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Sensi era un problema ieri, non si scopre oggi: l’Inter ha scelto di rischiare

Sensi si è fermato. Di nuovo. A stagione appena iniziata. Il calvario del numero 12 dell’Inter non fa più notizia. Semmai fa notizia credere che la società nerazzurra abbia davvero accolto con stupore l’ennesima bandiera bianca alzata in tempi record dal centrocampista italiano

UROBORO – Iniziare la stagione considerando Stefano Sensi titolare o semi-titolare non diventa un problema al primo (lungo?) stop per infortunio. Il problema sta nella decisione precedente. L’Inter ha scelto di rischiare qualcosa che non si regge(va) in piedi nemmeno nello scenario più ottimistico possibile. La cartella clinica del centrocampista classe ’95 evidenzia sia i motivi delle assenze sia soprattutto i periodi di assenza. Considerarlo “in rosa” finché c’è un contratto in corso è giusto, considerarlo “fondamentale” è sbagliato a priori. A prescindere da come andrà poi la stagione. Gli infortuni a volte sono casuali, altre volte sono prevedibili. Nel caso di Sensi ora siamo nella seconda opzione. Farsi male per un contrasto, approcciato male per disabitudine proprio per paura di farsi male, è paragonabile all’autolesionismo. Si rischia il paradosso: Sensi non gioca perché si fa male spesso o si fa male perché non gioca spesso? Questione di concetto e di modello prestativo. Di causa ed effetto. La soluzione è meno semplice di ciò che si vuole far credere. E non è solo un argomento calcistico, purtroppo. Un ciclo inarrestabile (di problemi).

Sensi presente più fuori che dentro il campo

NUMERI – Oggi l’Inter ha annunciato che Sensi verrà rivalutato tra una settimana (vedi comunicato), quando sarà stimato il recupero dall’ennesimo infortunio. Una data solo ipotetica, nulla di così sicuro. Perché non si può più fare affidamento su un atleta che non dà garanzie praticamente da sempre. Andando a ritroso, i numeri di Sensi dicono che nelle ultime cinque stagioni ha giocato circa 635 minuti (l’equivalente di 7 partite complete, ndr), 1012′ (11.5), 2142′ (24), 1217′ (13.5) e 1285′ (14.5). Si tratta di 70 partite da 90′ contate male in cinque stagioni con la maglia del proprio club (Sassuolo prima e Inter poi) tra Serie A, Coppa Italia e competizioni internazionali (Champions League ed Europa League). Un numero quasi identico alle partite che ha saltato per infortunio, che oscillano proprio tra 65 e 70. Il tutto senza considerare la Nazionale Italiana… Nello stesso periodo di tempo i giorni di assenza superano l’anno, arrivando a toccare e superare quota 380. Per questo è sbagliato parlare di “caso Sensi” all’Inter, oggi. Il problema era noto già prima dell’acquisto in prestito, del riscatto e della conferma in rosa. L’importante investimento economico è stato fatto a perdere ma “giustificato” dal talento raro. Perché Sensi era, è e sarà sempre questo (almeno finché non risolve la situazione… ma si può risolvere?).

Il rischio che non dà né toglie all’Inter

SITUAZIONE – Quando si parla di “rischio calcolato”, si intende proprio valutare una cosa per fallimentare in partenza e magari – successivamente – raccogliere più del previsto. Con soddisfazione, possibilmente. L’Inter lo ha fatto con Sensi, anche quest’anno. Il problema che riguarda Christian Eriksen è stato tamponato con l’arrivo a parametro zero di Hakan Calhanoglu, ma tutti gli altri problemi sono solo stati rinviati alla prossima stagione. Compreso quello di Sensi. E l’Inter lo ha deciso puntando sulla quantità, non sulla qualità né sulla continuità di chi è rimasto. La rosa a disposizione di Simone Inzaghi è più ampia ma senza doppi ruoli. Non ci sono backup per i titolari. Se manca un titolare, la prima riserva utile lo rimpiazza facendo cambiare natura alla squadra in campo. Si è già capito e visto abbondantemente dopo tre partite. Il 3-5-1-1 con Sensi trequartista è stato un test in modalità emergenza, niente di così davvero convincente e fattibile in una stagione con addirittura cinque attaccanti a disposizione. L’Inter ha scelto di rischiare così ma senza Sensi perde una “risorsa” che avrebbe fatto comodo. Perché a questa rosa oggi manca qualità, non quantità. E non lo si scopre oggi, dopo l’ennesimo forfait del numero 12. La decisione è stata presa da tempo, le conseguenze in ogni caso non saranno più gravi di quelle valutate in fase di scelta. L’Inter ha iniziato un’altra stagione senza puntare realmente su Sensi, ma solo sperando di vederlo in campo con più continuità e concretezza. Per il momento è utopia. Chissà dopo il prossimo recupero/rientro… Adesso tocca solo pazientare.

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