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Conte ha sposato il percorso Suning, dopo la sosta tocca al progetto Inter

Conte all’Inter è sotto attacco mediatico praticamente dal primo giorno e la prima stagione a Milano senza trofei non ha aiutato. La “protezione” nerazzurra è mancata a più riprese e, dopo i due pesanti sfoghi (Bergamo e Colonia), il punto d’incontro estivo in realtà è andato in due direzioni opposte che potrebbero convergere solo a fine stagione. Adesso bisogna iniziare a distinguere il punto di partenza e quello di arrivo, dopo il brutto risveglio finanziario che ha colpito Suning e tutte le altre proprietà attive nel calcio business. Non c’è solo una stagione da salvare, ma un intero progetto economico-sportivo

CAMBIO ROTTA – L’inizio di stagione dell’Inter è stato caratterizzato da un finale turbolento. Vuoi per la delusione causata dalla beffarda sconfitta di Colonia, dove è sfumato il primo trofeo dall’ormai dimenticato 2011. Per di più internazionale. Vuoi soprattutto per l’incontro di “Villa Bellini”, reso necessario più a livello mediatico che ambientale. È il 25 agosto 2020. L’Inter riparte in ritardo rispetto alle altre proprio a causa dell’estate tedesca, ma non aver vinto l’Europa League accentua la divergenza di vedute tra proprietà, dirigenza e allenatore. Bisogna tornare indietro di qualche mese, però. Riavvolgendo il nastro dell’ultimo abbondante anno nerazzurro, Antonio Conte arriva ad Appiano Gentile il 31 maggio. Voluto fortemente da Beppe Marotta, a cui Suning ha affidato il progetto sportivo. Fin qui tutto bene, almeno nel primo mese di “non calcio”. Appena viene aperta la finestra estiva di calciomercato, qualcosa inizia a scricchiolare rispetto alle previsioni. Sono due mesi pesanti per tutti, ma alla fine, grazie al costosissimo “regalo” Romelu Lukaku, Conte non può lamentarsi. Avvio sprint e bla bla bla, le cose in campo vanno più che bene (Champions League esclusa…). Si arriva a gennaio. Il “caso” Christian Eriksen lo abbiamo provato a spiegare esattamente quattro mesi con l’ambientazione culinaria (vedi editoriale). Poi si blocca tutto. Lo scoppio della pandemia da Coronavirus stravolge gli obiettivi di tutti, compresi quelli dell’Inter. Si torna in campo solo per limitare i danni. E pazienza se falliscono gli appuntamenti con Coppa Italia, Serie A e – appunto – Europa League. Ma qualcosa si è rotto lungo il tragitto nerazzurro comune.

NUOVA LINEA – È il 25 agosto 2020, dicevamo. L’incontro tra le parti viene ufficializzato da un comunicato tanto inutile quanto liberatorio: “Conte e l’Inter avanti insieme”, il riassunto. Ma sarebbe stato così a prescindere da “Villa Bellini”, visto il contratto dell’allenatore in scadenza solo il 30 giugno 2022. Le cifre si conoscono. Alte. Zero margini di dimissioni, ancor meno di esonero o transazione con buonuscita. Conte è vincolato contrattualmente con l’Inter, che a sua volta è vincolata economicamente anche con Luciano Spalletti fino al 30 giugno 2021. Ed entrambi gli staff tecnici. C’è poco da aggiungere. C’è solo da lavorare. Ed è ciò che viene fatto nel mese successivo. L’Inter torna sul mercato e poi in campo. Non è più l’Inter di Colonia. E nemmeno l’Inter di Conte. È l’Inter di Suning. L’incontro estivo è servito a mettere in chiaro sia i ruoli sia – soprattutto – gli obiettivi stagionali. Conte allena e chiede qualche ciliegina, ma Suning non ha torte da confezionare. È iniziata un’altra era, quella del calcio post-Coronavirus. Il Covid-19 spazza via ogni ambizioso sogno di vittoria immediata. Se arriva, bene. Se non arriva, pazienza. Come a Colonia. L’Inter, come tutte le altre protagoniste del calcio business, è chiamata a rientrare da una serie di debiti conoscendo già gran parte dei mancati ricavi del calcio a porte chiuse. Il Centro Sportivo Suning diventa il quartier generale nerazzurro, San Siro è solo la “cattedrale nel deserto” in cui far presenza forzatamente. Il calcio passa in secondo piano. Giustamente (business a parte).

PERCORSO ≠ PROGETTO – Il progetto Suning prevede(va?) il ritorno dell’Inter nella Top 10 europea a livello di fatturato. Di vittorie – a oggi – neanche l’ombra. E infatti a “Villa Bellini” si è deciso che l’Inter di Conte non deve necessariamente vincere, ma “solo” provarci. Tutto ciò che arriva – se arriverà – sarà una piacevole sorpresa. Il triennio Conte nel 2019 era stato pianificato diversamente. Solo che in tempi di Covid-19 la pianificazione pluriennale è saltata. Ed è saltata soprattutto la programmazione annuale, non più mirata a “migliorare i risultati sportivi dell’ultima stagione” (dal secondo posto in Serie A allo scudetto, ad esempio) bensì a “non peggiorare i risultati finanziari dell’ultimo bilancio” (da dettagliare prossimamente). Il progetto Inter rallenta. Forse non si arresta, ma ci sono troppe cose da mettere a posto prima di dichiarare la ripartenza. Conte lo ha accettato e rimarca continuamente l’avanzare positivo del “percorso”, che c’entra zero con il “progetto”. Il primo serve a Suning per temporeggiare in attesa di chissà quale scossone. Il secondo è quello di cui necessita l’Inter per tornare alla vittoria. Il percorso interessa a una società che non può più seguire la pianificazione fatta anni prima a causa di una situazione di straordinaria emergenza. E allora si va avanti per inerzia, perché il danno è stato fatto e ora bisogna contrastare il fallimento. L’auto-finanziamento non è una novità, ma la morte ufficiale del mecenatismo sì. Eppure è palese a tutti che non si possa continuare così. Dopo la sosta c’è urgenza di rimettere al primo posto il progetto: i soldi di Suning – sia intesi come spese (calciomercato e stipendi vari) sia come ricavi (premi UEFA e sponsor) – non devono condizionare il lavoro sul campo. All’in-esonerabile Conte il compito di riprendere in mano la situazione tecnico-tattica dell’Inter.

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