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Conte ritrova l’Inter senza piano B nel tentativo di ridurre il gap in Serie A

I calcoli sono stati fatti all’esterno prima ancora che il calcio italiano ripartisse. La Coppa Italia ha anticipato quelle che saranno le difficoltà da affrontare nelle prossime settimane, mesi (due) per l’Inter di Conte in caso di passaggio del turno in Europa League. La Serie A riparte tra gli acciacchi e c’è bisogno di cambiare anzitempo strategia

SERIE A 2.0(20) – Domani riparte finalmente la Serie A dopo il flop Coppa Italia in termini di gol e spettacolo. Scenario diverso da quello a cui siamo stati abituati per anni. Surreale è dir poco. Non bastano gli stadi vuoti o – peggio – animati virtualmente. I nuovi orari (pronti per il posticipo delle 21.45?) e le nuove regole (le cinque sostituzioni “strategiche”) faranno da contorno a un’estate di calcio non estivo. Niente Europei né Mondiali o Olimpiadi. Ma nemmeno ritiri pre-campionato con amichevoli di lusso. Si scende in campo per finire forzatamente ciò che è stato iniziato ad agosto 2019 e stoppato altrettanto forzatamente a marzo 2020. L’Inter ripartirà addirittura dal recupero di fine febbraio contro la Sampdoria, sebbene il campionato sia andato avanti per un’altra giornata senza ancora aver capito il perché. E a rendere tutto più strano ci penserà il mercato, chiuso ma aperto. C’è chi annuncia acquisti che diventeranno tali solo da settembre, chi saluta anzitempo giocatori in scadenza. E poi c’è chi è in bilico, tra un prestito da prolungare rispetto al 30 giugno attuale e una clausola rescissoria con scadenza fissata a inizio luglio. Tutto in divenire.

RIPARTENZA SOFT – Per settimane l’Italia è stata divisa in due fazioni. Chi voleva ripartire assolutamente, disinteressandosi dei problemi (salutari, economici, legali, organizzativi, strutturali e via dicendo). E chi voleva bloccare tutto definitivamente, disinteressandosi degli stessi problemi eccetto quelli legati al Covid-19. Alla fine hanno avuto ragione i primi, soprattutto dopo l’OK all’adozione della cosiddetta “quarantena soft”. Ma i problemi non sono finiti qui. Prima della ripartenza sono già molti i calciatori che si sono fermati per noie muscolari. Chiamiamole così, perché la parola “infortunio” per chi non gioca da oltre tre mesi è troppo aleatoria. Chi si è bloccato prima di riprendere avrà sicuramente sbagliato qualcosa nella conduzione degli allenamenti individuali durante il lockdown. Una polemica che oggi è meglio evitare, in attesa di risposte sul campo. Sta di fatto che lo scenario presentato inizialmente – “una partita ogni tre giorni, servirà la rosa lunga con due formazioni titolari” – viene subito meno. Il problema è di tutti, sia le squadre già scese in pista per la Coppa Italia sia quelle che da circa un mese scaldano i motori dopo il prolungato periodo ai box. Sarà una lenta ripartenza, pur non potendo tralasciare i dettagli.

ROSA RIDOTTA – Sono dettagli quelli che mettono l’Inter nella condizione di tornare in campo con una formazione titolare teoricamente già rodata una settimana prima a Napoli. Ma sono dettagli anche quelli che costringono Antonio Conte a considerare solo quegli undici giocatori. Contro il Napoli ne mancavano quattro (Diego Godin, Danilo D’Ambrosio, Matias Vecino e Lucien Agoumé). In vista della Sampdoria si è già fermato Stefano Sensi, che sarà indisponibile al pari di Daniele Padelli (squalificato), tra l’altro in scadenza. In scadenza come i “vecchietti” Tommaso Berni e Borja Valero, quest’ultimo chiamato in emergenza a un vero e proprio gesto di rara professionalità. Ancora da sbrogliare le situazioni contrattuali che riguardano Cristiano Biraghi (Fiorentina), Victor Moses (Chelsea) e Alexis Sanchez (Manchester United), pedine preziose da sfruttare prolungandone la permanenza fino a fine stagione. Atteso dopo lunghissimo stop Kwadwo Asamoah, che non tocca il campo da sei mesi e mezzo, e non gioca 90′ da otto e mezzo. Come facilmente intuibile, pesa non poco la questione Lautaro Martinez che, in caso di pagamento della clausola rescissoria (111 milioni di euro) da parte del Barcellona, potrebbe addirittura lasciare Milano anzitempo, ovvero nel giro di nemmeno venti giorni. Scenario paradossale, poco credibile oggi, ma di cui bisogna tenere conto. Come del classe 2002 Sebastiano Esposito ultimamente, causa rinnovo e cambio agente, visto più sui giornali che in campo. Due punte da recuperare.

PIANO B – Non può essere calcio estivo, eppure tutto va in quella direzione. Se Conte si presenta ad Appiano Gentile per fare la conta, i presenti – abili e arruolabili dal 1′ – sono esclusivamente quelli schierati a Napoli. Samir Handanovic in porta. Milan Skriniar e Alessandro Bastoni in difesa con Stefan de Vrij, uscito affaticato in favore di Andrea Ranocchia ma recuperato per domenica. Antonio Candreva e Ashley Young sulle fasce. Nicolò Barella, Marcelo Brozovic e Christian Eriksen a centrocampo, dove finalmente può tornare in lizza Roberto Gagliardini. La certezza in attacco si chiama Romelu Lukaku, intorno a cui ruoteranno le punte sopracitate. Salvo altre defezioni, questa è e sarà l’Inter A delle prime uscite. Nessun esperimento per Conte, che non avrà due formazioni da ruotare ogni tre giorni. Non si sa nemmeno se potrà sfruttare al meglio tutti e cinque i cambi a disposizione, sarebbe già una notizia utilizzare con continuità il pacchetto di sedici giocatori. Sperando non ci siano notizie avverse dal 1° luglio, perché con questa rosa ridotta bisogna prima ridurre il gap in Serie A (obiettivo filotto di vittorie) e poi tentare l’assalto alla UEFA Europa League di agosto. Impossibile fare calcoli ora, in campo sempre e solo l’Inter migliore. Quella che prevede Eriksen titolare come riferimento tecnico-tattico per il gioco offensivo, a prescindere dal modulo e dalla disponibilità o meno di Sensi. Conte lo sa e lo sapeva già prima di Napoli. È arrivato il momento di tentare il tutto per tutto: non esiste più il piano B né il trofeo “paracadute” già in bacheca, si va in campo per lottare (alla pari) con tutti.

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