Inter, nella crisi un solo colpevole e tanti (auto) assolti

L’Inter continua a faticare in campionato, rimanendo fuori dalle prime quattro. E Inzaghi è l’unico capro espiatorio per questa situazione, anche dopo la sconfitta col Monza.
ALTALENA ARRUGGINITA – La stagione 2022/23 dell’Inter continua a correre sulle montagne russe. Passando da picchi elevatissimi (vittoria per 2-0 in casa del Benfica) a discese terrificanti (0-1 casalingo col Monza). Le 11 sconfitte in campionato pareggiano quelle del biennio 2014-2016, che coincide con gli ultimi anni prima della presidenza Zhang. In quel caso fu l’allenatore, Walter Mazzarri, a pagare. E stavolta non sembra che le cose andranno diversamente. Simone Inzaghi è da tempo il principale imputato, e il verdetto della giuria è sempre più vicino alla definizione. Ma bisogna chiedersi se gli indizi siano stati raccolti correttamente.
CAPRO ESPIATORIO – Dei limiti di Inzaghi si è parlato a più riprese. In questa seconda stagione con l’Inter il tecnico sta confermando lacune già note, su tutti i fronti. Sia da un punto di vista di tattico, con il suo “integralismo fluido” e le pessime doti di lettura a gare in corso. Sia da un punto di vista gestionale. Questa squadra non sembra avere i giusti livelli di motivazione. E l’allenatore sembra non riuscire a far leva nemmeno sul minimo orgoglio necessario per evitare 11 sconfitte stagionali. Ma tutto ciò basta a rendere Inzaghi il capro espiatorio di questa situazione? Le prove sembrano quantomeno indiziarie. Bisogna pertanto battere altre piste.
DERESPONSABILIZZAZIONE – Salendo lungo l’organigramma dell’Inter, si arriva alla dirigenza. E più su ci si ferma alla proprietà. Ed è proprio l’elemento intermedio che sta delineando questa situazione. I problemi economici di Suning sono arcinoti. E questi presupposti fungono da alibi per il lavoro di Giuseppe Marotta, Piero Ausilio e colleghi. Date le scarse disponibilità, la rosa dell’Inter è fisiologicamente incompleta. Ma non per questo incapace di qualificarsi tra le prime quattro in Serie A. E se l’obiettivo non dovesse essere centrato, la colpa non sarebbe certo della dirigenza: si torna quindi al paragrafo sopra. E qui si arriva al vero nocciolo di tutto il disagio che aleggia per l’ambiente nerazzurro.
DITO PUNTO – La dirigenza si sta deresponsabilizzando sia per le scelte tecniche che per quelle tattiche. E puntando il mirino su Inzaghi sta assolvendo anche i giocatori. Il problema vero è tuttavia legato alle tempistiche. Inzaghi (già esonerato nelle intenzioni, come da summit post Monza) non è stato scaricato nelle ultime settimane, dopo i pessimi risultati dell’ultimo mese (1 punto in 4 gare). Anzi, è da fine settembre che la sua panchina traballa, pur con indizi ancora troppo deboli e sommari. E un rinnovo di contratto la cui firma doveva ancora asciugarsi sul foglio.
ISOLAMENTO – La dirigenza non ha mai fatto o detto nulla per rasserenare l’ambiente e mettere Inzaghi nelle migliori condizioni di lavoro possibili. E questa disunione interna è la vera causa della disgregazione di questa stagione, i cui danni rischiano di essere salvati solo dall’ottimo percorso in Champions League. Alle prime difficoltà, come già accaduto in passato, le varie componenti dell’ambiente Inter si sono frammentate e separate. Puntando ognuna alla propria salvezza (e auto-assoluzione). Senza fare quadrato per trovare nell’unione la forza necessaria per uscire dalle difficoltà. Con la conclusione che, in attesa del verdetto finale, gli unici a pagare davvero, in qualsiasi caso, sono e restano i tifosi dei colori dell’Inter.
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