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Conte ha ragione, Inter inadeguata. Conte ha torto, modi e tempi sbagliati

Conte stavolta l’ha fatta davvero grossa. In un modo o nell’altro. Dal triplice fischio finale di Borussia Dortmund-Inter non si fa che parlare delle sue dichiarazioni. Bene o male, l’importante è che ne parli no? I critici non aspettavano altro. Va però contestualizzato lo sfogo davanti alla telecamere, perché non bisogna credere che l’ambiente nerazzurro sia stato preso in contropiede dal suo tecnico. Che ha tante ragioni quanti torti

LE DUE FACCE DI CONTE – Uno, nessuno e centomila. Luigi Pirandello. Una sconfitta, nessun punto e centomila sfoghi. Antonio Conte. Di romanzo c’è poco, di dramma tutto. Sportivo in questo caso, la letteratura lasciamola da parte. La trasferta di Dortmund ha lasciato l’amaro in bocca prima ai tifosi interisti, poi a tutti i giocatori nerazzurri. Chiamati in causa e non. Le dichiarazioni di Conte dopo il 3-2 del “Signal Iduna Park” (vedi articoli #1, #2 e #3) sono indirizzate un po’ a tutti quelli che hanno a che fare con l’Inter di questa stagione. La prestazione double face al “Westfalenstadion” non può soddisfare Conte, ma nello 0-2 che diventa 3-2 in un tempo le colpe sono di tutti. Ed è proprio il collettivo quello che vuole colpire Conte, partendo da se stesso fino ad arrivare ai giocatori, passando ovviamente per proprietà e dirigenza. Tutti colpevoli, tutti infastiditi. Conte più di tutti, infatti ci mette la faccia. Una delle due, quella “cattiva”. Che è poi quella che si becca le critiche nell’immediato post-partita, il giorno dopo e nei giorni a venire. Ma c’è anche l’altra.

LE RAGIONI – Le parole di Conte sono state recepite male da chi ha voluto montare un caso sul malcontento del tecnico interista. Un malcontento noto, però. L’insoddisfazione di Conte per la rosa dell’Inter, una volta chiuso il mercato, non stupisce né i dirigenti né i giocatori stessi. Lo abbiamo detto a più riprese e non dobbiamo certo tirarci indietro ora: l’Inter finora ha ottenuto più punti di quelli pronosticabili esclusivamente per merito di Conte, che ha fatto miracoli con una rosa non all’altezza della situazione. Dalla panchina nessuno può essere utile, se non per tamponare assenze più o meno gravi. La profondità della rosa è coerente con le liste consegnate, ma Conte non ha alternative credibili ai suoi undici-dodici titolari. E quando un terzo di essi è fuori per infortunio, la situazione diventa ancora più imbarazzante. Perché Conte per ora sta allenando “fantasmi” come Borja Valero e Federico Dimarco che nemmeno vede, li porta in panchina giusto per non presentarsi con tre cambi annunciati a partita in corso. Se l’Inter vuole quantomeno provare a lottare per qualcosa, consapevole del doppio-triplo impegno stagionale tra Italia ed Europa, deve correggere il tiro a gennaio. Quando potrebbe essere già tardi e rischioso fare mercato adeguato.

I TORTI – Non tutto ciò che dice Conte, però, è oro. Perché i contenuti sono ampiamente condivisibili, i modi e i tempi meno. Così come osservato nell’analisi tattica di Borussia Dortmund-Inter (vedi articolo), le modalità nella lettura della partita e le tempistiche dei cambi stonano con il livello apportato da Conte sulla panchina dell’Inter. Perché oggi Conte è la stella dell’Inter, proprio come José Mourinho dieci anni fa, ma i problemi legati alla squadra bisogna risolverli gradualmente. Novembre non è mese per parlare di mercato, quello andrà discusso privatamente per poi accogliere novità a gennaio. E sparare a zero su giocatori, dirigenti e proprietari non risolve il problema nell’immediato. Citare Nicolò Barella e Stefano Sensi per sottolineare l’inadeguatezza (in termini di esperienza…) della rosa dell’Inter è un passo falso anche se il concetto di per sé è veritiero: Conte non dice il falso, ma sbaglia solo le parole e l’occasione. Facile farlo dopo una brutta sconfitta europea in rimonta dove le principali colpe sono proprio dell’allenatore, più difficile dopo una vittoria in campionato, magari decisa proprio da uno dei due inesperti centrocampisti arrivati da Cagliari e Sassuolo. Leggerezza non da top manager. Così dalla ragione si passa al torto.

RESETTARE PER RIPARTIRE – Lo sfogo di Conte ha ottenuto un duplice effetto. Il primo, quello automatico: si parla solo di questo, nel bene e (soprattutto) nel male. Il secondo, quello cercato: non si parla di calcio, né tattica né tecnica. In pratica Conte è andato a segno attirando addosso a sé tutte le attenzioni mediatiche. E con esse anche le attenzioni dei suoi superiori, perché da oggi e per i prossimi giorni Suning nella persona del Presidente Steven Zhang e la dirigenza rappresentata da Beppe Marotta e Piero Ausilio avranno di che discutere con Conte. Non solo per l’ingaggio da 12 milioni di euro netti garantiti dalla famiglia Zhang. Marotta ha voluto fortemente Conte a Milano, conoscendone pregi e difetti. Sa come gestirlo in questa fase, dopo la sfuriata a caldo. Ma sa anche anche che deve preparare il terreno per gennaio. E sul tema mercato entra in gioco anche Ausilio, chiamato a cedere gli indesiderati (quindi non solo Gabigol, plusvalenza invernale annunciata…) per poter acquistare profili utili all’Inter di Conte. Probabilmente uno per reparto e presentabili a livello internazionale. Un colpo alla “Mou” per Conte, nuovo one man show interista. E la voglia di vincere subito è la medesima, anche senza avere la rosa adeguata. Dopo Borussia Dortumund-Inter, però, bisogna mettere un po’ di ordine: Conte chiarisca in privato con la società tutti i suoi malesseri, la rosa dell’Inter e la tifoseria nerazzurra sono con lui.

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