Inter, attenta: partite così non fanno perdere solo la Coppa Italia
L’eliminazione in Coppa Italia probabilmente il punto più basso della stagione. Contro una squadra già asfaltata tre mesi fa in campionato l’Inter sceglie di sparire, e adesso servono le qualità di un tecnico chiamato a salvare il salvabile.
NÉ IL RISULTATO NÉ LA QUALIFICAZIONE – Né i rigori sbagliati o non assegnati. È lo spettacolo offerto dall’Inter, questo e null’altro dev’essere al momento il topic. Ha tutto dell’incredibile: che, dopo un anno e mezzo di una gestione tecnica di Luciano Spalletti, di nuovo in una partita fondamentale si dimostri l’assenza di una qualsiasi ipotesi di progetto di squadra. Lasciamo stare i passi falsi in campionato (che ci possono stare, nelle trentotto giornate di un torneo storicamente pieno di trappole come la Serie A) compensati dalle due ottime prestazioni, quella con la Juventus, anche se persa, ma positiva quasi quanto quella vinta col Napoli. Quella col PSV Eindhoven era già una crepa molto grossa, ma questa contro la Lazio è peggio della faglia di San Andreas. Crea un baratro, che potrebbe staccare la spina (anche quella dorsale) al resto della stagione, se non si corre subito ai ripari. Laddove per ripari non si intenda il mercato di riparazione, comunque concluso ma condotto dichiaratamente, sin dalla sua apertura, senza mosse significative. I ripari che si chiedono vanno cercati nel lavoro quotidiano, sui muscoli sulla testa, in un frangente se non proprio da Germania Anno Zero, diciamo zero virgola uno, visto che rimane l’Europa League.
MAL COMUNE MA GAUDIO ZERO – No, non c’è consolazione nel registrare l’uscita dalla Coppa Italia delle prime tre dell’attuale classifica (che poi diventano le prime quattro della stagione scorsa, aggiungendo la Roma), segno della bocciatura di una competizione da parte dei nostri club più ricchi, scelta di una sciocchezza surreale. Quella dell’Inter è l’uscita dai segnali più preoccupanti. La Juventus a Bergamo aveva già sofferto parecchio in campionato. Il Napoli giocava in casa di una squadra appena innervata da chi per quasi tutta la prima parte della stagione è stato capocannoniere in Serie A. Della Roma a Firenze sorprende il risultato, ma anch’essa lì ci aveva già lasciato le penne evitando la sconfitta solo nel finale. Ma per l’Inter la storia è diversa. In casa della Lazio ha avuto una delle migliori prestazioni di stagione, allora cosa è accaduto dallo 0-3 del 29 ottobre a oggi? Sembra passato un secolo. Crepe ovunque, nei singoli, nei loro ruoli e in come interagiscono come gruppo, tutto troppo brutto per sembrare vero e soprattutto duraturo. Scegliamo di considerarlo un gigantesco incidente di percorso? Va bene, ci stiamo, ma attenzione, è il secondo in una gara secca. Cosa spinge questo gruppo a sparire in questi frangenti? Cattiva ripartenza di preparazione dopo la lunga sosta d’inizio anno? Cattive influenze da sirene di omerica memoria? Di Wanda Nara? Dell’Arsenal? Basta così poco per azzerare i due pilastri di questa Inter? Un tecnico che si è rincitrullito d’un botto o è caduto in disgrazia nella considerazione dello spogliatoio e di una società che ronza attorno ad altre figure (vedi articolo), salvo poi smentire? Domande che è legittimo porsi a cui va cercata risposta. Ma la stagione ha già perso due dei tre traguardi e uno di questi, la Coppa Italia, era stato chiesto espressamente dalla società al suo allenatore poche sere fa a cena (vedi articolo) e veniva ritenuto fondamentale dal presidente Steven Zhang (vedi articolo). Non il massimo.