Editoriali

Eriksen nel menù gourmet dell’Inter, ma Conte ha scelto un altro ristorante

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Eriksen è il piatto forte del tritacarne mediatico italiano. Per colpe sue. Di Conte. E dell’Inter. Tutti colpevoli, ma adesso bisogna capire che il bene collettivo prevede venirsi incontro per raggiungere gli obiettivi comuni. Presenti e futuri. Il centrocampista danese – così come il tecnico salentino – non è fuori dal progetto nerazzurro come qualcuno vuol far credere, però deve rendersi conto di essere il problema per diventare la soluzione

RISTORANTE E MENÙ – Andare a mangiare con Antonio Conte non è facile. Lo sanno bene a Torino, lo sanno benissimo a Milano, perché chi l’ha portato ad Appiano Gentile c’era già andato a pranzo e cena insieme. Per tre anni. «Quando ti siedi in un ristorante dove si pagano 100 euro non puoi pensare di mangiare con 10 euro» gli fece sapere una volta, ghignando. Insoddisfatto più dei commensali che del menù. A Beppe Marotta quel commento è servito da insegnamento per non sbagliare più commensali quando porta Conte fuori a mangiare. O meglio, quando lo avrebbe portato nuovamente al ristorante, dal momento che l’idillio bianconero è finito praticamente lì. Ed è questo il motivo per cui entrambi, a distanza di cinque anni, hanno messo la propria firma sul progetto Inter, finanziato da Suning, che non si è mai posta il problema dei 10 né dei 100 euro in tasca. E probabilmente nemmeno dei 1000, purché siano ben spesi e, oltre alla sazietà, portino in dote utilità. Economica, d’immagine e poi sportiva. Questione di punti di vista, giustificati dall’investimento fatto e dalle prospettive future. Si vuole vincere ma con due occhi sul bilancio.

ANTIPASTO E SECONDO – A gennaio Conte, Marotta e Suning – nella persona di Steven Zhang, Presidente dell’Inter – si sono seduti a tavola, di nuovo dopo l’ultima volta in primavera. Ma riavvolgiamo il nastro fino a prima dell’autunno. Il mix di antipasti è stato leggero, senza grosse pretese. Poi la portata estiva Romelu Lukaku è piaciuta a tutti, forse più del previsto. Il credito dell’allenatore aumenta a dismisura per l’ottima intuizione avuta già prima di firmare. Il ristorante chiamato Manchester United l’ha scelto Conte, che ha scelto anche il piatto forte sul menù dei secondi: oltre 100 kg di manzo belga. Addirittura con contorno cileno (Alexis Sanchez) e dessert inglese (Ashley Young), quest’ultimo posticipato di cinque mesi, prima di tornare ad avere fame. Il conto l’ha pagato Suning, Marotta ha creato i presupposti per il digestivo, preparando la cessione dell’asado argentino (Mauro Icardi) agli chef stellati del Paris Saint-Germain. Fin qui – metafore alimentari di dubbio gusto permettendo (e di cui vale la pena scusarsi subito…) – tutto torna, tranne il primo piatto. In estate è stata fatta una scelta chiara, in inverno una promessa negoziabile.

PRIMO POSTICIPATO – Dicevamo, gennaio. Il lavoro fatto da Conte su Lukaku, sugli altri singoli e sul collettivo ha stupito proprietà e management, incapaci di prevedere una tale rapidità nel rimettere a posto le cose con la rosa “pre-confezionata” di Luciano Spalletti, ottimizzata con qualche innesto. Mancava il primo piatto, nonostante il tecnico lo abbia richiesto a gran voce in tutte le sedi. Aver fatto overperformare Stefano Sensi è un merito. E la sua prolungata assenza per infortunio, unita all’impossibilità di abbinare Matias Vecino a qualsiasi tipo di ricetta, è anche il motivo per cui l’Inter si è trovata nuovamente a trattare l’argomento centrocampista. Il sogno Scudetto, grazie a Conte, si è avvicinato almeno di una stagione rispetto alle più rosee previsioni dei capi. Ecco che sulla lista della spesa, senza neanche dover andare al ristorante di lusso, torna il primo preferito da Conte: una ricetta italo-cilena da fare in casa che Conte conosce benissimo (Arturo Vidal). Purtroppo la conosce, addirittura meglio, anche Marotta. Niente da fare, di nuovo.

OCCASIONE DANESE – La paura di ripetere l’errore di valutazione fatto con Radja Nainggolan, per accontentare ciecamente Spalletti, blocca ogni tipo di discorso con il Barcellona per Vidal. Conte urla il suo nome, Marotta non ci sente ma convince Suning. L’investimento importante per puntare subito allo Scudetto va fatto. Il management ci lavora da mesi, in silenzio. Può e deve essere anticipato, se Suning lo permette. E Suning lo permette. L’alternativa a Vidal si chiama Christian Eriksen, che l’Inter riesce a strappare al Tottenham per una cifra addirittura inferiore a quella promessa al Sassuolo per riscattare Sensi. Paradossale. Il danese ha tutte le caratteristiche per far parte del progetto Suning-Marotta. Un top player a certi prezzi non puoi fartelo scappare, altrimenti il salto di qualità in rosa non lo farai mai. A parametro zero avrebbe fatto più clamore (rumore mediatico), ma serviva subito per tamponare il problema a centrocampo e regalare a Conte l’ultima novità invernale per far cambiare inerzia alla stagione nerazzurra. Senza più alibi. Illusione.

GOURMET AFFRETTATO – Usciti dal ristorante londinese, tutti soddisfatti. Tutti soddisfatti tranne Conte, che ha mangiato pure bene, ma non aveva scelto quel locale proprio per evitare il menù gourmet proposto. In pieno inverno, con la stagione già avviata e pronta a concludersi in nemmeno quattro mesi (prima dello scoppio del Covid-19…), la sazietà doveva essere tamponata diversamente. Per Conte non c’era l’urgenza di spendere quelle cifre per mangiare un piatto cucinato magistralmente e oltremodo bello esteticamente. Conte sceglie prima cosa mangiare, poi dove. E a gennaio voleva andare in quella che virtualmente poteva essere la sua trattoria di fiducia dove, allo stesso prezzo, forse addirittura risparmiando qualcosa (evitando dolce e caffè, ma non l’amaro…), si sarebbe saziato come non mai. Un ristorante quasi decaduto ma con una cucina ottima. Da un cuoco goloso, non chef stellato. Un ristorante a tratti spartano, dove potersi atteggiare come uno di famiglia. Perché conosce il menù prima di sedersi, senza badare allo scontrino. Conosce i piatti più ambiti, ma si accontenta di ordinare sempre lo stesso. Fedeltà al palato, forse. Certezza di non rimanere deluso da novità culinarie, senza alcun dubbio.

ACQUISTO IDEALE – L’operazione Vidal non è andata in porto né in estate né in inverno, difficile riproporla ancora eppure è in cima alla lista. Il cileno all’Inter “paga” il fallimento dell’operazione Nainggolan, che è ancora a bilancio. Suning non l’ha digerita, Marotta non riesce a metabolizzarla come vorrebbe. E riproporre il bollito belga in sostituzione del piatto cileno è una provocazione che Conte non pensa di meritare, dopo quanto fatto nella prima stagione (ancora in corso) all’Inter. Ma è falso dire che “Conte non voleva Eriksen”. Conte voleva Vidal per garantire di provare a vincere davvero al primo colpo, sul danese invece non ha firmato promesse. Anzi. Lo stop causato dal Coronavirus ha permesso a Conte di dare una chance a Eriksen, tanto da cambiare subito modulo per inserirlo meglio nei suoi schemi. Il feedback finora è stato negativo per mancanze da colpevolizzare esclusivamente al nuovo numero 24 nerazzurro. I movimenti senza palla in primis, così come il ritmo in fase di pressing. Tutte cose che Vidal conosce a memoria e mette in pratica a occhi chiusi. Falso dire che “Conte non voleva Eriksen”, giusto però dire che “Conte voleva Vidal” a prescindere dal danese. Per vincere. Tutto e subito, senza aspettare la fine del triennio. Perché Vidal reggerà un altro anno al top, poco più. E Conte è l’unico ad avere fretta a Milano.

PRESENTE E FUTURO – La cena di gennaio si è chiusa senza promesse trionfali, al limite una provocazione. Quasi a voler parafrasare Conte: “Qui abbiamo mangiato bene, potremmo tornarci tra sei mesi per festeggiare il matrimonio tricolore. Ma avremmo potuto divertirci di più fin da subito scegliendo meglio”. E quel matrimonio tricolore a quanto pare è sfumato, perché Conte aveva ragione. O forse perché Conte vuole avere ragione a tutti i costi, visto che è tornato dal cuoco di Appiano Gentile ordinando addirittura Jamón Serrano stagionato 425 mesi (Borja Valero) pur di dimostrare l’importanza di saper scegliere i piatti con i tempi giusti. Non i più belli né i più costosi, quelli che prolungano la sazietà fino al raggiungimento dell’obiettivo che porta i commensali al ristorante. Brutti ma buoni, in un certo senso. Oggi Eriksen non è nei piani di Conte, ma entrambi sono le carte su cui si basa il progetto Inter della coppia Suning-Marotta. Conte non si dimette, semmai alza l’asticella delle richieste portando all’esonero. Eriksen non chiede la cessione, piuttosto si rimette in gioco per dimostrare il suo valore. A fine stagione il danese ha più chance di essere sacrificato sul mercato in nome delle plusvalenze ma non per arrivare a Vidal, operazione legata ad altre eventuali situazioni (Lautaro Martinez). Oggi però non c’è questo rischio né volontà, anche se è più facile montare il caso. Conte punterà ancora su Eriksen, se si sveglia, solo che bisogna rispettare i tempi giusti. E dipende tutto più dalla testa che dai piedi del danese.

Pubblicato da
Andrea Turano

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