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Inter, cedere per acquistare è diverso da cedere per cedere: il caso Bastoni

Inter impegnata sul mercato, dove non tutto va come si vorrebbe. Il nome caldo in uscita resta quello di Bastoni, che oggi non vede la sua carriera lontana dai colori nerazzurri. Eppure la possibilità di un addio in estate c’è. Ed è il caso di rivalutare la strategia aziendale finalizzata alla monetizzazione immediata con l’obiettivo di far quadrare i conti globalmente e non di certo con un’operazione di semplice sostituzione ruolo per ruolo. I conti così non tornano mai

SACRIFICIO NECESSARIO – Il diktat di ogni mercato auto-finanziato è sempre lo stesso: cedere per acquistare. Lo sentiamo sempre. E lo vediamo anche applicato. Sebbene non sempre come vorremmo. Soprattutto quando viene ceduto un calciatore importante e al suo posto ne viene acquistato uno di livello inferiore. Il problema alla base di questa strategia, ormai obbligata in tempi di sofferenza finanziaria, è sempre lo stesso: saper cedere e soprattutto saper sostituire. L’esempio che vede protagonista Alessandro Bastoni è lampante. Farne il “nuovo” Achraf Hakimi (vedi editoriale) sembra diventata una necessità per restare in piedi. Probabilmente non è così ma non importa a nessuno. Ciò di cui bisogna discutere sono le possibili opzioni per rimpiazzare Bastoni in caso di cessione. Come si sostituisce un centrale mancino 23enne reinvestendo solo parte della plusvalenza generata dalla sua cessione? Già è difficile la sostituzione con fondi illimitati, figuriamoci rispettando tutti i paletti imposti. Ecco perché l’Inter ha bisogno di pesare bene il suo prossimo sacrificio di mercato. Il caso Bastoni è da studiare a livello aziendale più che sportivo. L’investimento fatto dall’Inter sul Bastoni appena maggiorenne sta fruttando in campo, forse anche sopra le aspettative. Ed è giusto che possa fruttare anche sul mercato, ma non così. E non a 23 anni. Il valore di mercato del centrale azzurro è destinato ad aumentare almeno per un altro paio di stagioni, magari tre. Un profilo simile, rarissimo, può diventare una bandiera del club oppure portare in dote una maxi plusvalenza alla soglia dei 27 anni. Cederlo in fretta, perché non sembrano esserci alternative, rischia di essere un autogol progettuale. È l’ultima spiaggia?

Bastoni via per sistemare i conti dell’Inter

GIRANDOLA DI ADDII – La cessione del classe ’99 Bastoni può essere utile per acquistare Gleison Bremer (Torino), certo. Magari cedi per 60 (plusvalenza di 47, ndr) e acquisti per 30 (ammortamento annuo di 6, ndr) ma non risolvi nessun problema a livello di competitività. Tamponi ma non sistemi. In primis perché Bremer non è il sostituto naturale di Bastoni. Né può esserne l’erede in prospettiva futura, essendo un classe ’97. Di conseguenza servirebbe investire (anche) in un’altra direzione per poter parlare di “miglioramento” globale. Il tutto facendo quadrare i conti. Ma come? Partiamo dal presupposto che Federico Dimarco può giocare da terzo sinistro ma difensivamente non c’entra nulla con Bastoni e – purtroppo – si è visto per una stagione intera. Ed ecco che si genera un meccanismo subdolo: cedere per cedere. Se cedi Bastoni per poter acquistare Bremer, che è l’erede designato di Stefan de Vrij, allora devi/puoi cedere anche il centrale olandese. E se non trovi un centrale mancino low cost, in emergenza tocca spostare nuovamente Milan Skriniar sul centro-sinistra e investire su un altro centrale destro. Ne varrebbe la pena? Da qualunque parte la si guardi, cedere i pochi giovani talenti che hanno offerte per poter cedere anche gli esuberi a cifre minime, evitando la minusvalenza e raggiungendo l’obiettivo globale del “mercato in attivo”, non è una strategia che permetterà all’Inter di sopravvivere. In campo e fuori. La competitività va preservata blindando i Bastoni così come gli Hakimi. In alternativa, la loro cessione si può accettare se l’obiettivo è migliorare la rosa anziché completarla alla meno peggio. Inter, non si può cedere tanto per: serve un piano alternativo. Bastoni deve essere in cima alla lista degli incedibili, in attesa di offerte shock.

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