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Inter, analisi del mercato: voto 7 (per Icardi), Conte alza la media con +1.5

La sessione estiva del mercato ha stravolto l’Inter tanto dentro quanto fuori dal campo. È tempo di giudizi e voti per qualificare la prestazione degli addetti ai lavori in attesa che il campo dia le risposte che cerchiamo. Basta calcio(mercato) parlato, finalmente spazio al rettangolo verde dopo la sosta per gli impegni delle nazionali. Prima però ecco una dettagliata analisi della nuova Inter di Conte, che riparte senza l’ombra di Icardi

OBIETTIVO RAGGIUNTO – Il mercato estivo dell’Inter si è chiuso senza botto, se non la cessione in prestito dell’ex capitano. Paradossalmente, in una sessione che ha portato grandi novità in entrata, la notizia più importante e forse decisiva è legata a una cessione pesantissima, ma che nelle casse della società non porta nulla. Assurdo. Ed è giusto così, purtroppo. L’obiettivo principale dell’Inter era ed è stato liberarsi del personaggio più scomodo per l’ambiente, così da permettere a squadra e staff tecnico di lavorare al meglio, senza polemiche. In questa stagione si punta più sullo spogliatoio sano che sulla rosa competitiva. Come noto, il mercato ha portato grandi cambiamenti in casa Inter. Tante operazioni in entrata e in uscita per permettere di avere una squadra titolare con i suoi doppioni impostata chirurgicamente sul 3-5-2 del nuovo allenatore, ma con la possibilità di avere varianti tattiche per più sistemi di gioco. Per giungere al giudizio e soprattutto al voto finale, entriamo nel dettaglio di chi è andato via (e perché…) e chi si è unito da poco al progetto Inter.

CESSIONI – Sono numerosi i giocatori che hanno lasciato Appiano Gentile negli ultimi mesi: tra i portieri lo svincolato Raffaele Di Gennaro (Catanzaro); al centro della difesa il “rescisso” Joao Miranda (Jiangsu Suning); sulla fascia destra Sime Vrsaljko (Atletico Madrid) e Cedric Soares (Southampton) per fine prestito; sulla fascia sinistra Dalbert (Fiorentina) in prestito secco; in mezzo al campo in prestito Joao Mario (Lokomotiv Mosca) con diritto di riscatto e Radja Nainggolan (Cagliari) secco; in avanti Ivan Perisic (Bayern Monaco) con diritto di riscatto e Keita Baldé (Monaco) per fine prestito, oltre al preannunciato Mauro Icardi (Paris Saint-Germain) con la stessa formula del croato. A questi vanno aggiunti i quattro giovani in orbita Prima Squadra: il centrale difensivo Ryan Nolan (Arezzo) e gli attaccanti Eddie Salcedo (Hellas Verona via Genoa), Facundo Colidio (Sint-Truiden) e Davide Merola (Empoli), solo quest’ultimo a titolo definitivo. A salutare è soprattutto l’allenatore Luciano Spalletti, esonerato dopo aver raggiunto il quarto posto necessario per l’accesso nell’Europa che conta. E con lui va via il 4-2-3-1, che potrebbe essere impostato così inserendo l’Inter che non c’è, ovviamente senza badare troppo ai ruoli: Di Gennaro; Vrsaljko, Nolan, Miranda, Dalbert; Joao Mario, Nainggolan; Cedric, Keita, Perisic; Icardi. Punto di partenza necessario per analizzare i miglioramenti apportati (o meno) alla rosa dell’Inter dal mercato estivo nel rapporto tra acquisti e cessioni, in questo caso andando oltre i nomi.

ACQUISTI – Sono molte meno le novità, questo per sottolineare come l’Inter abbia puntato più sulla qualità che sulla quantità, affinché la rosa finale potesse essere equilibrata senza eccessi: nel cuore della difesa è arrivato a parametro zero Diego Godin (Atletico Madrid) con Alessandro Bastoni (Parma) di ritorno dal prestito, a cui si può momentaneamente unire il classe 2002 Lorenzo Pirola promosso dalla Primavera; sulla destra spazio a Valentino Lazaro (Hertha Berlino) arrivato a titolo definitivo; a sinistra doppio ritorno con il marchio del Settore Giovanile, Cristiano Biraghi (Fiorentina) in prestito con diritto di riscatto e Federico Dimarco (Parma) per fine prestito; in mezzo al campo Stefano Sensi (Sassuolo) in prestito con diritto di riscatto e Nicolò Barella (Cagliari) con formula definitiva, come il classe 2002 Lucien Agoumé (Sochaux); in avanti Alexis Sanchez (Manchester United) in prestito secco e il grande colpo Romelu Lukaku (Manchester United), definitivo e (il più) dispendioso dal punto di vista economico. Il principale innesto – e va detto – riguarda però la panchina, dove si è insediato Antonio Conte, già immerso totalmente nella sua nuova avventura calcistica con i colori nerazzurri. Il pre-campionato e le prime due uscite ufficiali contro Lecce e Cagliari hanno già evidenziato il credo del neo tecnico, la cui filosofia calcistica si discosta molto dalla precedente, non solo per la rivoluzione difensiva incentrata sulla linea a tre a copertura di Samir Handanovic, confermato capitano anche nel nuovo corso. E infatti la nuova Inter con il 3-5-2 potrebbe essere questa, nuovamente senza soffermarsi troppo sulle posizioni: Handanovic; Godin, Pirola, Bastoni; Lazaro, Barella, Sensi, Dimarco, Biraghi; Lukaku, Sanchez. L’impatto “visivo” non è dei migliori, sulla carta, per questo è doveroso fare delle valutazioni che vadano oltre i nomi, entrando nel dettaglio più delle necessità per raggiungere la meta che delle operazioni in sé, perché la strategia dell’Inter ha fatto centro. Almeno in teoria.

GIUDIZIO FINALE – C’è una grossa pecca nel mercato dell’Inter, che stona un po’: le cessioni. Cessioni arrivate, giuste e sacrosante, ma senza portare soldi in cassa. Di fatto la società nerazzurra ha fatto mercato senza budget extra, per questo bisogna sottolineare il grande sacrificio della proprietà Suning, che ha chiuso grosse operazioni (Lukaku in particolare) sulla base di promesse future. Stavolta i “pagherò” sono invertiti. Nel 2020 Piero Ausilio spera di mettere nero su bianco le cessioni definitive dei vari Joao Mario, Perisic e Icardi per un totale di circa 100 milioni di euro, magari anche di Nainggolan per risparmiare l’ultima maxi rata di Barella e Dalbert per non investire in maniera extra su Biraghi, mentre per Sensi non dovrebbero esserci problemi come per Matteo Politano, riscattato come da promessa senza fare troppe storie, anche perché la sua duttilità permetterà a Conte anche di cambiare modulo (3-4-3 o addirittura 4-3-3) oltre che utilizzarlo a partita in corso, quando può essere letale negli spazi più ampi. L’Inter non ha fatto un mercato di nomi, questo è lapalissiano. La formazione “nuova” schierata precedentemente non fa sognare, anzi. Paradossalmente, il downgrade tecnico rischia di essere perfino grottesco. E invece bisogna valutare e apprezzare l’upgrade che i nuovi innesti forniscono in un meccanismo che di tecnico ha poco. Spazio alla tattica, sotto forma di atletismo, dinamismo, grinta e sacrificio. Chi è andato via non dava nessuna garanzia da questo punto di vista, mentre i nuovi acquisti hanno sposato appieno la filosofia di Conte. In difesa Godin era l’unico in grado di sopperire alla partenza di Miranda nel ruolo di leader difensivo, esperto e motivato dopo qualche delusione di troppo in Spagna, e svecchia di due anni il reparto, dove Bastoni si inserisce come unico centrale di piede mancino, alla lunga forse fondamentale per insistere sulla difesa a tre (durante la sua maturazione calcistica è stato schierato anche da terzino sinistro). Sulla destra Lazaro sostituisce la coppia Vrsaljko-Cedric con caratteristiche completamente diverse, perché è un esterno offensivo di spinta tutto da costruire difensivamente, un progetto di campione nelle mani di Conte, che non avrà compito facile nei primi mesi. Sulla sinistra la coppia Biraghi-Dimarco dà più garanzie dello sciagurato Dalbert, anche perché il classe ’92 è più difensore e il classe ’97 più disciplinato, entrambi dotati di un piede mancino educato. Le caratteristiche di Barella colmano le lacune di Nainggolan dal punto di vista “polmonare” ma non in termini offensivi, dal momento che il cagliaritano è un “Ninja prima maniera in miniatura”: corre e ruba palloni, però non segna come il belga. Un cambio necessario in virtù dell’indolenza di Nainggolan, stesso discorso per Joao Mario, di cui Sensi migliora ogni tipo di giocata: meno fisicità, ma più concretezza nel fare raccordo tra i reparti giocando da mezzala con compiti di impostazione e inserimento. In attacco l’Inter perde tutti i gol perché, insieme al già citato Nainggolan, il trio Keita-Icardi-Perisic è stato l’unico in grado di andare in rete con Spalletti, ma le caratteristiche dell’ex coppia dello United sono funzionali per sopperire a questa mancanza: sulla carta ci sono mediatamente da sostituire tra i 30 e i 40 gol, Sanchez e Lukaku sono chiamati a farlo attraverso il gioco che permetta loro sia di finire sul tabellino dei marcatori sia di farci entrare i compagni meno attesi, perché la richiesta di Conte è l’azione corale che può aprire le porte del gol a tutti. L’Inter 2019/20 non è sicuramente un’Inter più forte di quella 2018/19, ma punta a diventare tale attraverso l’impegno dei singoli per il collettivo e la mano di Conte, fondamentale per far ottenere il salto di qualità a una rosa operaia, non di certo da sogno.

VOTO MERCATO INTER – Il salto di qualità ovviamente va fatto attraverso i giocatori migliori, non con quelli che sono rimasti per fare numero, o forse meglio dire “gruppo”. Si parla con orgoglio di Inter “italiana”, sembra assurdo da un punto di vista sia storico sia qualitativo. Da Daniele Padelli eterno dodicesimo di Handanovic a Tommaso Berni a mo’ di mascotte, passando per Andrea Ranocchia in difesa e il talentuoso classe 2002 Sebastiano Esposito in attacco, senza dimenticare Roberto Gagliardini a centrocampo. In realtà l’Inter punta tutto sugli altri venti, ma è giusto considerare e dare i giusti meriti anche a chi fa contorno ed è rimasto ad Appiano Gentile con il giusto spirito, soprattutto dopo quanto successo con Icardi (con Nainggolan e con Perisic…). Fatte queste dovute osservazioni, è tempo di dare i numeri. O meglio, i voti. La campagna acquisti dell’Inter non è stata stellare, bensì ampiamente sufficiente. Il voto è un 6.5 pieno, che diventa 7 solo nel momento in cui viene annunciata la cessione di Icardi all’estero. E non è un dettaglio da poco. Fosse rimasto in rosa, sarebbe stato un 6.5 con riserva, fosse rimasto in Italia (Juventus più che Napoli) si sarebbe parlato di un 6 quasi regalato sulla fiducia, perché l’Inter avrebbe messo in mani altrui il miglior centravanti della Serie A, consegnando alla “fortunata” anche lo scudetto. Almeno sulla carta, ecco. Invece Beppe Marotta riesce a piazzare il “colpo” in uscita al Paris Saint-Germain e permette a Conte di lavorare in tranquillità, almeno fino a fine stagione… Per il resto, almeno una grossa lacuna è rimasta: manca il centrocampista di qualità capace di fare la differenza, la mezzala da gol capace di andare in doppia cifra e in grado di panchinare l’onesto Matias Vecino, che ha sì caratteristiche apprezzate da Conte, ma non è di certo Sergej Milinkovic-Savic (per fare il nome dell’acquisto mancato ideale). Un mancanza pesante che si spera possa essere puntellata come priorità nella prossima campagna di mercato in un reparto, quello di centrocampo, piuttosto limitato e limitante, basti pensare alla presenza dell’eterno Borja Valero come alter ego dell’insostituibile Marcelo Brozovic, regista incontrista-incursore, costruisce distruggendo e finalizzando, perché i compagni non lo fanno con la sua continuità. In secondo luogo bisogna citare il discreto reparto costruito sulle corsie laterali per una squadra che giocherà con due esterni a tutta fascia per il resto della stagione: ripartire da Antonio Candreva e Kwadwo Asamoah titolari non preannuncia calcio champagne, sperando che i nuovi entrino al più presto negli schemi di Conte. Creata la diga difensiva con l’aggiunta di Godin alla coppia formata da Stefan de Vrij e Milan Skriniar, il dubbio amletico riguarda il jolly Danilo D’Ambrosio, già candidato per essere spesso titolare in mancanza di un dodicesimo più credibile: terzo di destra o all’occorrenza di sinistra, oppure quinto di centrocampo, purché sia in campo ad apportare più quantità che qualità, come chiede Conte ai suoi principali gregari. Il dodicesimo che manca dietro per fortuna è davanti, dove Lautaro Martinez si sposa alla perfezione con l’idea di calcio del nuovo tecnico: garantisce più gioco sporco di Sanchez da seconda punta e più movimento di Lukaku da prima, in pratica può essere la spalla ideale di entrambi per sbloccare le partite più chiuse senza dare punti di riferimento. Manca più di qualcosa, soprattutto in ottica Champions League, ma non vale la pena fare drammi fasciandosi la testa prima di scendere in campo a pieno regime. Il segreto in questa stagione è in panchina, staff compreso… Proprio l’arrivo di Conte, che da solo è un 10 pieno in quanto si parla(va) del miglior allenatore sul mercato per l’obiettivo di rinascita a cui è interessata l’Inter, può far lievitare il voto definitivo della campagna rafforzamento dell’Inter: la media tra il 7 della squadra e il 10 dell’allenatore è un 8.5, anche questo di fiducia perché alla fine sarà il campo – e solo il campo – a parlare più della panchina.

FORMAZIONE IDEALE – Come si sarà notato, non si è parlato né di soldi né di obiettivi, perché oggi è superfluo fare ragionamenti simili tra l’uscita dal Settlement Agreement e la presenza fissa del Fair Play Finanziario UEFA, secondo cui bisogna vendere per poter acquistare mantenendo il bilancio in salute e il monte ingaggi coerente con il livello della rosa. Da una prospettiva più critica l’Inter ha speso forse troppo senza migliorarsi molto, da una più cinica ha speso poco sbagliando alcune priorità. Prematuro dirlo ora e prendere una posizione netta. Di certo l’Inter non ha una rosa per vincere lo scudetto, ma per competere sì: parte nettamente alle spalle della Juventus e prima deve “inseguire” il Napoli per bruciare uno step, sbagliato illudersi con il tricolore (ma è giusto sognare grazie alla presenza di Conte in panchina). In Champions prima bisogna pensare a superare il girone di ferro, poi casomai si vedrà da febbraio in poi… La profondità della rosa, però, permette di fissare un obiettivo concreto e raggiungibile per questa Inter: vincere la Coppa Italia. Quello sì. E per farlo sarà necessario un sapiente turnover, per questo tutti saranno utili alla causa Inter. Probabilmente subito dopo la sosta vedremo ancora un’Inter approssimativa, non ancora quella definitiva. Conte ha in mano più carte, dalla difesa con tre centrali puri con esterni più offensivi alla linea due più D’Ambrosio con esterni più difensivi, passando per un centrocampo più tecnico con il doppio mediano in regia oppure più fisico con mezzali più sganciate, senza dimenticare la possibilità di schierare una coppia d’attacco molto più pesante di un’altra. Ecco perché gli scenari di “formazione ideale” sono anche più di due. Di seguito, eccone un paio facendo ruotare (quasi) tutti i protagonisti della nuova Inter di Conte. Scegliete la vostra Inter ideale, tanto la scelta finale sarà dell’unico uomo (abbastanza soddisfatto) al comando in quel di Appiano… Buon lavoro, mister!

Inter Formazione - 11 Ideale
Inter Formazione – 11 Ideale
Inter Formazione - Turnover
Inter Formazione – Turnover
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