi momenti, ogni volta che c’è stata la possibilità che i top club potessero decidere di attivare una proposta di questo tipo in modo concreto, cosa avvenuta solo ora, c’è stata la volontà da parte dell’UEFA di rilanciare e aumentare la torta dei ricavi televisivi. In questo caso l’elemento disgregante è stato l’inserimento di un soggetto terzo, cioè JP Morgan, che ha messo sul tavolo tre miliardi e mezzo, un tesoretto importante, come pacchetto di benvenuto ai club fondatori. Ha fatto sì che ci potesse essere l’interesse meramente economico a entrare in un format molto più ricco, a oggi e sulla carta, rispetto a quello che offre l’UEFA. La Champions League ha una torta di ricavi di circa un miliardo e novecentomila euro, suddivisa però su trentadue club. Nella formula nuova si passa a trentasei, quindi con un’ulteriore redistribuzione. Quest’elemento, assieme al fatto che JP Morgan ha presentato un’offerta economica sicuramente di rottura, ha fatto sì che decidessero di aderire, a torto o a ragione.

Per le tre italiane, e l’Inter in particolare, quali benefici economici potranno esserci oltre alla cifra annunciata per la sola adesione?

Bisognerà capire molto meglio la formula di redistribuzione dei ricavi della Superlega. Già ricevere come benvenuto fra duecento e trecento milioni di euro è una cifra non banale. Non è mai successo che, solo per entrare, ti diano così tanti soldi. I top club hanno questo pacchetto di benvenuto, mentre se riesci a vincere la Champions League al massimo puoi arrivare attorno ai novanta-cento milioni. C’è una differenza netta e sostanziale, poi se si vuole creare una Superlega con dei super club questa è la formula che hanno scelto. Ma lì si chiudono e non si aprono, mentre la UEFA va nella direzione opposta. Ha una formula molto più democratica, mentre la Superlega è più aristocratica.

La presenza dell’Inter fra i club fondatori può aiutare Suning a uscire dalla situazione di difficoltà dell’ultimo periodo, sia cedendo la società a un valore più alto sia rimanendo?

Suning ha un’esposizione debitoria superiore ai 360 milioni. Con questo pacchetto di benvenuto, indubbiamente, abbatterebbe di molto l’esposizione economica, soprattutto nei confronti delle banche. E potrebbe avere una riapertura su prestiti o situazioni di questo tipo, sempre che il tesoretto venga utilizzato solo per quello. Invece, se viene utilizzato per il calciomercato, ti restano i debiti e te la giochi sui ricavi futuri. Poi bisogna vedere quanto la famiglia Zhang vuole continuare a investire sul prodotto Inter. Se dovesse volerlo ancora questa cifra, assegnata all’Inter, potrebbe essere un’àncora di salvataggio per tornare in corsa. Se invece dovesse essere per alleggerirsi dall’indebitamento, e presentare un pacchetto Inter più gradevole sotto il profilo economico-finanziario agli acquirenti, è un aiuto per vendere più velocemente.

Stanotte Florentino Pérez non ha escluso di poter iniziare la Superlega già dalla prossima stagione (vedi articolo). Ipotesi concreta o alla fine servirà solo a smuovere le acque con FIFA e UEFA?

Mi sembra un po’ azzardata come tempistica. Calcolando che loro non sanno cosa poter fare, così come la UEFA e le federazioni nazionali, mi sembra affrettato. Potrebbero essere pronti per il 2022-2023, avendo diciassette mesi a disposizione. Lo spazio per la mediazione c’è e ci sarà sempre, ma avendo messo in piedi un format di questo tipo, operando uno strappo con un boom mediatico del genere, mi sembrerebbe ancora più folle di averlo fatto. La palla passa alle federazioni di pertinenza, ma soprattutto a UEFA e FIFA. Saranno loro, a partire da Ceferin, a essere bravi a mediare e riportare questo progetto, se c’è lo spazio, all’interno dell’UEFA.

Si ringrazia Marcel Vulpis per la disponibilità mostrata nell’intervista.

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