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Inzaghi sposta l’attenzione su di sé all’Inter: da #SuningOut a #InzaghiOut

Inzaghi è il dead man walking della stagione nerazzurra. Una stagione iniziata con tante difficoltà ma anche con obiettivi precisi. Il futuro sulla panchina non passa solo dai risultati dell’Inter ma nel mese avvenire saranno presi in considerazione più di altro. Poi palla a Suning ma prima l’allenatore deve aiutarsi e farsi aiutare per non dare (altri) motivi pro-esonero

DEADLINE NON POSTICIPABILE – In casa Inter il peggio non è passato ma va molto meglio rispetto a una settimana fa. A ogni modo continua a essere a rischio la posizione di Simone Inzaghi, non di certo esente da colpe dopo i troppi passi falsi di inizio stagione. Inzaghi rischia l’esonero ma non può essere esonerato. Almeno non ora. La deadline è stata fissata ma non dipende solo dai risultati dell’Inter in campo. Dipende anche da quelli, ovvio. Ma principalmente da ciò che succede ai lati del campo. Il calendario nerazzurro prevede un periodo no-stop fino alla prossima sosta internazionale. Quella lunga. Lunghissima. La deadline si chiama Qatar 2022.

Difficile ipotizzare un ribaltone prima, sebbene non possa escludersi vista la “rottura” dell’idillio fatta notare soprattutto a livello mediatico con veline e contro-veline. Prima dei Mondiali non è periodo di scossoni, dopo potrebbe esserlo. Un mese e mezzo di stop da metà novembre a Capodanno, più o meno. Si tornerà in campo a inizio gennaio con il mercato aperto. Mercato aperto in entrata e/o uscita in base ai risultati ottenuti in questo mese circa. Il già citato “ottobre rosso” (vedi editoriale). Può essere un (altro) mercato per Inzaghi così come il primo post-Inzaghi. Questo lo scopriremo solo nelle prossime settimane. Anche perché è in arrivo la partita più importante della stagione nerazzurra: Barcellona-Inter dirà tutto o quasi sul futuro nerazzurro in Europa. E Inzaghi sa di non poter fallire l’appuntamento (ma deve capire come fare…).

Sùbito il primo jolly “conferma” per Inzaghi

IN EUROPA CON SUNING – Il peso specifico della trasferta spagnola va oltre il più banale risultato. Andare al Camp Nou, dopo l’1-0 di San Siro, significa giocarsi in 90′ più recupero tutte le chance di qualificarsi agli Ottavi di Finale di UEFA Champions League passando – almeno – come seconda del Gruppo C, finora dominato dal Bayern Monaco (vedi TG Inter-News). Questo il principale obiettivo stagionale fissato dalla proprietà Suning a inizio stagione. Il Barcellona di Xavi dovrà giocarsela con un solo risultato a disposizione, l’Inter può averne due: la discriminante nerazzurra è perdere, quella blaugrana non vincere. Inzaghi non può dirlo ma sa che il suo futuro all’Inter dipende molto da come finirà mercoledì sera. Dopo Barcellona-Inter ci sarà un mese pieno di calcio. L’Inter non può rivoluzionare né stravolgere nulla in questo periodo. Un eventuale risultato negativo a Barcellona posticiperebbe di tre settimane, con sede Monaco di Baviera, il “dentro o fuori” dell’Inter formato Champions League. Un rischio che non vale la pena prendersi in casa Bayern: volare agli ottavi, magari addirittura in anticipo, può aiutare Inzaghi a tenersi ancora stretto la panchina dell’Inter. Non farlo andrebbe nella direzione opposta.

Retrocedere in Europa League, invece, può facilitarne l’addio per ripartire con un nuovo corso dal 2023. Gennaio, non luglio. Immediatamente, quindi. E il “traghettatore” forse è già pronto a salpare. Il mese e mezzo di stop è una mina vagante in casa nerazzurra. L’allenatore ha su di sé tutte le attenzioni mediatiche. E più di uno aspetta il passo falso decisivo per l’esonero, che tornerà in auge alla prima mezza difficoltà lungo il percorso che dovrebbe garantire maggiore tranquillità. I soldi UEFA che possono arrivare solo dalla Champions League sono il filo conduttore del rapporto Inzaghi-Suning sullo sfondo nerazzurro: portare avanti l’Inter in Europa è l’obiettivo da cui passano tutte le decisioni sulla panchina ai piani alti, adesso. O quasi…

Tutti contro tutti all’Inter ma non è il momento giusto

FUTURO INCERTO PER TUTTI – In realtà la notizia più attesa in questo lasso di tempo, più che il futuro di Inzaghi in panchina, è un’altra: il futuro nerazzurro a livello societario. O meglio, come proprietà. Perché la nuova proprietà quasi sicuramente non darebbe continuità a livello tecnico-sportivo. E per questo motivo Inzaghi sa di essere in bilico nonostante il contratto rinnovato da poco. Nessuno ha più il posto assicurato all’Inter, figuriamoci l’allenatore. Se il 2023 si aprirà sotto il segno del leone cinese o meno non è ancora dato saperlo. Con o senza Suning in Europa cambia tutto all’Inter, ma anche con o senza l’Inter in Europa cambia tutto per Inzaghi.

L’impressione, però, è che tutti gli errori – e quindi l’eventuale fallimento – verranno attribuiti all’allenatore. Inzaghi può sbagliare la formazione nella preparazione della partita, i cambi nella sua lettura o qualche dichiarazioni pre/post-partita. Ci sta che possa pagare per questo con l’esonero a stagione iniziata e già compromessa. Ma l’allenatore non può pagare per tutti. Soprattutto se non è stato messo nelle condizioni di lavorare tranquillamente e con una rosa numericamente adeguata per affrontare la stagione più atipica della storia, COVID-19 a parte. Certo, Inzaghi a modo suo sta facendo di tutto – in campo e fuori – per sfruttare gli alibi erroneameante concessigli dalla società. L’allenatore non nasconde le difficoltà. E con una comunicazione fuori dagli schemi “tradizionali” Inzaghi si conferma dead man walking coscienzioso: l’attenzione ora è tutta su di sé. E ogni “errore” è sotto la lente d’ingrandimento.

Il viavai social tra #InzaghiOut e #SuningOut

HASHTAG CHE NON AIUTANO – Un giorno è colpa di Inzaghi. L’altro pure. Anzi no, è colpa di Suning e quindi del Presidente Steven Zhang, che dovrebbe intervenire anche esonerando l’allenatore. E così via finché le contestazioni dei tifosi, ma anche le critiche a livello mediatico, non avranno effetto sulle decisioni ai piani alti. Come se fosse davvero utile. O normale… Solo che adesso è arrivato il momento di sotterrare ogni tipo di divergenza e concentrarsi solo sul bene dell’Inter. Come dimostrato nelle ultime due uscite stagionali. Vittoriose ma non senza polemiche. Alcune anche premeditate e/o retroattive, giusto per creare altri casi e fastidi. Nello spogliatoio e non. Bisogna porre fine a tutto ciò. E sapersi aiutare a vicenda anziché giocare allo scaricabarile. Ultimamente c’è chi se la prende esclusivamente con Inzaghi per tutte le decisioni e i passi falsi dell’Inter ma il passaggio di consegne sui social tra l’hashtag #SuningOut e #InzaghiOut non fa bene a nessuno. Le responsabilità, oggi, sono di tutti ma sono diverse per le singole parti coinvolte e bisogna solo avere l’onestà di ammetterlo… e superare la crisi puntando sul gruppo-squadra dell’Inter e soprattutto sul gruppo-società.

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