Conte si è ripreso la “sua” Inter sacrificando Eriksen sull’altare di Suning
Conte sta spiazzando la critica, tra chi deve fare mea culpa per gli aspetti tecnici e chi non gli risparmia nulla per quelli morali. Il co-protagonista con la maglia nerazzurra è Eriksen, il cui futuro all’Inter non solo sembra segnato ma appare già deciso. E adesso anche Suning è costretta ad accettare questa situazione
PROGETTO DI NUOVO “CONDIVISO” – C’è stato un periodo, non troppo lontano, in cui l’Inter è stata completamente nelle mani della proprietà. Poi una serie di eventi ha stravolto tutto. In meglio, in peggio. Dipende dai punti di vista. Aver messo il progetto economico davanti a quello sportivo non è mai andato giù a chi è stato chiamato per rendere vincente il secondo. L’allenatore Antonio Conte, scelto dall’Amministratore Delegato Sport Beppe Marotta quando ne aveva facoltà. Il Coronavirus ha cambiato le carte in tavola e di conseguenza le priorità della proprietà. Legittimo. Dopo qualche dialogo e scontro verbale, pur continuando ognuno ad andare nella propria direzione, la situazione in casa nerazzurra sta andando dove dovrebbe. Senza bastoni tra le ruote. La rinnovata fiducia in Conte da parte del Presidente Steven Zhang è stata ripagata, nelle ultime settimane, con un’inversione di marcia dal punto di vista tecnico-tattico. Conte ha ripreso in mano l’area di sua competenza e, per farlo, ha deciso di far capire chi comanda. Terminato il teatrino del “percorso”, si può tornare a parlare di “progetto”. Come previsto, tra l’altro (vedi editoriale).
CASO NON PIÙ “MEDIATICO” – Il passo falso della società a gennaio 2020, con l’arrivo della “stella” Christian Eriksen che non era nei piani di Conte (vedi editoriale), è stato uno dei motivi di dissapore tra le parti. Dopo il tentativo di gestione pre e post-lockdown, Conte ha messo da parte il centrocampista danese. Ma l’Inter, attraverso la proprietà Suning, ha continuato a tenerlo al centro del proprio progetto commerciale. Legittimo anche questo, visto l’ingaggio percepito e l’investimento fatto. Qualcosa si è rotto successivamente. In maniera definitiva. Marotta è stato costretto a ufficializzare il “caso Eriksen” pubblicamente. Da settimane l’ex Tottenham è sul mercato (o forse già ceduto, chissà). Per decisione comune. L’epilogo è stato deciso da tutti i soggetti coinvolti nella vicenda, bisogna solo aspettare l’apertura del mercato di gennaio. Solo non si capisce perché Conte, pur non puntando sulle prestazioni sportive di Eriksen, continui a metterlo in campo nei minuti finali a mo’ di umiliazione. Motivi contrattuali? Non sembra. Punizione esemplare? Sarebbe ridicolo a certi livelli. Nulla di nuovo o sconvolgente, comunque (vedi focus). Resta l’enorme problema finanziario causato da questa gestione, perché l’Inter ha bruciato l’investimento fatto su Eriksen, che rappresenta(va) l’asset economico e commerciale più importante per Suning. Non è solo calcio.
FINE STRATEGIA DI “GUERRA” – La speranza è che questo teatrino finisca quanto prima, per il bene di tutti. In particolare per il bene dell’ambiente nerazzurro, squadra e tifosi. Eriksen sicuramente ha sbagliato. Parlando troppo (e male) in Danimarca. Conte ha tutte le buone motivazioni per non schierarlo titolare né farlo subentrare. Anzi, toccherebbe alla società multare il centrocampista danese per le uscite fuori luogo dal ritiro della Nazionale Danese. Si allena male ad Appiano Gentile? Altra situazione da verificare, ma motivazione che giustificherebbe l’esclusione decisa da Conte nel progetto Inter. Ma un conto è non farlo giocare, un altro farlo entrare a partita finita per sommare altri secondi “giocati” a quelli di inizio stagione. Allora è giusto pensare a un altro scenario, molto più strategico e anche questo nella facoltà dell’allenatore. Conte sta facendo scudo sfruttando la mediaticità del “caso Eriksen” per distogliere l’attenzione dal lavoro fatto sul gruppo Inter in questa delicata fase della stagione pre-natalizia (e pre-mercato). Ad Appiano Gentile tutti sanno cosa succederà tra qualche settimana con Eriksen e se l’allenatore dichiara di fare scelte “solo per il bene dell’Inter” bisogna credergli. Probabilmente anche il centrocampista danese, seppur seccato da questa situazione (piuttosto preferirebbe non essere convocato), ha accettato il triste epilogo prima dell’addio. Un modus operandi, quello dell’allenatore nerazzurro, che non lascia nulla al caso: Conte si è ripreso l’Inter e ha in pugno la proprietà Suning. Le prossime operazioni di mercato dovranno essere solo tecniche, non commerciali. E condivise.