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ESCLUSIVA IN – A. Paganin: «Inter nulla è perduto, calendario inusuale! Dybala? Capire una cosa»

Antonio Paganin, all’Inter dal 1990 al 1995 e ora allenatore, ha parlato in esclusiva a Inter-News.it di come si riparte dopo la nuova sosta per le nazionali. L’ex difensore vede ancora possibilità di rimettere a posto la stagione, già da domenica con la Juventus, e valuta le voci di mercato su Dybala.

Paganin, dopo questi due mesi negativi si riprende con Juventus-Inter. Come bisognerà approcciarla?

Chi è all’interno penso abbia il termometro della situazione. Questi quindici giorni di sosta aiuteranno tantissimo la guida tecnica a ricaricare le batterie, dal punto di vista nervoso e mentale, per prendere coscienza che nulla è perduto. Il margine d’errore è molto basso, pensiamo solo a quello che è stato sperperato e a come la squadra si presentava come la grande favorita. Quei discorsi sembrano distanti anni luce, come se il mondo interista si fosse rovesciato. Ma, come ora si può avvertire una difficoltà, c’è la forza per riprendere il timone ben saldi in mano e tornare padroni del proprio destino.

Quali aggiustamenti deve fare Simone Inzaghi per sistemare la squadra?

Il problema sostanziale che è emerso non è tanto la qualità della squadra, che ha dimostrato di saper giocare un buonissimo calcio a tratti anche spettacolare. È non aver trovato un’alternativa a Brozovic, colui che detta i tempi. Tante volte gli mettono la marcatura a uomo, ma lui ha acquisito la capacità di potersi togliere da questa marcatura e delegare a chi gli sta vicino. L’impressione è che quando c’è lui tutti siano più sicuri, perché sa come far girare la palla. Quando non c’è, invece, ci si affida a chi il ruolo e le competenze non le ha e la manovra perde di brillantezza. È questo il leit motiv dell’Inter: la palla gira più lentamente, senza gli interpreti in grado di ribaltare il risultato.

Chi può sostituire Brozovic?

Un giocatore con quelle caratteristiche forse è Calhanoglu, o Correa, gli altri sono tutti muscolari e fisici e fanno fatica. La mancanza di dinamismo di Brozovic è venuta a mancare, ma essendo l’Inter non ci si può nascondere dietro le difficoltà di un singolo giocatore, altrimenti tutto il telaio non funziona. Mi aspetto da Juventus-Inter che la squadra si risistemi.

In che cosa bisogna insistere per superare il momento negativo e giocarsela fino all’ultimo?

Sulle certezze acquisite in sei mesi di lavoro. Non penso che, da questo punto di vista, i giocatori siano diventati improvvisamente meno qualitativi. Può essere che magari si sia persa qualche certezza, ma domenica diventa interessante: se riprendi il filone che ha contraddistinto questa squadra, portandola in testa con un margine sulle inseguitrici, sarebbe un aspetto importante. Diventa anche psicologico: si è passati dall’essere padroni del proprio destino a dover rincorrere. C’è da capire che se l’Inter è stata in testa un motivo c’è: la bravura di una squadra è sapere come uscire dal momento difficile. Se ne esce bene trova una reazione forte.

Dybala domenica sarà avversario, poi potrebbe arrivare all’Inter a zero. Paganin lo prenderebbe?

Come qualità del singolo giocatore non si discute. C’è sempre da capire se un giocatore è funzionale al progetto o no: puoi anche prendere uno fortissimo singolarmente, ma se non è funzionale al tuo modo di interpretare calcio non serve a niente. Bisognerebbe essere all’interno, per sentire le valutazioni della società se lo ritengono adatto o meno al progetto Inter. Non discuto il valore del singolo giocatore, ripeto, ma uno forte messo in un contesto che non lo esalta lo rende normalissimo, e si rischia di fare un cattivo investimento. L’Inter è sempre stata attenta a scegliere i giocatori, da Dumfries a Dzeko fino a Calhanoglu, funzionali al progetto: bisogna capire se ritengono Dybala funzionale. Da fuori possiamo dire che ci può stare, ma le valutazioni vanno fatte a mente fredda.

C’è un tasto dolente che è la Nazionale: qual è stato l’errore principale?

Le nazionali, soprattutto quando devi programmare una fase finale come questa, avrebbero richiesto più tempo. Si possono discutere i diversi valori in campo con la Macedonia del Nord, però per un appuntamento del genere serviva più spazio per la Nazionale. Spesso succede che si arrivi a un appuntamento importante con pochi giorni su cui il CT può lavorare: la condizione non la danno quattro giorni a Coverciano, ma i club. I giocatori, anche per gli eventi e la compressione, non sono arrivati al meglio. Mi dispiace che la Nazionale rimanga fuori per due Mondiali consecutivi, ma bisogna riflettere per il nostro movimento.

Mancini oggi ha fatto intendere che non si dimetterà (vedi articolo). Paganin lo terrebbe?

Sì. Abbiamo condiviso quattro anni alla Sampdoria, conosco il suo metodo e so che è molto orgoglioso e ci tiene. Ne fa una questione di principio fare bene: quando uno è così determinato, indipendentemente dal nome, sono sempre propenso a fargli proseguire il lavoro. Ha in mano lo spogliatoio, questo è altrettanto importante per far capire anche che siamo pur sempre i campioni d’Europa in carica.

Anche con l’Italia Barella ha faticato, sembra essere fuori forma da tempo.

È difficile, nell’arco di dieci mesi, avere i giocatori sempre al top. Il calendario di quest’anno, soprattutto a gennaio e febbraio, ha compresso gli eventi con una cadenza quasi folle, ogni tre giorni. Dovendo poi permettere alle squadre di arrivare nel miglior momento possibile in Champions League gli scontri diretti si sono susseguiti fra gennaio e febbraio, in maniera inusuale. Penso all’Inter, che ha avuto Milan, Napoli e la Coppa Italia prima del Liverpool. Ho giocato e so che, quando hai così tanti eventi, il tuo serbatoio mentale fa fatica a svuotarsi e riempirsi. È difficile ricaricarsi velocemente, il calcio moderno porta a una ricarica di energie mentali superiori rispetto a un tempo. Gli eventi, per il discorso pandemico, si sono susseguiti in poco tempo e ci si gioca in una singola partita tutta la stagione.

Si ringrazia Antonio Paganin per la disponibilità mostrata nell’intervista.

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