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Mercato chiuso, Inter ripara a metà: capolavoro Eriksen, ma alibi per Conte

Il mercato di gennaio 2020 ha avuto picchi positivi e negativi. Non sono mancate le critiche e le polemiche, ma l’Inter può dirsi assoluta protagonista grazie al colpo Eriksen, che è senza alcun dubbio il miglior acquisto di tutta la Serie A (dai tempi di Cristiano Ronaldo…). Le prospettive stagionali per la squadra di Conte ora cambiano, però senza sottovalutare alcuni aspetti fondamentali che non devono illudere i tifosi nerazzurri

ROSA MIGLIORATA – La notizia era nell’aria da ore, giorni. Forse settimane. L’ufficialità però è arrivata solo alle 20.00 di venerdì 31 gennaio 2020: il mercato è finito! Terminato. Stop alle trattative. Alle ultimissime. Niente più rumor o suggestioni. La finestra invernale del calciomercato di riparazione è chiusa. E l’Inter ha riparato la sua rosa con tre innesti. Sulle fasce sono arrivati l’esperto Ashley Young e il “soldatino” Victor Moses a prendere il posto degli acerbi Valentino Lazaro e Federico Dimarco, poco visti nella prima parte di stagione. Il capolavoro è stato fatto in mezzo, dove Christian Eriksen si aggiunge a un reparto dimezzato dagli infortuni senza togliere nulla. A finanziare l’investimento sul fuoriclasse danese è stato Matteo Politano, finito a Napoli senza essere sostituito in attacco. Anzi, perfino Gabigol – al secolo Gabriel Barbosa – è andato via definitivamente senza creare “tesoretto” a mo’ di extra budget per un ultimissimo colpo offensivo dell’Inter. L’Inter ha fatto quello che poteva fare, limitando il tutto a tre operazioni da Lista UEFA.

SCELTE INTELLIGENTI – Mercato soddisfacente? Sì, sufficiente. Positivo in più direzioni, ma solo perché colma un paio di lacune sottovalutate in estate. Eriksen è la mezzala di qualità che non è arrivata ad agosto dopo la partenza di Radja Nainggolan e gerarchicamente prende il posto di Matias Vecino per ottimizzare il lavoro di Stefano Sensi (vedi approfondimento). Politano invece era un pesce fuori d’acqua nel 3-5-2 di Antonio Conte, quindi il “sacrificio” posticipato a gennaio dopo il recupero di Alexis Sanchez dall’infortunio è ben giustificato anche senza portare Leonardo Spinazzola, di conseguenza la virata dell’Inter su due esterni a tutta fascia più funzionali e utili fino a fine stagione ci sta tutta. Rispetto alla prima parte di stagione, adesso l’Inter ha una formazione titolare più competitiva e una panchina più credibile. Non straborda di qualità, ma già avere in panchina Moses, Sensi e Sanchez come prime scelte anziché Lazaro, Vecino e Politano significa tanto. Perché in campo parti con Eriksen, unico profilo “da Real Madrid” (per parafrasare Conte…).

ULTIMI ALIBI – Nonostante gli ovvi miglioramenti evidenziati, non è tutto perfetto e anche questo va sottolineato. Le indicazioni di Conte portavano in altre direzioni. Perché Eriksen è un colpo da 10 e lode, ma è un colpo anticipato per necessità (in gergo marottiano, “opportunità di mercato”) o – visto dall’altra prospettiva – ritardato di sei mesi. Conte dovrà lavorarci un po’ sapendo di avere una scadenza brevissima (1° marzo, Juventus-Inter) per svoltare la stagione. Prendere il pupillo Arturo Vidal per gli ultimi cinque mesi della stagione sarebbe stato un all-in netto con obiettivo tricolore dichiarato. Così come il classe ’86 Olivier Giroud in attacco come quarta punta, invece c’è il classe 2002 Sebastiano Esposito in caso di emergenza. Senza citare altri esterni a tutta fascia, perché sono stati fatti fin troppi nomi (da Marcos Alonso in poi). Questo vale come alibi strategico. Non vale la pena star qui a dare voti o fare pagelle, piuttosto bisogna apprezzare la coerenza di Beppe Marotta e il lavoro di Piero Ausilio nel fare quanto programmato. L’Inter non mette pressione a Conte, che così non sarà “obbligato” a vincere lo scudetto al primo colpo. Altro alibi legato agli obiettivi. Ma allo stesso tempo la rosa messagli a disposizione può puntare seriamente a vincere qualcosa: facendo ruotare sapientemente tutti i “titolari”, l’Europa League e la Coppa Italia sono alla portata di questa Inter. Lo scudetto solo un sogno, non un’ossessione.

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