Inter, riecco una vecchia e logorante abitudine: la voglia di autolesionismo
L’Inter perde il pelo ma non il vizio. Nonostante la qualificazione già ottenuta in anticipo e l’ottimo momento in stagione, è riuscita nuovamente a tirarsi la zappa sui piedi
RIECCOLA − In effetti, era da tempo che non si rivedeva dalle parti di Appiano Gentile. Quella vecchia e mai piacevole voglia di autolesionismo. Il grande scintillio dell’ultimo mese con le vittorie consecutive tra campionato e coppa, nonché la tanto agognata qualificazione agli ottavi di finale di Champions League dopo dieci anni (e con un turno di anticipo) avevano dato la consapevolezza che l’Inter avesse finalmente accantonato la sua insensata voglia di farsi male da sola. Soprattutto in campo europeo, negli ultimi tre anni l’Inter più volte ha saputo tirarsi la zappa sui piedi. Una volta con Luciano Spalletti allenatore (PSV Eindhoven). Due con Antonio Conte (Barcellona e Shakhtar Donetsk). Tutto apparentemente cambiato con Simone Inzaghi. Il quale, con il gioco e la costanza, ha avuto il merito di ridare alla Beneamata quel sapore di continuità europea quasi dimenticato dal popolo nerazzurro.
DNA INTER − Ma si sa, il lupo perde il pelo ma non il vizio. Ecco che allora una prestigiosa ma tranquilla partita di Madrid, da affrontare come un test per incontri futuri (esame superato in termini di gioco e identità, indipendentemente dall’esito finale), riesce nell’impresa di far riemergere quel sentimento innato di autolesionismo nerazzurro. La reazione, l’espulsione con la conseguente (e probabile) stangata di due giornate di Nicolò Barella ne sono una completa dimostrazione (vedi articolo). Così come le inutili polemiche gratuite annesse all’episodio. Autolesionismo che porterà l’Inter a giocarsi le due partite più importanti dell’ultima decade senza uno dei suoi tre insostituibili (gli altri due sono Milan Skriniar e Marcelo Brozovic). Il destino non si può cambiare così come il DNA nerazzurro, il quale non può fare a meno di rigettare la componente normalità.