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L’Inter, Antonio Conte e una doppia centrifuga che non fa bene a nessuno

Le parole di Antonio Conte, nel post partita di Siviglia-Inter (vedi dichiarazioni), hanno scosso l’ambiente nerazzurro mettendo quasi da parte l’esito della finale. Tecnico e società si incontreranno ad inizio settimana per prendere una decisione definitiva (vedi articolo). Ma l’allenatore pugliese sembra essersi scontrato, per l’ennesima volta, contro un nemico che gli assomiglia terribilmente

AMAREZZA – Il cammino europeo è giunto al termine nel modo peggiore. L’Europa League più strana di sempre ha spento le ultime luci da qualche ora. Nei pressi del palco restano pochi attori, col trucco sbavato e gli zigomi coperti di lacrime. Un riflesso involontario di Romelu Lukaku ha deciso Siviglia-Inter, come se il piede del belga fosse stato mosso da un burattinaio invisibile. Sarebbe cambiato tutto per l’Inter, scollinando faticosamente la linea d’orizzonte che separa la vittoria dalla sconfitta. Non sarebbe cambiato nulla per Antonio Conte, che nel post partita è sembrato troppo lucido per essere vero, e troppo genuino per non essere creduto.

PROBLEMI STORICI – La storia del proiettile, lo sfogo di Dortmund, quello di Bergamo: a qualcuno toccherà ricomporre i pezzi. Ma l’ex Éver Banega che nasconde il pallone ai centrocampisti nerazzurri, e prende in giro Conte per la sua capigliatura, fa specchiare l’Inter nei riflessi graffiati di sconfitte intrecciate col passato. Del Siviglia e di una coppa mancata non c’è quasi più traccia dopo il fischio finale, a dimostrazione di quanto la cavalcata europea abbia avuto effetto sedativo per una ferita già in cancrena.

DOPPIA CENTRIFUGA – È apparso lucido, Antonio Conte. Questa forse è una batosta soprattutto per il suo ego, che contro la sconfitta ha ingaggiato una guerra ideologica dalla notte dei tempi. Ma arrivati a questo punto la domanda sorge spontanea: è l’Inter ad aver centrifugato Antonio Conte, oppure è il tecnico ad aver innescato il programma di lavaggio lungo, mandando in cortocircuito il sistema?

(RI)RIVOLUZIONE – Di certo i postumi di questa centrifuga non fanno bene a nessuno. Non fanno bene all’Inter, che per l’ennesima volta vede offuscarsi un processo di crescita credibile, ben impostato ed estremamente proficuo per chiunque andrà a sedersi su quella panchina. Se dovesse essere Massimiliano Allegri, la rivoluzione potrebbe essere leggermente meno dolorosa. Per intenderci: i tifosi dell’Inter potranno comunque scrivere anno ‘1’, anziché anno ‘zero’, nel programma di ritorno alla vittoria.

SPREMUTO – Con Antonio Conte sarebbe stata la stessa cosa: un anno di stress e logoramenti inevitabili non si cancella così. La centrifuga fa male anche a lui, indipendentemente da chi ha schiacciato il bottone. Ma il meccanismo che gli eventi hanno innescato lo pone in una situazione scomoda, in cui la società dovrà agire di conseguenza. Se Conte dovesse andar via, lo farà per un insieme di cose, tra cui anche la protezione del proprio universo familiare: sacrosanto. Ma se Conte dovesse fare le valigie per davvero, lo farà soprattutto per aver trovato un avversario forte come pochi, a cui sembra davvero impossibile far fronte: se stesso.

A SPECCHIO – Il destino ci regalerà un remake del curioso avvicendamento sulla panchina della Juventus tra Allegri e Conte: anche in quell’occasione Max arrivò dopo le dimissioni fulminee del tecnico pugliese. Era l’estate del 2014. Ma stiamo già andando oltre: Conte e la dirigenza devono ancora ritrovarsi ai due lati di una scrivania. E chissà che gli eventi non ci regalino un altro colpo di scena. Di certo, il tecnico deve aver ipertrofizzato la politica di gestione del club, andando fuori fase nel momento in cui la posta in gioco si è alzata per davvero. A quel punto la centrifuga si è messa in moto e ci ha restituito un tecnico bagnato, prosciugato e devitaminizzato. Nel post partita di Siviglia-Inter, Antonio Conte non sembrava aver più la forza per combattere col mondo intero. Qualora dovesse andar via, come sembra, lo farà gettando la spugna contro lo sportellino di quella stessa lavatrice che l’ha spremuto per un anno intero. Un elettrodomestico che, nonostante il velo di sporcizia, è capace ancora di riflettere, al suo sguardo, l’immagine speculare del più grande nemico del tecnico pugliese.

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