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ESCLUSIVA IN – Mancini: «Inter arriva meglio, Roma un vantaggio. Mourinho un grande»

Mancini è un doppio ex di Roma-Inter di domani. L’ex esterno di giallorossi e nerazzurri ora è tornato in Brasile e fa l’allenatore: intervistato in esclusiva da Inter-News.it parla della partita dell’Olimpico, dei suoi trascorsi con Mourinho e Spalletti e del suo passato con le due maglie.

DOPPIO EXMancini ha giocato alla Roma dal 2003 al 2008 e all’Inter dal 2008 a gennaio 2010 e nella prima parte della stagione 2010-2011. L’ex esterno, ora allenatore, è uno dei principali doppi ex di domani e ne ha parlato in esclusiva a Inter-News.it.

Mancini, da doppio ex un giudizio su come arrivano Roma e Inter alla partita di domani.

È sempre una partita bella da giocare e da vedere, sono due grandi club. La Roma è una squadra che oscilla tanto, fa una partita bene e due-tre male. In questo periodo penso che l’Inter arrivi più preparata, in tutti i sensi: gli ultimi risultati, fra Venezia e Spezia, ha dimostrato di essere una squadra forte e concorrente per vincere lo scudetto. Penso che l’Inter arrivi molto meglio, poi la Roma con quell’ambiente allo Stadio Olimpico e i tifosi può avere un vantaggio.

Ricordi una partita particolare che hai giocato fra Roma e Inter?

Mi ricordo le finali di Coppa Italia con la Roma nel 2007, il 6-2 all’andata e il ritorno dove soffrimmo e l’Inter andò vicina a rimontare. All’Inter la vittoria della Supercoppa Italiana, nel 2008: era la mia prima partita, da ex subito dopo essere andato via da Roma.

Da allenatore, come giudichi il lavoro di Inzaghi dopo il biennio di Conte? In cosa può migliorare ancora l’Inter?

Inzaghi con la Lazio ha fatto un grandissimo lavoro. Ha portato all’Inter più dinamismo e flessibilità nei reparti: secondo me è un allenatore molto bravo, l’ha dimostrato negli anni. Ha portato cattiveria a bordocampo, la partita la sente tanto.

Che ricordi hai dell’esperienza con Mourinho all’Inter? Come lo vedi ora rispetto al 2008?

Ho un buon rapporto, anche se con lui ho giocato poco. Avevo fatto i primi mesi, poi ha cambiato modulo e mi ha messo fuori. Adesso secondo me soffre un pochettino perché comunque la Roma non è l’Inter dell’epoca, deve lavorare un po’ di più. Comunque il mister è un grande, per tutto quello che ha vinto e per quello che rappresenta per il calcio mondiale. È un comunicatore eccezionale, va proprio dentro di te.

Con Spalletti alla Roma invece come fu l’esperienza?

È stato l’allenatore con cui mi sono trovato meglio, calcisticamente sono cresciuto tantissimo. Lui è uno che ti insegna, ti dà i colpi da fare in campo. È stato uno dei migliori momenti della mia carriera: mi ha cambiato ruolo, mi ha tolto da destra e messo a sinistra. Potevo rientrare dentro, tirare in porta e fare cross: lui su queste cose mi ha dato tanto. È una persona molto sincera, uno che ti dice le cose in faccia e che ha un carattere forte. Lo vediamo al Napoli: è una squadra che sa giocare bene, sa come e dove attaccare così come difendere.

Mancini, sei stato un precursore degli attaccanti moderni che partono dalla fascia. C’è qualcuno ora in cui ti rivedi?

È stato Spalletti a iniziare a fare questo processo con me. Oggi nel calcio mondiale si dribbla poco, non c’è uno contro uno: molto più possesso palla, manca questo tipo di giocata. Secondo me le squadre dovrebbero concentrarsi sulla tecnica individuale, si attacca pochissimo lo spazio anche se in Italia su questo siete i più bravi di tutti. Negli ultimi anni c’è più fraseggio.

A posteriori, come giudichi il tuo periodo all’Inter? Cosa accadde col passaggio al Milan nel 2010?

All’Inter, come ho detto prima, non capisco: stavo bene, poi non mi sono adattato alla città. È difficile, però non mi pento di essere andato all’Inter. Comunque è una società grandissima, ho vinto scudetto e Supercoppa Italiana. Giocare all’Inter è il sogno di qualsiasi giocatore. Andare al Milan è successo perché non giocavo e mi chiamò Leonardo, poi mi sono fatto male restando fuori due-tre mesi. Il Milan mi voleva riscattare, poi però essendomi fatto male è normale che alla fine non lo fece. Però tutto è servito come esperienza, anche per la mia carriera da allenatore.

Ti piacerebbe tornare ad allenare in Italia dopo la breve parentesi al Foggia? Con quale progetto?

Mi piacerebbe tornare un giorno in Italia, è la mia seconda casa. Ho ancora casa a Roma, quando sono andato a fare il corso ci ho vissuto per tre anni. Purtroppo con la pandemia non si è potuto viaggiare, ma mi piacerebbe tornare e prendere un progetto a medio-lungo termine, con una squadra che mi dia fiducia. Posso iniziare anche dalla Serie C o comunque dal basso, l’importante è che sia una società con copertura e struttura per fare investimenti e una squadra competitiva.

C’è qualche talento brasiliano emergente che ritieni possa servire all’Inter?

C’è Antony che gioca nell’Ajax, è molto forte. Però deve ancora crescere, è molto giovane.

Si ringrazia Mancini per la disponibilità mostrata nell’intervista.

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