Editoriali

Mihajlovic, una vita da numero 10+1 anche all’Inter. Tanto ora ci pensa Sinisa

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Mihajlovic ci ha lasciato a soli 53 anni, tutti vissuti al massimo nonostante varie difficoltà, affrontando la vita di petto. E con le palle, come ha sempre detto e mostrato. Il suo ricordo vivrà per sempre anche nel cuore e nella mente dei tifosi nerazzurri, che in quattro anni intensi hanno potuto conoscere l’uomo oltre che il calciatore. Ed è del calciatore che si parla poco

UOMO DEL CALCIO – In un periodo in cui il giornalismo sportivo in Italia vive di sensazionalismo e vuotezza, esaltare il nulla cosmico è facile. Riuscire a dare il giusto risalto a ciò che conta veramente è difficile. Più facile preparare una serie di coccodrilli per una notizia attesa da giorni, con enorme tristezza – ovviamente -, e lanciarla in tempi record, piuttosto che lasciarsi trasportare dalle emozioni del momento e rendere una notizia tale. Emozioni anche contrastanti, perché no? Rispondere alla domanda “chi era Sinisa Mihajlovic?” non è difficile. È difficile farlo al passato, oggi, non mettere insieme i contenuti. Chi era Mihajlovic nel mondo del calcio è sotto gli occhi di tutti e lo sarà per sempre. Raccontare l’allenatore, ma soprattutto il calciatore che fu, è naturale. Naturale come calciare una punizione per il classe ’69 scuola Borovo. Spendere altre parole per rimarcare la storia del guerriero che lotta contro il Male serve solo a farci incazzare di più. Il nemico più bastardo sa essere imbattibile. E sul Mihajlovic Uomo – con la U maiuscola, perché non è stato uno dei tanti – in questo momento non bisogna aggiungere altro. Per rispetto. E perché è anche superfluo farlo. Sul Mihajlovic calciatore invece si potrebbe raccontare qualsiasi cosa. E possono farlo anche i tifosi interisti, che hanno goduto solo il finale di carriera del difensore serbo diventato allenatore senza mai smettere di essere umano nella sua corazza da uomo duro. Un esempio. Uno che in Italia si è trovato subito a casa e messo nuove radici.

All’Inter calciatore-allenatore con Mancini dal 2004 al 2008

QUATTRO ANNI INSIEME – Mihajlovic arriva all’Inter nell’estate 2004, a 35 anni compiuti. Fa in tempo a mettere la sua velenosa firma mancina sui primi trofei dell’era Roberto Mancini, di cui diventa vice fino al 2008, al termine del biennio da calciatore. Lascia il calcio giocato da campione d’Italia dopo lo scoppio dello scandalo “Calciopoli” e inizia la sua carriera da allenatore in seconda. Il 2006, però, è un anno storico per tanti motivi. E c’è un ricordo in particolare che qualifica il Mihajlovic calciatore. Il 4 aprile l’Inter tocca uno dei punti più bassi della sua storia internazionale. E non perché il tonfo è di quelli clamorosi, bensì perché i voli pindarici fatti dopo il sorteggio “vantaggioso” non erano né sarebbero stati mai giustificati. L’1-0 di Villarreal-Inter passa alla storia come l’occasione sprecata nel modo e nel momento sbagliato prima di realizzare quello che invece sarebbe successo solo il 22 maggio 2010. Ma Villarreal-Inter passa alla storia anche per una delle mosse strategiche più clamorose della recente storia calcistica. È il 75′ quando Mancini richiama Luis Figo in panchina: al suo posto Mihajlovic. Un 37enne difensore centrale al posto di un esterno di centrocampo con caratteristiche offensive. Chi l’ha definita “mossa della disperazione” non aveva rispetto di Mihajlovic, Mancini e del Calcio. Semplicemente.

L’articolo continua sotto il video del TG Inter-News, edizione di venerdì 16 dicembre 2022.

Ecco chi era davvero Sinisa Mihajlovic: il n.10+1

4 APRILE 2006 – In panchina, a fare compagnia al già sostituito Alvaro Recoba, resta Julio Cruz, che sarebbe entrato solo 10′ più tardi al posto dei Juan Sebastian Veron, infortunato. In panchina con Mancini anche David Pizarro e Kily Gonzalez, che sarebbero stati i sostituti naturali di Veron e Figo. Invece l’allora tecnico nerazzurro si gioca la carta Mihajlovic perché l’Inter ha disperato bisogno di gol ed esiste un solo modo per assicurselo: affidarsi al mancino del suo numero 11. Il “numero 10 dei difensori”, come bene l’ha definito il Club nel suo messaggio di cordoglio. Il numero uno da fermo. Per recuperare una partita che sembra ormai persa è più facile guadagnare un calcio di punizione da 25-30 metri anziché entrare in area di rigore. “Tanto ora ci pensa Sinisa” hanno pensato in tanti, non solo Mancini. L’occasione arriva ma la conclusione di Mihajlovic è un po’ alta. Peccato. L’Inter, che sognava la semifinale, esce dalla UEFA Champions League a testa bassissima. È l’ultima presenza di Mihajlovic nella massima competizione europea. A Mancini, purtroppo, non riesce la giocata ma solo averla pensata è geniale. E va ricordato. Allora, chi era Sinisa Mihajlovic? Mihajlovic era il fuoriclasse che mandavi in campo per provare a vincere le partite più difficili. E le partite più difficili non sempre si vincono. Ciao, Sinisa.

Pubblicato da
Andrea Turano

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