Coronavirus, Italia e quarantena: Milano vuota. Guerra: dai grazie agli sputi
Coronavirus, Italia e quarantena: la Nazione si ferma tra paura, speranze e lotta al Covid-19. L’11 marzo 2020 (qui l’ultimo bollettino) trascorre tra le testimonianze di un sistema sanitario oppresso da numeri sempre troppo alti e i dibattiti politici: si va verso ulteriori restrizioni? I cittadini e l'”Io resto a casa”: Milano si svuota. Eccezioni shock fanno discutere e riflettere
Coronavirus, Italia e quarantena: Milano simbolo dell’emergenza. Il centro pulsante si ferma
Il Coronavirus ha colpito l’Italia, manifestandosi in tutta la sua contagiosità. La Lombardia in ginocchio, la lotta incessante negli ospedali di medici, infermieri, OSS e pazienti. Il devastante silenziarsi del lavoro e della vita. La guerra al Covid-19 sembra, per certi versi, quasi romanzesca: Italia bersagliata nel suo centro pulsante, proprio nella Milano dell’innovazione e della frenesia lavorativa, nel suo giacca, cravatte, cellulari iperattivi e riunioni. Tutto si ferma, perché non c’è data o farmaco sperimentale che possa scalfire l’attualità della quarantena. E’ necessario reinventare le proprie abitudini e modellarle in base alle sue, al Covid-19, alle regole dettate e ribadite, diventate leitmotiv della quarantena dalla sveglia alla nanna. Tra le mura di casa e le strade mai così vuote, nel silenzio spettrale della guerra. Tutto riporta a Milano, alla Lombardia. L’epicentro e il simbolo: quel cuore, quella spinta propulsiva che ora rallenta. Sveglia, metro, ufficio, casa. Non in tempi di Coronavirus: “Io resto a casa!”. Dai decreti alla sua bellezza desolante e vuota: sei tu, Milano, con le tue metro vuote, il simbolo dell’Italia che cambia in quarantena e chiusa in casa per l’emergenza.
Coronavirus: tricolore a due volti. Medici eroi e sputi della vergogna
Il volto della Milano che si svuota da un parte e dall’altro quello degli operatori sanitari che non indietreggiano contro i numeri allarmanti dei contagi. Il Coronavirus non ha pietà: attacca e infetta in massa, +1300, +1500 o +2000 che sia. Non solo decine, centinaia o migliaia. Persone: nonni, zii e genitori in terapia intensiva, guariti o deceduti in solitudine e in webcam per un ultimo saluto. Le strade sono vuote, gli ospedali diventano teatro di guerra. I letti non bastano, le mascherine sono arrivate, i respiratori da ordinare e le sale triage sempre strette. Le mani e i cervelli curanti sempre pochi. Agghiaccianti le immagini di medici e infermieri: la guerra è tutta loro. E dei malati, ovviamente. Grazie a voi che non volete essere chiamati eroi, ma lo siete.
L’Italia ai tempi del Coronavirus impara a fermarsi e sa dire “Grazie”, ma si riscopre spezzata. Non dalla polmonite interstiziale bilaterale, ma dai suoi due stessi volti. La quarantena e le denunce, i grazie e gli sputi. Alcuni episodi inorridiscono. Napoli – Ospedale “Cotugno”: uomo sputa su due sanitari per punirli, non voleva aspettare il suo turno. Non è questo il tempo dei moralismi o delle dita puntate, ma stringiamoci – metaforicamente – e condanniamo episodi del genere. Per ripartire dalla quarantena e tornare allo splendore sanitario e morale. Italia, è un dovere discuterne senza spezzarsi, riflettere senza litigare. Aiutamoci a uscirne: restiamo a casa, contribuendo alla sconfitta del virus. Aiutiamo, se possiamo, chi lotta contro il contagio e l’operato delle istituzioni. Coronavirus, è solo l’inizio: andrà tutto bene.