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Inter, che stagione sarà lo dice il mercato estivo: voti e giudizi, ma il colpo è Inzaghi

Inzaghi può reputarsi soddisfatto del mercato estivo messo insieme dall’Inter, che il colpo migliore lo ha fatto proprio in tempi non sospetti. In panchina. L’arrivo del nuovo allenatore è stato il miglior biglietto da visita prima del mercato di “riparazione”, se così si può chiamare. Voti e giudizi si sprecano, meglio focalizzarsi sui concetti-chiave della stagione post-Scudetto

PROMOZIONE – Dare un voto unico al calciomercato condotto dall’Inter nella finestra estiva appena conclusa è impossibile. E anche mettere insieme tanti voti, trovando una combinazione perfetta, non darebbe una giusta panoramica. Mai come questa volta dare un voto assoluto è inutile. Sbagliato. Stupido, ecco. L’Inter, dopo aver (stra)vinto lo Scudetto 2020/21, si ripresenta ai nastri di partenza limitando i danni. Già questo varrebbe una sufficienza pienissima in tempi simili. Non un banale “6 politico”, bensì una meritata promozione dopo aver visto il terreno crollare sotto i propri piedi. O quantomeno, aver avuto seriamente paura che ciò stesse per accadere. Molti sostengono che “l’Inter oggi è meno forte di ieri, ma non è detto che non sarà ugualmente vincente”. Discorso che non fa una piega. Banale, ma non fa una piega. Più precisamente, l’Inter oggi è relativamente meno forte di ieri, ma non è detto che sia meno forte in senso assoluto. Questo è l’unico approccio possibile per analizzare il mercato estivo fatto in modalità emergenza.

Inter, mercato di “riparazione”: nuovo corso firmato Inzaghi

COLPO – Asserire che l’Inter si sia rafforzata dopo aver perso Antonio Conte in panchina, Achraf Hakimi sulla fascia destra, Romelu Lukaku in attacco e – almeno momentaneamente – Christian Eriksen a centrocampo, senza dimenticare Lele Oriali nello spogliatoio e tutto lo staff tecnico campione d’Italia, è follia. Significa prendersi in giro. Non significa voler bene all’Inter, di ieri e di oggi. Perché l’Inter di oggi può ancora essere all’altezza della squadra che a maggio ha alzato al cielo il 19° Scudetto della storia nerazzurra. Facile, quando il miglior colpo del mercato estivo si chiama Simone Inzaghi. Non il miglior allenatore in circolazione, bensì il miglior allenatore possibile per questa nuova Inter. Perfetto. Le speranze interiste di riconfermarsi in vetta alla classifica della Serie A, e possibilmente migliorare il percorso in Champions League, passano dal lavoro di Inzaghi. Senza pressioni, perché non può proseguire il lavoro iniziato da Conte ma sfruttarlo e riadattarlo. Non sarà un altro anno zero per l’Inter né un anno uno o 2.0.

Mercato relativo, non assoluto: tutti sulla stessa barca

AVVERSARI(O) – Ancora non è dato sapere se la stagione appena iniziata sarà vincente, ma il mercato estivo qualcosa fa capire. L’Inter si giocherà il suo primo titolo, la Supercoppa Italiana, contro la “nuova” Juventus di Massimiliano Allegri, che dal mercato estivo esce con le ossa rotte. L’addio di Cristiano Ronaldo alla lunga potrà essere una buona notizia per le ambizioni bianconere, oggi – però – è un dramma. Molto più della partenza di Lukaku per l’Inter. E anche il ritorno di Allegri a Torino rischia di avere effetto opposto alle aspettative. Perché Allegri non è Conte né Inzaghi. La Juventus vive un periodo di involuzione e ridimensionamento dopo una stagione fallimentare. Ciò significa che è difficile ma non impossibile fare peggio. Ma fare meglio? L’Inter oggi non può e non deve preoccuparsi delle altre squadre. In Italia il livello ai vertici si è appiattito: ci sono più squadre in grado di dare fastidio. A partire dal Milan, che può confermarsi nel ruolo di anti-Inter nonostante un evidente peggioramento nella formazione titolare (come l’Inter, come la Juventus), fino all’Atalanta versione internazionale. Senza dimenticare Lazio, Napoli e Roma, che ripartono con allenatori non eccellenti. Di più. E nel pacchetto è giusto considerare anche la nuova Fiorentina, che promette spettacolo. Otto pretendenti. Perché l’obiettivo comune è il “quarto posto” (piazzamento nell’Europa che conta), poi ben venga qualcosa in più. Nel caso dell’Inter di Inzaghi, la seconda stella (sogno, non ossessione). Obiettivo oggi più alla portata di ieri per via del (non) mercato fatto dalle altre.

Acquisti e cessioni: Inter meno forte, ma più completa

OPERAZIONI – Gli arrivi di Denzel Dumfries ed Edin Dzeko fanno cascare in piedi il management, costretto a salutare anzitempo i già citati Hakimi e Lukaku. Il “paracadute” Hakan Calhanoglu a parametro zero dal Milan è il capolavoro in luogo di Eriksen, ma spiega benissimo il concetto di “ridimensionamento”: altro livello, per tutti. Inferiore, ovviamente. Il grande investimento è stato fatto con e su Joaquin Correa, regalo che Inzaghi si è meritato dopo un’estate di lavoro silenzioso. Un importante innesto per presentare l’attacco in un’altra veste, senza coppia fissa come nel biennio di Conte. L’argentino – già decisivo nel debutto a Verona – numericamente prende il posto di Andrea Pinamonti, il che sottolinea il complessivo “miglioramento” della batteria offensiva. Anche il ritorno dal prestito del mancino Federico Dimarco (via Ashley Young) dà un’opzione in più a Inzaghi sul lato sinistro del campo, ma in difesa e a centrocampo. Il rientro di Alex Cordaz (al posto di Daniele Padelli) completa il pacchetto dei portieri e soprattutto le liste. Infine, la “promozione” di Martin Satriano allunga – almeno momentaneamente – la rosa in attacco. Non considerabile il cambio di guantoni in porta tra il classe 2002 Filip Stankovic e Gabriel Brazao (infortunato), che si ritrova con l’etichetta di “quarto portiere” ma solo casualmente. Il miglioramento complessivamente c’è, ma la formazione-tipo è meno competitiva. L’Inter oggi è meno internazionale, a Inzaghi il compito di renderla concreta all’italiana. In virtù della situazione interna (bilancio e proprietà) ed esterna (avversari e crisi economica), il voto al mercato dell’Inter non può non essere positivo: 6.5 per aver limitato bene i danni, 7 per averlo fatto con/per Inzaghi. Ma con la consapevolezza di essersi ridimensionati… meglio degli altri.

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