Editoriali

Conte, rivoluzione Inter completata! Gli obiettivi del nuovo corso Marotta

Conte affronta la pausa per le Nazionali con 6 punti in saccoccia nelle prime due partite di campionato della sua avventura all’Inter: il tecnico nerazzurro, a Milano da poco più di 3 mesi, ha già impresso il suo timbro sul pianeta interista con una rivoluzione di tipo tecnico-tattico e una di tipo mentale-disciplinare (QUI le linee guida di fine maggio) coadiuvato da Marotta. Il nuovo corso della squadra di Suning ora è pronto a partire con chiarezza di idee e di obiettivi

RIVOLUZIONE CONTE SU BASE SPALLETTIInterLecce 4-0, Cagliari-Inter 1-2. Positivo l’avvio di Antonio Conte sulla panchina nerazzurra, un avvio a punteggio pieno prima della sosta Nazionali che certifica ulteriormente la bontà di un percorso di crescita che sarà lungo e tortuoso. Il tecnico leccese, scelto da Beppe Marotta – in carica come AD Sport interista da dicembre, quando ha iniziato a programmare la sua idea di Inter – per apportare un cambio di marcia immediato nel mondo nerazzurro, è assoluto garante del nuovo corso dell’era Suning e come tale ha da subito inciso sulle scelte in ambito tecnico. Conte, in sede di trattativa con il club nerazzurro, ha chiesto e ottenuto garanzie di una gestione manageriale dell’Inter: ecco il perché degli sforzi profusi per arrivare a Romelu Lukaku e della conferma della linea dura verso Mauro Icardi e Radja Nainggolan, indiscutibilmente i migliori giocatori dell’Inter fino a un anno fa ma autori di comportamenti inaccettabili per un gruppo sano, unito e che punti finalmente a tornare in albo d’oro. Marotta, al primo vero anno della sua Inter, ha optato per fare piazza pulita dei cardini di uno spogliatoio che non è mai riuscito ad andare oltre il quarto posto sudato: chi meglio di Conte per fare quadrato e attirare a Milano giocatori di livello per rimpiazzarli? Il predecessore dell’ex tecnico del Chelsea, Luciano Spalletti, ha ottenuto il massimo dal precedente gruppo soprattutto considerando i problemi extra campo emersi nella scorsa stagione: per questo motivo Conte non si è ritrovato a dover ripartire dalle stesse macerie che l’allenatore toscano aveva trovato nel giugno del 2017, anche grazie allo status superiore cui è approdata la società nerazzurra negli ultimi due anni. Da qui, la rivoluzione “ragionata” – perché per i suddetti motivi non è propriamente corretto parlare di “anno zero” -: nuovo modulo fondato sulla solidità difensiva ricostruita da Spalletti ed epurazione di chiunque abbia manifestato segni di insofferenza (Ivan Perisic a gennaio) e di scarsa professionalità tali da mettere a repentaglio i risultati sportivi della squadra. Diego Godin, Cristiano Biraghi, Stefano Sensi, Nicolò Barella, Valentino Lazaro, Alexis Sanchez e Romelu Lukaku per un totale di 7 volti nuovi (più Alessandro Bastoni e Lucien Agoumé); Icardi, Perisic, Nainggolan, Joao Miranda, Cedric Soares, Joao Mario e Keita Baldé (più Sime Vrsaljko) per un totale di altrettanti addii. Questi i numeri della rivoluzione targata Marotta-Conte. Il quale Conte ha immediatamente provveduto a virare dal 4-2-3-1 di Spalletti al 3-5-2 che lo ha contraddistinto soprattutto alla Juventus e nella Nazionale Italiana: proprio questo è il sistema di gioco, a detta dello stesso Conte, che più valorizza le caratteristiche dei giocatori nerazzurri (capacità delle mezzali di inserirsi in area di rigore in primis). Il passaggio di consegne Spalletti-Conte porta con sé, quindi, una rivoluzione basata sul biennio di ricostruzione servito a riportare l’Inter in Champions League per due anni consecutivi dopo 6 stagioni da incubo caratterizzate da cambi di proprietà ed errori di valutazione dell’area tecnica. Conte, così, “ringrazia” Spalletti per la base lasciatagli in eredità e ne assorbe i punti di forza per portare l’Inter sul suo binario. Binario che vede la formazione nerazzurra intraprendere la strada della difesa a tre, degli esterni a tutta fascia, delle mezzali d’inserimento e del ritorno alle due punte (finalmente il mercato ha portato in dote una seconda punta tecnica, veloce e prolifica come Sanchez chiamato al riscatto dopo la parentesi da dimenticare al Manchester United) con una pluralità di obiettivi da perseguire: far crescere quel famoso 1% di chance di vittoria finale progressivamente di partita in partita, sviluppare una mentalità vincente e far sì che i tre punti ottenuti da grande squadra – come si suol dire, intendendo punti pesanti su campi difficili nonostante prestazioni non brillanti – in quel di Cagliari siano una costante e non un’eccezione.

OBIETTIVI: SI ALZA L’ASTICELLA – A proposito di obiettivi, all’entusiasmo del nuovo corso Inter targato Conte e Marotta corrispondono obiettivi aziendali e sportivi minimi superiori a quelli dell’ultima stagione. L’anno scorso si chiedeva a Spalletti di consolidare il quarto posto possibilmente centrando il terzo senza mai mettere in discussione la qualificazione in Champions, disputarne un girone dignitoso ottenendo il secondo posto o arrivare ai quarti di finale di Europa League in caso di terzo posto e raggiungere la finale di Coppa Italia. Quest’anno, senza porre lo sguardo troppo in là e sposando in toto la filosofia cholista del partido a partido, si parte con l’idea di blindare indiscutibilmente il gradino più basso del podio mettendosi nelle condizioni ideali per anteporsi al Napoli e tentarle tutte per insidiare la Juve – che, nonostante qualche problema gestionale e strategico sul mercato piuttosto insolito per la storia recente bianconera, non si può non considerare favorita indiscussa al titolo solo per la rosa in sé -, superare il girone di Champions o in alternativa arrivare in fondo in Europa League per poi approdare alla finale di Coppa Italia e alzarla al cielo per iniziare a rispolverare la bacheca nerazzurra intatta dal maggio del 2011.

L’ANNO (1) DEL RITORNO ALLO STATUS QUO – Insomma, con l’uscita dell’Inter dal Settlement Agreement UEFA e il contemporaneo e continuo aumento dei ricavi, è lecito attendersi che a prescindere dall’esito finale dell’anno 1 di Conte questa sia la stagione del ritorno ai vertici in Italia e di un rinnovato appeal a livello internazionale. Poi si tireranno le somme e si tornerà al tavolo di programmazione per quanto riguarda la stagione 2020-2021, quella che vedrà la società nerazzurra investire in maniera mirata nei ruoli chiave in cui sarà mancato qualcosa nel corso della prima stagione “contiana”. Prima di fare ciò, però, si butterà un occhio anche alle notizie che arriveranno da Parigi, Monaco di Baviera e Mosca: una stagione positiva di Icardi al Paris Saint-Germain, Perisic al Bayern e Joao Mario alla Lokomotiv può infatti valere un tesoretto di diritti di riscatto da ben 100 milioni di euro da reinvestire con un occhio al bilancio che dovrà tenere conto delle spese già impegnate quest’anno (Sensi e Barella su tutti). Per garantire a Conte ciò che gli è stato promesso fin dai primi dialoghi avviati in primavera, cioè un triennio insieme con la comune volontà di riportare l’Inter a sollevare trofei.

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