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Pagellone Inter 2022: Perisic top, 8.5! Radu non unico 4. Ecco tutti i voti commentati

Pagellone Inter 2022 completo! L’anno nuovo è appena iniziato ma è necessario un ultimo sguardo più approfondito a quanto fatto negli ultimi 365 giorni in casa nerazzurra. Il migliore è l’ormai ex Perisic, che da esattamente sei mesi non è più un calciatore dell’Inter per sposare il progetto Tottenham a parametro zero. Più di un bocciato, a partire dall’ex dodicesimo Radu, protagonista in negativo dei 90′ più importanti dell’ultimo anno solare e oggi alla Cremonese. Di seguito tutte le 40 pagelle commentate, dal capitano Handanovic al Presidente Zhang

Pagellone Inter 2022 – PORTIERI

(N. 1) SAMIR HANDANOVIC 5 – Il 2022 passerà alla storia come l’anno del cambio di gerarchie tra i pali nerazzurri. Alla seconda parte della stagione precedente (venti gol subiti, ndr), il capitano dell’Inter aggiunge una prima parte di stagione attuale da dimenticare. Già tredici gol incassati in appena otto partite e porta inviolata solo in due occasioni. Un declino atletico-fisico prevedibile, al di là dei soliti errori tecnici. A 38 anni è palese non gli si possa chiedere di più, sebbene il ruolo da dodicesimo non gli vada così a genio. La sufficienza, però, è lontanissima…

(N. 21) ALEX CORDAZ NG – Nessuna presenza in stagione né nell’anno solare che sta per terminare per il terzo portiere dell’Inter. Uomo-spogliatoio che nell’ambiente interno fa la differenza ma il campo non lo vede nemmeno per sbaglio. Pertanto ingiudicabile. Senza voto.

(N. 24) ANDRÉ ONANA 6 – Le prime tredici partite in maglia Inter danno fiducia ma non sono ancora vicine al livello auspicato. Anche perché sedici reti subite sono tantissime a prescindere dal tipo di partite giocate. Onana inizia da dodicesimo per poi diventare numero uno sfruttando la vetrina internazionale della Champions League. I cinque clean sheet stagionali sono migliorabili, le prestazioni tra i pali pure ma la regia con i piedi è uno dei tanti motivi per puntare con convinzione sul classe ’96 camerunese. Oggi e domani. Migliorerà ancora. Sufficienza piena.

(N. 55) GABRIEL BRAZAO NG – Fallito il prestito anche al Cruzeiro, sempre causa grave infortunio, fa ritorno a Milano in anticipo per riabilitarsi. Lo sfortunatissimo classe 2000 brasiliano difficilmente resterà all’Inter nel 2023 da terzo/quarto portiere e/o vedrà il campo. Vedi Cordaz.

(N. 97) ANDREI RADU 4 – Due presenze, entrambe da dimenticare, prima dell’ennesimo “arrivederci Inter” tra le polemiche. Quattro gol subiti. In Coppa Italia contro l’Empoli un autogol goffo e sfortunato ma indolore. In Serie A contro il Bologna l’errore che consegna virtualmente lo Scudetto al Milan. Il prestito alla Cremonese, a quanto pare già naugrafato in attesa della nuova destinazione ufficiale, ora non aiuta i piani nerazzurri per il suo futuro. Crisi senza fine per il classe ’97 rumeno cresciuto nel Settore Giovanile dell’Inter. Insufficienza indiscutibile.

Pagellone Inter 2022 – DIFENSORI

(N. 6) STEFAN DE VRIJ 5 – Gli errori difensivi più gravi dell’anno portano la sua firma. Una marcatura troppo leggera, un’altra nulla. Qualche distrazione di troppo. I Mondiali in Qatar da spettatore non pagante fisso in panchina completano il 2022 orribile del 30enne olandese, il cui contratto in scadenza a fine stagione rischia di essere un boomerang. Ha abituato l’Inter a ben altre prestazioni ma il calo adesso sembra essere inesorabile e deve far riflettere. Il peggiore.

(N. 11) ALEKSANDAR KOLAROV NG – Ultima stagione da calciatore in attività senza attività. Appena dieci convocazioni in panchina, solo per far numero, ma senza mai giocare. Un finale di carriera non degno del classe ’85 serbo, uscito di scena senza l’ultimo colpo. Un fantasma.

(N. 13) ANDREA RANOCCHIA 6 – Le ultime cinque apparizioni con la maglia dell’Inter non resteranno nella storia ma la prima dell’anno un qualcosa di indimenticabile in realtà lo ha. Il bellissimo gol in Coppa Italia contro l’Empoli in pieno recupero serve a recuperare una partita che sembra ormai persa (anche a causa di un suo errore, ndr). E il successivo passaggio del turno vale come input per il trionfo finale. L’ultima giocata da capitano nerazzurro per il classe ’88, ritiratosi da poco in seguito al grave infortunio rimediato con la maglia del Monza. Voto politico.

(N. 15) FRANCESCO ACERBI 7 – L’acquisto più rumoroso dell’ultima campagna di trasferimenti nerazzurra. E forse anche l’acquisto più azzeccato dell’ultimo anno, finora. In prestito, in teoria solo per far numero in sostituzione dei due ex nerazzurri a fine carriera, ma in pratica titolare aggiunto della linea a tre di Simone Inzaghi. Sarebbe da riscattare per tenere alto il livello della retroguardia in vista del necessario avvicendamento tra alcuni profili ma è altrettanto vero che l’obiettivo svecchiamento non è da ignorare. A ogni modo, poche sbavature e tanta concretezza nella prima parte di stagione all’Inter. E bisogna sottolinerarlo dopo le polemiche. Il migliore.

(N. 33) DANILO D’AMBROSIO 6 – Sei spezzoni di partita in stagione non alterano il giudizio delle prime diciassette prestazioni dell’anno in maglia Inter. Presente in emergenza e disposto al sacrificio per rendersi utile alla squadra. Il jolly tuttofare nerazzurro sta pian piano cambiando il suo status di gregario ad Appiano Gentile. Meno tappabuchi nei vari reparti, più collante all’interno del gruppo. Perché i problemi fisici non gli danno tregua. Coetaneo dell’ex numero 13 e degno sostituto in rosa per prenderne il posto di capitano non giocatore. Vedi Ranocchia.

(N. 37) MILAN SKRINIAR 6.5 – La media tra il buon finale della passata stagione e l’avvio sottotono di questa. Al di là della telenovela contrattuale, che sta imbarazzando non poco l’Inter a livello di credibilità progettuale e soprattutto in termini di strategia, il “quasi capitano” dell’Inter (vedi editoriale) chiude il 2022 con performance in netto calo rispetto agli anni passati. Forse l’anno nel complesso più buio da quando è a Milano, essendo comunque sempre protagonista in campo. C’entra la questione rinnovo? Se così fosse, non sarebbe una scusa ma una doppia nota di demerito. Sulla carta è e resta il miglior difensore in rosa ma in questi mesi si sarebbe dovuto imporre anche come il migliore in Serie A. Occasione finora sprecata male. Bene ma non basta.

(N. 95) ALESSANDRO BASTONI 6 – Troppi alti e bassi nell’anno della consacrazione forse mancata. E infatti all’Inter è mancata la continuità del suo unico terzo mancino puro in rosa. L’unico a non avere un backup con caratteristiche simili in rosa. Le continue assenze tolgono troppo all’Inter sia in copertura sia in costruzione. E qualche marcatura troppo superficiale, sulla scia del peggior de Vrij, completa il pacchetto delle note negative. Non mancano, ovviamente, anche quelle positive: quando c’è ed è in forma, fa la differenza. Paradossalmente più in fase di spinta, in cui risulta un valore aggiunto per la manovra dell’Inter. In calo rispetto al 2021 e ai primi cinque mesi dell’anno ma senza mai rischiare veramente il posto. Promosso con riserva.

Pagellone Inter 2022 – CENTROCAMPISTI

(N. 2) DENZEL DUMFRIES 6.5 – La seconda parte di 2022, dopo l’ottimo inizio di anno, rovina non poco il giudizio complessivo sull’esterno destro olandese. L’arma tattica dell’Inter in questa stagione sta facendo mancare la continuità tecnico-tattica trovata dopo il primo difficile semestre in Italia. Un crollo abbastanza evidente, limitato da alcuni picchi positivi. Può fare molto di più. Promosso con sufficienza piena ma secondo semestre da dimenticare. E occhio al mercato ora.

(N. 5) ROBERTO GAGLIARDINI 5 – Ennesimo anno da ultima riserva della linea mediana. Ed ennesimo anno in cui trova più spazio del previsto. Il motivo sta nelle caratteristiche fisiche diverse da quelle dei compagni di reparto, ma sono le caratteristiche tecniche a finire sotto la lente d’ingradimento. E tatticamente continua, inesorabile, il suo processo di decrescita. Altro contratto in scadenza che adesso rischia di non essere rinnovato. Figurina (di completamento).

(N. 8) MATIAS VECINO 4.5 – L’addio a parametro zero nel 2022 significa addio con sei mesi di ritardo. Forse anche dodici. Probabilmente ventiquattro. Appena otto spezzoni di partita utili solo per le statistiche. E nemmeno per quelle. Presenza impalpabile una volta uscito ufficiosamente dal progetto interista. Poteva finire meglio, poteva finire prima. Doveva finire ed è finita… il 30 giugno, però. La Lazio lo aspettava da tempo, all’Inter da ex non è mai servito. Agonia (inutile).

(N. 8) ROBIN GOSENS 5 – L’acquisto più costoso del mercato invernale e anche dell’intera campagna di rafforzamento del 2022. L’Inter lo acquista da infortunato e non lo riesce mai davvero a lanciare da protagonista. Forma psico-fisica da ritrovare. Al di là degli assist, i tre gol segnati fanno ben sperare per il 2023. Soprattutto quello di Barcellona. Al momento, però, non si può parlare di annata positiva per l’esterno sinistro tedesco. Più che una bocciatura, è ciò che manca, dopo l’importante investimento fatto a gennaio, a condizionare il giudizio. Da rivedere.

(N. 12) STEFANO SENSI 6 – Stappa la sufficienza per il decisivo gol pre-arrivederci contro l’Empoli in Coppa Italia. Prima e unica apparizione in maglia Inter nel 2022. Poi metà stagione in prestito alla Sampdoria e metà al Monza, alternando qualche fiammata ai soliti problemi. Da infortunato vale zero ma quando (?) sta bene può fare la differenza. Come dimostrato. Mistero (irrisolto).

(N. 12) RAOUL BELLANOVA SV – Minutaggio da poco più di una partita sia in Serie A sia in Champions League. Impossibile giudicarlo in maniera onesta, se non con un voto politico come il 6. Il classe 2000 in prestito dal Cagliari per ora è solo un turista ad Appiano Gentile. Senza voto.

(N. 14) IVAN PERISIC 8.5 – L’addio a parametro zero in direzione Tottenham interrompe quello che sarebbe potuto essere un anno indimenticabile in maglia nerazzurra per l’esterno sinistro croato. Già miglior calciatore dell’Inter nella passata stagione, bastano cinque mesi per restare ai vertici di questa “classifica” interista, anche perché a maggio mette KO la Juventus in finale di Coppa Italia con una doppietta indimenticabile. Nella seconda parte dell’anno nessuno riesce a impensierire la sua leadership. Il voto negativo di Gosens, suo erede designato, è una conseguenza di ciò che lascia l’ex n.14 nerazzurro. Un’eredità troppo pesante da colmare, perfino sul mercato (figuriamoci senza investire…). E l’Inter sta pagando malamente il buco creatosi sulla fascia sinista ma anche nello spogliatoio. Atleta enorme. Professionista vero. Top. Il migliore.

(N. 14) KRISTJAN ASLLANI 5.5 – Il voto più giusto probabilmente sarebbe il… senza voto. Gioca poco. Troppo poco. Eppure le premesse di inizio stagione erano diverse. Non riesce a imporsi nelle rotazioni, lasciando più spazio del previsto a Gagliardini ma non solo. Quando chiamato in causa alterna poche buone cose a troppi difetti dettati dall’età. Vedi l’errore sotto porta a Barcellona. Forse è solo questione di tempo o forse di timidezza ma il talento non si discute. Perché c’è. Al momento, però, non raggiunge la sufficienza piena. Rimandato (di un semestre).

(N. 20) HAKAN CALHANOGLU 8 – Dopo aver fatto dimenticare Christian Eriksen nel ruolo di mezzala nella seconda metà del 2021, il classe ’94 turco ha il compito ancora più arduo di rimpiazzare, a rotazione, gli altri assenti della mediana nerazzurra. E lo fa benissimo, soprattutto da regista nell’ultima parte dell’anno. Più alti che bassi da quando si trova nella Milano interista. Agli assist da fermo fa seguire anche gol sia dal dischetto sia dalla distanza. Il 2022 è senza dubbio il suo anno. E sarà difficile fare ancora meglio. Centrocampista completo. Colpo (a zero).

(N. 22) ARTURO VIDAL 6 – Termina la sua avventura biennale all’Inter con il ruolo di comparsa. Pochi minuti nei finali di partita ma presenza fissa nelle rotazioni. Non si risparmia mai e riesce a sfoderare anche prestazioni inaspettate (ad esempio contro il Liverpool). I costi sono troppo alti già al momento della firma, l’addio a fine stagione non è nemmeno scontato. Di più. Alla fine lascia un ricordo positivo ma pur sempre fuori portata economica. Guerriero (a fine carriera).

(N. 22) HENRIKH MKHITARYAN 7 – Il finale di carriera sembra più lontano di partita in partita, a differenza del predecessore cileno. Inizia sottotono, anche a causa dei postumi dell’infortunio, ma si prende subito la scena nel ruolo di mezzala. Si reiventa Calhanoglu quando il turco è chiamato a reinventarsi a sua volta. Ci si aspettava un centrocampista di qualità a fine corsa, invece l’Inter scopre un profilo in grado di garantire anche tanta freschezza e quantità. Sorpresa (inaspettata).

(N. 23) NICOLÒ BARELLA 6.5 – Gli alti e i bassi caratterizzano da sempre la sua avventura in maglia nerazzurra. Alterna malissimo i momenti di lucidità al buio totale. Il giudizio finale non può non essere sufficiente ma non è questo il suo livello. Non è questo il centrocampista che dovrebbe prendere in mano l’intera squadra e non solo il reparto mediano. La speranza è che il 2023 possa essere davvero l’anno della svolta. L’anno della maturità. Bene (ma non benissimo).

(N. 32) FEDERICO DIMARCO 7 – Un po’ difensore, un po’ attaccante. Poco centrale, molto esterno. Di fatti un centrocampista a tutta fascia con pregi e difetti nella doppia fase di gioco. Il classe ’97 mancino cresciuto nel Settore Giovanile dell’Inter inizia l’anno da backup sia del terzo sia del quinto sinistro nel 3-5-2 inzaghiano per poi imporsi come titolare in sostituzione di Perisic. Gosens, di conseguenza, diventa la sua riserva. Pur con qualche sbavatura è senza dubbio il singolo che mostra la crescita più netta a livello prestativo. Mezzo voto in più per questo. Maturo.

(N. 36) MATTEO DARMIAN 6 – Sempre più jolly, sempre meno protagonista. Più riserva duttile che titolare fisso. Il classe ’89 scuola Milan negli ultimi 365 giorni a tratti gioca più a sinistra in emergenza che a destra nel turnover. Anzi, per un periodo anche più nei tre dietro anziché nei cinque in mezzo. L’affidabilità è quella già nota. Inizia a mancare, però, qualche spunto decisivo. La giocata decisiva. Il compitino, comunque, è sempre garantito. E non si discute mai. Prezioso.

(N. 77) MARCELO BROZOVIC 7 – L’assenza più grave. L’Inter sprofonda quando non c’è. E purtroppo le assenza aumentano rispetto allo storico. Il problema non è il classe ’92 croato bensì il fatto che ad Appiano Gentile non si siano accorti in tempo della necessità di trovargli un alter ego in rosa. La soluzione interna Calhanoglu arriva troppo tardi ed è una colpa altrui. Certo, anche quando è a disposizione non sempre brilla come in passato. Tanta corsa e sacrificio ma dovrebbe incidere molto di più nella manovra e nei risultati dell’Inter. Leader (senza leadership).

(N. NA) DALBERT NG – Completa la batteria di esterni solo a livello teorico, nemmeno numerico. Infatti non ha un numero assegnato. Il classe ’93 brasiliano, rientrato alla base per fine prestito ma infortunatosi durante le vacanze estive, è a fine contratto ed è come se fossi fuori rosa. Ultimi sgoccioli di Inter senza nemmeno vedere il campo, probabilmente. Andrà via a gennaio? Esubero.

Pagellone Inter 2022 – ATTACCANTI

(N. 7) ALEXIS SANCHEZ 7 – A gennaio all’ultimo secondo con un gol mette la sua firma sulla vittoria della Supercoppa Italiana contro la Juventus, a marzo nel bel mezzo della possibile impresa becca l’espulsione che “sancisce” l’uscita dalla Champions League a Liverpool, a maggio contribuisce al trionfo in Coppa Italia sempre contro i bianconeri. In mezzo tante polemiche, anche inutili, da leone in gabbia ma alla fine come jolly dalla panchina dà più garanzie di altri. Un ottovolante impazzito. E la sua mancanza all’Inter, paradossalmente, oggi si sente. Rimpianto.

(N. 9) EDIN DZEKO 8 – Inizia la sua avventura all’Inter da erede del precedente (e ingombrante…) numero 9 e a metà anno se lo ritrova nuovamente ad Appiano Gentile con l’idea di dettar legge rendendolo suo vice. Al momento, invece, è il classe ’86 bosniaco a dettarla. E ad aver bisogno di un alter ego credibile per rifiatare. I quindici gol segnati nell’anno solare devono sommarsi agli assist e alle occasioni create. A 36 anni nessuno avrebbe mai pensato di vederlo in queste condizioni e in questa situazione di traino dell’intero gruppo. Classe pura e rarissima. Gigante.

(N. 10) LAUTARO MARTINEZ 8 – Il conteggio finale dice ventidue. Tanti sono i gol del classe ’97 argentino nell’anno solare. E questi ne fanno il miglior marcatore dell’Inter negli ultimi 365 giorni. Normale quando sei titolare fisso e inamovibile per mancanza di alternative. Altrettanto normale quando sei un riferimento per la squadra. L’anno si chiude in triofo con il Mondiale vinto in Qatar con la sua Argentina ma sono le prestazioni in maglia Inter a interessare maggiormente. Oltre ai gol c’è tanto altro. Assist, energia, impegno, orgoglio, umilità. C’è tutto questo ma anche qualche pausa di troppo in zona gol. Il digiuno a intermittenza penalizza un po’ il giudizio finale sul Toro argentino, che (da solo…) non riesce a compensare tutti i difetti offensivi della sua squadra. E mezzo voto in più lo merita come premio per essere il capocannoniere dell’Inter 2022. Bomber.

(N. 11) JOAQUIN CORREA 4.5 – Esperto di infortuni. Specialista di gol che non servono. Solo cinque in tutto il 2022. Il primo anno (e mezzo) del classe ’94 argentino a Milano è solo da dimenticare. L’investimento a perdere fatto dall’Inter fa felice solo la Lazio ma ne paga le conseguenze ecnomico-finanziarie e soprattutto tecnico-tattiche solo l’Inter. La Nazionale Argentina, infatti, dopo il suo forfait last minute, vince ugualmente i Mondiali. L’Inter, invece, non sa mai come, quando, quanto e se poterlo utilizzare. E perché. Nel 2023 addio o rivalsa? Incubo.

(N. 45) VALENTIN CARBONI SV – Completa il reparto offensivo con la qualifica di “quinta punta” ma in realtà non è una punta. E non è neppure un attaccante. Fa numero perché l’Inter si ritrova costantemente in emergenza in attacco. E il classe 2005 argentino fa numero con il quarto d’ora abbondante giocato tra Serie A contro la Roma e Champions League contro il Bayern Monaco. Due sconfitte caratterizzate dalla mossa della disperazione finale. Da riproporre in futuro. Talento.

(N. 48) MARTIN SATRIANO NG – Non fa in tempo a giocare in maglia nerazzurra nel 2022 prima di andare in prestito al Brest, in Francia. Torna in Italia per la seconda parte dell’anno ma continua l’avventura lontano da Milano: oggi è all’Empoli in cerca di spazio. E magari qualche gol. Giovane.

(N. 88) FELIPE CAICEDO SV – A differenza del classe 2001 uruguayano, trova il tempo per scendere in campo tre volte, mettendo insieme un minutaggio così ridicolo da chiedersi: perché è stato preso? Operazione ancora oggi inconcepibile e sanguinosa a livello finanziario, nonostante il prestito secco senza pretese future. E anche senza pretese calcistiche, a quanto pare. Pacco.

(N. 90) ROMELU LUKAKU 5 – Due gol, di cui uno totalmente inutile, nelle poche occasioni in cui si è visto in campo con la maglia dell’Inter. Solo otto presenze. Subito infortunato, poi la ricaduta e infine il periodo pre-Qatar 2022. Nemmeno i Mondiali con la Nazionale Belga restituiscono al centravanti in prestito dal Chelsea il ruolo di protagonista. La voglia di tornare a Milano a tutti i costi va dimostrata in campo, con le prestazioni, non fuori a parole. E poi quel “a tutti i costi” in realtà non è mai giustificato, visto che l’Inter non poteva permetterselo ieri e non potrà permetterselo nemmeno domani. Il rischio che sia tornato a casa solo di passaggio c’è. Nel 2023 dovrà dimostrare di avere tutte le ragioni del caso. L’Inter e gli interisti lo aspettano. Panterone.

Pagellone Inter 2022 – ALLENATORE

(ALL.) SIMONE INZAGHI 7 – Analizzare nel dettaglio la stagione di un allenatore significa valutarlo considerando le premesse iniziali e quindi i risultati finali. E se si tratta di un anno, bisogna valutare due mezze stagioni. Ecco, per l’Inter che piomba nel 2022 con entusiasmo e lo chiude con amarezza non è facile. Arrivano due trofei – “minori” sì ma pur sempre trofei – che non vanno sottovalutati. Inzaghi batte due volte la Juventus di Massimiliano Allegri in Supercoppa Italiana a gennaio e in Coppa Italia a maggio. Risultato enorme, anche storicamente, per l’Inter. In questo periodo, però, arriva anche l’errore che fa svoltare negativamente la prima stagione di Inzaghi a Milano. L’obiettivo finanziario, chiamato “passaggio del turno in Champions League”, viene messo davanti a quello sportivo, traducibile in “Scudetto della seconda stella”.

Il Derby di Milano perso al ritorno dopo la chiusura del mercato di riparazione e il recupero di Bologna perso fuori tempo massimo mandano l’Inter fuori strada in Serie A. Inutile girarci intorno, perché le colpe sono anche dell’allenatore. E se la rosa non è attrezzata per affrontare il doppio impegno nazionale-internazionale, bisogna inventarsi qualcosa per evitare passi falsi. Non è la beffa tricolore griffata Milan a far abbassare il voto di Inzaghi, però. L’avvio di nuova stagione presenta gli stessi difetti della prima ma accentuati. Dare la colpa al calciomercato estivo, incentrato sul romantico ma insostenibile ritorno di Romelu Lukaku ad Appiano Gentile, è facile. Non capire che l’Inter necessiti di un piano B tecnico-tattico credibile è il vero problema.

Oggi l’obiettivo Scudetto è più lontano di un anno fa e il 2023, che si aprirà a San Siro contro la capolista Napoli, è in salita. Dentro o fuori. La Supercoppa Italiana e la Coppa Italia non saranno “paracaduti” nel nuovo anno. La Champions League, passando il turno contro il Porto, nemmeno. Inzaghi sa che per restare nella storia deve arrivare in fondo a tutto. In Italia è più facile che in Europa. Lavorare sulla testa è l’unico modo per riprendere in mano la situazione. La gestione dei cambi, e quindi dei cartellini, e del turnover, ovvero le rotazioni, fanno perdere punti all’Inter. E a Inzaghi. Peggio ancora considerando l’approccio agli scontri diretti. Un’annata quasi perfetta rovinata mese dopo mese, da febbraio (Inter-Milan 1-2) a novembre (Juventus-Inter 2-0). Poteva essere un 2022 da 9 e invece no. Alibi finiti, servono risultati. Inzaghi lo sa, no? Condizionato.

Pagellone Inter 2022 – DIRIGENTI

DIRIGENTI 5 – Il 2022 sarebbe dovuto essere l’anno delle correzioni, invece qualcosa non va. Più di qualcosa. Ogni iniziativa ambiziosa finisce per diventare un buco nell’acqua. E un buco nell’acqua, nella situazione attuale dell’Inter, può significare anche un buco di bilancio. Il mercato di riparazione peggiora le casse e la rosa nerazzurre. L’investimento anticipato su Robin Gosens, in previsione dell’addio di Ivan Perisic a zero, non dà frutti. Il bomber di scorta Felipe Caicedo non dà nulla. Lo Scudetto fondamentalmente viene buttato al vento a causa della mancanza di chiarezza sui ruoli di capitano e dodicesimo. Con l’addio di altri esuberi a fine contratto in estate si sarebbe potuto aprire un nuovo ciclo… e invece l’Inter punta tutto sul Romelu Lukaku-bis.

Romantico sì ma insostenibile. Perso il treno Paulo Dybala e tanti altri, la rosa è sempre meno competitiva e lunga. L’arrivo di André Onana crea un po’ di imbarazzo iniziale per l’ingombrante figura di Samir Handanovic, pensarci prima no? E ancora: Francesco Acerbi all’ultimo secondo, senza impegno a riscattarlo, si rivela un grande colpo… in sostituzione di Andrea Ranocchia e Aleksandar Kolarov, non in caso di addio di Stefan de Vrij e Milan Skriniar nel 2023 a zero. Ed è questa la questione più allarmante. La coperta dell’Inter è sempre più corta. I dirigenti coprono un punto e ne scoprono due. Il calciomercato non è l’unico tema su cui affondare con i dettagli.

Estendendo un po’ il discorso, gli accordi commerciali dell’Inter nell’ultimo anno solare hanno dato la mazzata forse definitiva al nuovo vecchio corso aziendale. Il main sponsor insolvente DigitalBits, promosso in questo ruolo a fronte di promesse economiche ancora mai esaudite, è il principale problema in casa Inter. Poi ci sono tante altre piccole cose che, pian piano, si stanno risolvendo. Ciò che non sembra risolversi è la questione Nuovo Stadio Milano a San Siro. E anche in questo caso, il 2022 è un altro anno perso. Per giudicare in maniera completa il lavoro dei dirigenti dell’Inter negli ultimi 365 giorni bisogna valutare la cosa da entrambi i punti di vista.

Da una parte le possibilità di fare, dall’altra quelle di ottenere. Al momento all’Inter è difficile fare di più visti i limiti imposti dalla proprietà, quindi serve un miracolo finanziario-sportivo costante per vedere la luce. D’altro canto, però, la strategia scelta a livello manageriale non sembra quella vincente nemmeno per sbaglio per ottenere di più. Il mercato delle vecchie glorie con ingaggi esagerati deve finire, spazio ai giovani talenti, ma senza sottovalutare la gestione rinnovi. Ed è questa, forse, la grande mancanza in casa nerazzurra adesso. La strategia basata sulla sopravvivenza minima, solo per provare a stare un po’ a galla anziché annegare, non basta più.

Servono nuove idee. Serve un nuovo modello per rendere l’Inter auto-sostenibile ma anche competitiva. Gli obiettivi per il nuovo anno non possono non essere gli stessi di sempre, ma i soldi UEFA che arrivano dalla non vittoria della Champions League non possono essere messe davanti allo Scudetto della seconda stella. E per fare ciò è necessario cambiare linea già dal mercato di riparazione pronto alla riapertura. Perché i dirigenti hanno visto bene quando hanno deciso di puntare su Simone Inzaghi in panchina al posto di Antonio Conte ma gli alibi dati all’attuale allenatore sono il frutto di decisioni errate ai piani alti. E il 2023 non può iniziare con altri alibi né errori. Per andare tutti nella stessa direzione, giusta, serve altro. Rinnovamento.

Pagellone Inter 2022 – PROPRIETÀ

(PROP.) SUNING GROUP 4 – Proprietà straniera non deve significare proprietà presente sul posto. E per certi versi non è nemmeno necessario che sia presente. L’importante è che sia ambiziosa. E soprattutto, che sappia delegare il lavoro da fare. Questo non è mai stato il problema del Suning Group a Milano. Il problema, evidenziatosi maggiormente negli ultimi 365 giorni, è la direzione opposta tra le parti. La distanza tra Milano e Nanchino è più nel modo di gestire l’azienda Inter che a livello geografico o culturale. Suning ha imposto l’auto-finanziamento ma è un auto-finanziamento che non può esistere senza un finanziamento iniziale.

Il mercato a costo zero, o sotto zero, è un limite che i dirigenti non sono riusciti a superare al meglio. Colpa di entrambe le parti, sia chiaro. Il taglio dei costi, a partire dal monte ingaggi, è una barriera alla crescita della squadra. La continua richiesta di ridimensionare l’Inter per puntare sempre più in alto a livello di risultati è una provocazione. Ridurre i costi significa ottimizzare il rapporto entrate-uscite per perseguire gli obiettivi. Gli obiettivi sportivi, però. Per Suning, invece, gli obiettivi sportivi sono da sempre in secondo piano rispetto a quelli finanziari. E Zhang Jindong è ormai un fantasma per l’Inter. Un fantasma in cerca di veri acquirenti? Chissà… Forse. Indeciso.

(PRES.) STEVEN ZHANG 4 – Tale padre tale figlio, si potrebbe dire. Il Presidente Steven Zhang non è assente però, anzi. Il numero uno del Club nerazzurro è più presente che mai a Milano. Eppure difetta nelle sue azioni. Ci mette la faccia quando c’è da prendersi i meriti, ad esempio dopo la vittoria dei due trofei nazionali. E sparisce quando la situazione sembra sfuggire di mano e i tifosi contestano. In quel caso la regola della delega funziona benissimo… Torna protagonista con una battuta auto-ironica alla cena di Natale organizzata alla vigilia del suo compleanno e i tifosi non la prendono benissimo. Il rapporto tra i vertici e il tifo, non solo quello organizzato, non è certo idilliaco. Comprensibile, ora. E, come con i dirigenti, le colpe sono di entrambe le fazioni.

I tifosi dell’Inter non fanno più lo sforzo di provare a capire le idee e i modi di Zhang. E Zhang non fa nulla per “vendersi” meglio agli occhi dei suoi tifosi. Il 2022 è l’anno delle non-risposte. Anzi, è l’anno delle non-domande. A Zhang nulla può essere chiesto e nulla viene chiesto. Così aumentano i dubbi, l’insoddisfazione, il malessere. Dichiararsi ambizioso e poi pretendere una gestione che va in direzione opposta è esattamente ciò che turba i tifosi… e anche i dirigenti. I risultati non arriveranno mai se si continua a disinvestire e/o se si punta a decrescere. E la cosa migliore in questi casi, più che annunciare che l’Inter è in vendita, è utilizzare la trasparenza. Se l’Inter non se la passa benissimo, meglio non prendere in giro tifosi, dirigenti e calciatori. Tutti devono remare nella stessa direzione per il bene comune ma qualcuno non lo fa. Controcorrente.

Buon 2023 dalla Redazione di Inter-News.it

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