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InterSpac, tanto rumore ma ancora nulla: 10 domande sui piani per l’Inter

InterSpac avanza e dà appuntamento al prossimo evento, quando sul tavolo potrà esserci addirittura la prima vera proposta per l’Inter. La situazione oggi appare sempre più complessa, perché entrano in gioco diversi fattori forse non ancora presi in considerazione o semplicemente non dettagliati a dovere. Nel frattempo che si possa sviluppare meglio l’idea, avanziamo dieci domande per capire fin dove potrebbe arrivare l’amore per l’Inter sotto forma di azionariato popolare (dove “popolare” significa “non solo fatto da VIP”, ovviamente)

AZIONARIATO POPOLARE – Il fatidico 24 settembre è arrivato. E l’evento preannunciato in estate dal Presidente Carlo Cottarelli ha avuto luogo a Milano in mattinata. Le ultime notizie relative al progetto InterSpac rimandano proprio alle parole di Cottarelli all’evento “Se non ora quando? Azionariato popolare nel calcio” (vedi dichiarazioni). Tralasciando la citazione letteraria firmata Primo Levi, il tema dell’azionariato popolare nel calcio resta interessante. Ma al momento i piani per l’Inter sembrano andare al rallentatore. Dall’annuncio del progetto InterSpac alla proposta ufficiale da avanzare alla proprietà Suning passeranno oltre sei mesi. Periodo di tempo relativamente breve in Italia se non fosse che la situazione dell’Inter è in rapidissima evoluzione. Tra due mesi l’interlocutore principale potrebbe essere un altro o comunque lo scenario ben diverso. E allora ecco dieci domande per InterSpac al fine di capire i reali piani che ha per l’Inter.

Le dieci domande per InterSpac sul progetto pensato per l’Inter

Le prime cinque domande: InterSpac soluzione ai problemi di Suning o solo occasione da sfruttare?

1. Se non ora quando? È la stessa domanda che dà il titolo all’ultimo evento organizzato, ma “ora” è un concetto che non può essere procrastinato ulteriormente. Non è ora, allora quando?

2. Le possibilità di InterSpac di inserirsi nel “controllo” dell’Inter sono legate esclusivamente alle attuali difficoltà della proprietà Suning o il progetto è pensato strategicamente a priori?

3. Che proposta dovrà mai valutare seriamente il Presidente Steven Zhang (o meglio, il padre e proprietario Jindong, ndr) se non quella di un disperato aiuto in tempi di crisi finanziaria?

4. L’ombra del fondo Oaktree Capital Management sulle quote dell’Inter è stata presa in considerazione per avanzare una proposta che vada oltre l’idea di azione “salva-Inter da Suning”?

5. In caso di cambio di proprietà nel giro di pochi mesi, l’idea dell’azionariato popolare verrà avanzata anche ai nuovi proprietari dell’Inter oppure InterSpac si tirerà indietro perché superflua?

Le ultime cinque domande: si può fare azionariato popolare in Italia senza business ma solo per amore?

6. Percentuale (quindi maggioranza o minoranza, ndr) a parte, qual è l’attuale pacchetto di quote dell’Inter identificato e a cui punta realmente InterSpac per diventare azionista a breve?

7. La quota “una tantum” presuppone anche la partecipazione ai dividendi in caso di utile a fine esercizio, qual è il nesso con l’azionariato popolare fatto per amore della propria squadra?

8. Tralasciando la modalità digitale della criptovaluta, in termini di decisioni/scelte da “socio”, la quota prevista da InterSpac cosa può offrire in più ai semplici tifosi-azionisti di minoranza (non imprenditori, ndr) rispetto a ciò che offre già l’accordo commerciale tra Inter e Chilliz attraverso la piattaforma Socios? Voce in capitolo nell’Area Tecnica, ad esempio veto sul mercato?

9. Per gli aspiranti azionisti by InterSpac almeno inizialmente non sarebbe più coerente e facile entrare nelle vicende dell’Inter con un ruolo di semplice – ma principale – partner finanziario?

10. Se io facessi parte di InterSpac, proporrei di finanziare l’Inter affinché il nuovo stadio di proprietà (non il “Nuovo Stadio Milano” progettato con il Comune di Milano e il Milan, ndr) possa chiamarsi sempre e solo “Giacinto Facchetti Arena” anziché avere il nome di uno sponsor commerciale (come l’Allianz Stadium di Torino quando gioca la Juventus e tanti altri, ndr). Servirebbero 30-50 milioni di euro ogni anno e non 350 una tantum, ma permetterebbe di dimostrare l’amore dei tifosi per l’Inter senza chiedere altro in cambio. Questa idea non si sposerebbe con il concetto di azionariato popolare perché non prevede un’attività di business dietro? Forse nel prossimo evento organizzato da InterSpac servirà scindere meglio i concetti di amore/passione e business/marketing, per il bene dell’Inter. Perché il ritorno economico e di visibilità piace a tutti, ma in genere non si fa perché mossi da sentimenti bensì da altri ideali.

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