Editoriali

Icardi-Inter: fine di un’era. I nerazzurri attraversano un Rubicone di ricordi

L’Inter si separa da Icardi nella maniera più cinica possibile. Il club nerazzurro accantona sei stagioni e una valanga di gol dell’argentino. La storia d’amore con l’ex capitano si è trasformata in un incubo. In attesa dell’annuncio ufficiale dopo l’anno in prestito, un finale così era diventato necessario

ADIEU ICARDI – L’addio è arrivato nel modo più naturale e forse già questo è un segnale importante. Mauro Icardi e l’Inter si salutano con freddezza, quasi a volersi ignorare. Una stretta di mano col Paris Saint-Germain, che raccoglie oneri e onori del suo nuovo centravanti. Una media gol/minuti giocati che in maglia PSG è superiore a Neymar, ma anche cinguettii e sparate social della moglie-procuratrice Wanda Nara, che probabilmente sta solo aspettando di affinare il francese per cominciare a farsi sentire davvero. Icardi e l’Inter si salutano per interposta persona e forse è anche giusto così. Il passato non è alle spalle e non lo sarà mai del tutto, ma l’Inter è già andata oltre. Lo ha fatto con l’uomo migliore per soffocare infiltrazioni di gas in uno spogliatoio storicamente troppo chiacchierato.

RIMPIANGERE ICARDI – Antonio Conte era il profilo giusto nel posto giusto. Ha tenuto la mano ferma con Icardi, reo confesso, e con chi era sulla graticola da troppo tempo, come Radja Nainggolan e Ivan Perisic, ma che ancora si professava innocente. La storia tra Icardi e l’Inter si chiude nel bel mezzo di una pandemia, con un blitz negli ultimi giorni che aveva lasciato presagire un necessitato finale. Icardi mancherà all’Inter? Aritmeticamente, verrebbe da dire di no. Umanamente, la risposta non può che essere la stessa. Cosa rimarrà di Icardi? Il rimpianto comune e contagioso per ciò che poteva essere. Quello che in parte è stato non ha bisogno di smentite. La tripletta nel derby, il gol mozzafiato contro il Tottenham e una miriade di altri momenti in cui l’ex capitano ha allargato le spalle e preso in groppa tifoseria e club.

RIPUDIARE ICARDI – Icardi è uno di quei calciatori a cui probabilmente dovremmo affidare l’ultima palla della nostra vita. L’argentino ha dimostrato sangue caldo e cinismo, cocktail utilissimo per lasciarsi scivolare addosso anche le situazioni più delicate. Dopo 219 presenze e 124 gol, anche l’Inter gli è scivolata addosso. È impossibile dimenticare mesi di polemiche e veleni (che avevamo ricostruito QUI), ma il comportamento di Icardi ha consentito all’Inter di organizzare le priorità, e di riscoprire quel bocciolo di interismo che emerge sempre dal baratro delle difficoltà. Nessuno dimenticherà il 2-3 nel derby di marzo senza Icardi (che anche Luciano Spalletti porta nel cuore). Perfino la sfida con l’Empoli ha assunto contorni catartici. L’Inter si è liberata delle sue paure e dei simbionti nocivi, mentre Icardi salutava San Siro sbagliando un rigore potenzialmente decisivo. Nessuno crede alle coincidenze, ma a volte il calcio allinea gli eventi in maniera davvero curiosa.

OLTREPASSARE ICARDI – Quasi un anno dopo, l’Inter taglia l’ultimo filo di nylon che legava il club al suo ex capitano. Una firma su un contratto stipulato in fretta e furia a fine estate, la certezza dell’esilio dalla Serie A e un fiume di denaro sonante a rendere il boccone ancor più dolciastro. Icardi, probabilmente, si sentiva già lontano dall’Inter, nonostante le foto del suo rientro a casa (a Milano) fossero state interpretate dai più quasi come una minaccia. L’Inter, dal canto suo, è riuscita finalmente ad attraversare Icardi. il che non era affatto scontato, considerando la nostalgia di parte dei tifosi e il peso macabro di quei 124 gol, da far ricadere sulle spalle di un malcapitato (e, fino a Inter-Lecce, poco apprezzato) Romelu Lukaku. L’Inter ha finalmente attraversato Icardi come fosse un Rubicone di vecchi ricordi. Conte ha steso la sua giacca per consentire a tutto il club nerazzurro di guadare quel pericoloso fiumiciattolo. All’Inter, e a Giuseppe Marotta, è bastata una stretta di mano, un acquirente francese, e il nome di ‘Maurito’ è già pane per i manuali di storia nerazzurra.

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