Conte, Marotta, Zhang. Fermi tutti: è lo scudetto degli interisti. Poi dell’Inter
Conte e Marotta hanno vinto il loro primo scudetto con l’Inter, dopo quelli alla Juventus. Zhang con Suning è il primo straniero sul tetto dell’Italia calcistica. Lukaku è il bomber che vince le partite da solo. E via dicendo. Il gioco delle etichette e dei titoli è già iniziato ma vale la pena fermarsi un attimo e omaggiare i veri eroi di questo diciannovesimo titolo: gli interisti
TUTTI SUL CARRO – Da ore, giorni, settimane – forse mesi – si parla dei meriti della vittoria tricolore e della loro suddivisione. Oggi possiamo dirlo: l’Inter ha vinto lo Scudetto numero 19 della sua storia! E tutti gli interisti sono (nuovamente) Campioni d’Italia, giusto. Ma per la suddivisione dei beni, in questo caso dei meriti, non c’è molto tempo da perdere. Anzi, è addirittura inutile indicare chi ha più meriti e perché. È lo scudetto degli interisti, intesi come tifosi. Tifosi in campo, in panchina, in tribuna e anche a distanza. Da casa, in trasferta. Ovunque. Non ce ne vogliano Antonio Conte, Beppe Marotta e Steven Zhang come simboli del trionfo. Né Samir Handanovic, Alessandro Antonello e Zhang Jindong. E neppure Romelu Lukaku, Piero Ausilio e tutta Suning. Nemmeno Andrea Ranocchia, Lele Oriali e Javier Zanetti. Potremmo continuare così fino a nominare giardinieri, magazzinieri e persone – stimate – a caso che oggi possono dire di essere dipendenti della squadra campione d’Italia. Tutti sullo stesso carro nerazzurro, consapevoli di aver fatto il proprio meglio per l’Inter, come veri tifosi. Questo è lo scudetto di tutti gli interisti, senza distinzione di compiti e ruoli, importanza e stipendio. Punto.
L’INTER AGLI INTERISTI – E c’è chi non ha bisogno di un ruolo specifico per esultare in quanto tifoso interista. Dopo oltre un decennio di buio, aggravato dalla sconfitta beffarda di Colonia, questo scudetto è solo una boccata di ossigeno meritata dopo troppe cose indigeribili. Dal 22 maggio 2010 è passato tutto in sordina. Ogni errore, ogni fallimento, ogni tentativo di auto-distruzione. Ma i tifosi interisti sono sempre stati al fianco della squadra, del management, della società, delle diverse proprietà. Ogni anno poteva essere buono per fare tabula rasa, invece è stato solo un continuo anno zero. Questo scudetto, che paradossalmente arriva nell’anno zero del calcio post-Coronavirus, è solo un rimborso tardivo per tutti i passi falsi degli ultimi anni. Un arco di tempo troppo lungo e distante dalla storia nerazzurra. Non è il giorno delle critiche, è il giorno della festa. E oggi la festa è solo interista. Si è letto e sentito di tutto nell’ultimo periodo. E invece non ci sono ex juventini che hanno cambiato DNA rinnegando il passato né imprenditori, mercenari e sciacalli che si sono vestiti di nerazzurro per poter unirsi alla festa. È lo scudetto di tutti gli interisti. Poi (anche) dell’Inter, che dal 9 marzo 1908 al 2 maggio 2021 ha visto cambiare praticamente tutto, senza farsi mancare nulla, nel bene e nel male. Tutto tranne i suoi tifosi, sempre di più e fin troppo fedeli all’unica e sola fede interista. Auguri, Campioni d’Italia! #IM19