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Serie A barzelletta: pronti, partenza, via… e stop! La pezza peggio del buco

L’Italia del calcio accelera verso la ripresa. C’è da completare l’ultimo terzo di stagione, ma tra Serie A e Coppa Italia è vietato sbagliare. Anzi, è vietato fermarsi. Ed è proprio questo il problema più grande, perché oggi non ci sono certezze sulle possibilità di terminare tutto. La ripartenza con handicap può essere più grave dello stop prolungato

PRONTI – Le parole odierne di Giovanni Malagò – Presidente del CONI, mica uno qualsiasi – non sono passate inosservate (vedi dichiarazioni). Non tanto per la periodicità del suo 99,9%, che può significare tutto o niente. [Tutto, perché sembra impensabile non veder ripartire la Serie A dopo quanto detto e fatto. Niente, perché quell’unico briciolo di percentuale mancante potrebbe bloccare tutto e creare un alibi.] Quanto per il duplice scenario previsto. Sì, se non c’è il 100% è palese che qualcuno si stia tenendo un paracadute pronto all’uso. Per atterrare più comodo. Non si sa mai eh. Ed è proprio quello che l’Italia del calcio avrebbe dovuto evitare in caso di ripartenza. Peccato.

PARTENZA – Lo stiamo dicendo da giorni, ormai settimane, ma è chiaro a tutti che l’industria italiana del calcio debba ripartire. Un’industria che ormai si affida totalmente alla Serie A, dimenticando tutto quello che c’è sotto. Così è deciso. E allora ben venga la (ri)partenza, a quanto pare fissata per il 13 giugno. Una data lontana un mese. Un mese in cui potrà succedere ancora di tutto. In meglio e/o in peggio, dipende dalle prospettive. Una ripresa del campionato tanto voluta quanto forzata. Proprio per questo c’è il rischio che, non avendo fatto nulla nei primi due mesi, sarà così anche in quello successivo pre-campionato. Tutto lasciato al caso. In Italia si naviga a vista.

VIA – Provando a essere positivi (nel senso non medico del termine, ndr), tra un mese si tornerà in campo per recuperare quanto perso a fine febbraio (Inter-Sampdoria e non solo). E sperando che blindare seriamente (ermeticamente?) i ritiri sarà la strada intrapresa da tutte le società per limitare i contagi, magari vedremo anche un bel po’ di partite. In programma ce ne sono 127 tra Serie A e Coppa Italia entro e non oltre il 2 agosto. E poi c’è la UEFA, guai a posticiparne qualcuna! Ogni tre giorni e in estate. Chissà in che orari, con che ritmi e temperature. E che condizioni atletiche. Cercando di evitare il più possibile i contatti in uno sport di contatto. Intanto si riparte, poi vediamo.

STOP – In caso di una positività – una! – è probabile che, come ripartirà, la Serie A verrà fermata. Definitivamente? Probabile, congelando la classifica e decretando vincitori e vinti a campionato incompleto. E non è questione di avere la sfera di cristallo. La gravità di affermare la (quasi) certezza di ripartenza ma la (totale) incertezza di terminare il campionato non è quantificabile. Dopo oltre due mesi di stop forzato, nessuno si è posto questo problema: le possibilità che la Serie A finisca in condizioni “normali” sono pressoché nulle. Anche in questo caso, non esiste il 100%, ma forse un buon 99,9% periodico sì. E allora, davvero vale la pena far ripartire questa farsa? Non è più nemmeno una questione economica, perché se si stoppa nuovamente tutto rischia di essere più grave di prima. Oltre al protocollo sulla sicurezza di atleti e dipendenti (con famiglie…), serve un regolamento ad hoc per portare la stagione a termine nonostante il Covid-19. Nonostante tutto.

Il piano B della Serie A ancora non esiste e chissà se esisterà mai. Affidarci alla speranza che il Coronavirus diventi meno aggressivo o far diventare la Serie A una bolla non è la strategia vincente. Non si può ripartire per non finire, adesso servono solo certezze.

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